Danny Boodmann T.D. Lemon Novecento: un palco, un gioco di luci, un narratore e un pianista abilissimo. Pochi ingredienti hanno creato la ricetta ideale
Ribelle quanto basta amo gli animali e in particolare i gatti. Inseguo sempre i miei sogni come quello di scrivere e da sempre racconto storie spesso e volentieri di mici e micie.
"Ho sfilato la vita dai miei desideri", Danny Boodmann T.D. Lemon Novecento. E la sua strana, struggente, assurda storia.
Un palco. Un gioco di luci. Un narratore. Un pianista abilissimo. Pochi ingredienti hanno creato la ricetta ideale, per coinvolgere e commuovere chi ascolta.
E il tempo è volato, come per magia. Mario Cagol, alias Tim Tooney. Al teatro di Villazzano, con la regia di Mirko Corradini, ci ha raccontato con consumata e genuina spontaneità la vicenda di Novecento, dal quale, a suo tempo, è stato tratta la riduzione cinematografica "La leggenda del pianista sull'oceano" di Giuseppe Tornatore, del 1998. È in origine un monologo teatrale scritto da Alessandro Baricco, pubblicato da Feltrinelli nel 1994.
Quanto di più mi ha colpito di Novecento è stata proprio la naturalezza. L'abilità del narratore di essere vero. Per un periodo della mia vita ho fatto un po' di teatro a livello assolutamente amatoriale e il dogma assoluto di ogni attore è di non essere, licenza poetica permettendo recitoso.
E' davvero difficile riuscirci, svellere dalla propria interpretazione la voglia impellente di recitare, ed è anche molto complesso spiegare questo concetto. Un bravo attore deve essere assolutamente naturale, e il suo regista lo deve guidare a riuscirci. Questa è l'essenza stessa del teatro.
Sembrare reali, autentici, come se si stesse vivendo davvero quello che si sta recitando. E loro ci sono riusciti. Hanno centrato il bersaglio. Non voglio entrare come di consueto nel cuore della storia. A parer mio, anche se in questo caso la vicenda è molto, davvero molto conosciuta. Chi va a vedere uno spettacolo deve andarci ignaro, come un bimbo che per la prima volta gusta il gelato.
Quale narratore, Cagol racconta la singolare storia di Novecento, metafora assoluta della paura di vivere la vita, passando con disinvoltura da un personaggio a un altro. A volte ridendo, a volte piangendo, spesso con ironia pungente e bel calibrata. E tu queste persone le vedi passare sul palcoscenico, attraverso il suo racconto, come se fossero reali , una dopo l'altra, e sei calato d'emblée nell'atmosfera del 1930, sul ponte del transatlantico Virginian.
E guardi l'oceano. E pensi che la vita è difficile. Spesso davvero, davvero tanto. E il pianoforte, insieme a colui che lo suona dal vivo con abilità estrema, (Luca Schinai, Michael Strom che si alternano e spariscono nel buio), sembra essere uno degli interpreti, tanto è azzeccata la consecutio temporum degli avvenimenti dea storia, che si susseguono frenetici e pieni di vita, di colore.
Le luci sono un complemento essenziale di tutto lo spettacolo. Le ombre si sovrappongono, giocano a nascondino con le note del jazz..in un sincrono perfetto. Uno spettacolo singolare, da assaporare, da gustare.
Andrà in giro parecchio, con molte date nei paesi del Trentino fra pochi giorni a Pergine e avrà sicuramente un grande seguito di pubblico. Se lo merita tutto.
Una volta chiesi a Novecento a cosa diavolo pensava, mentre suonava, e cosa guardava, sempre fisso davanti a sé, e insomma dove finiva, con la testa, mentre le mani gli andavano avanti e indietro sui tasti. E lui mi disse: “Oggi son finito in un paese bellissimo, le donne avevano i capelli profumati, c’era luce dappertutto ed era pieno di tigri”. Viaggiava lui.