Salvini antifascista che canta ''Bella Ciao'': sogno (per la febbre) o son desto?
Mi chiamo Stefano Bannò ma alcuni mi conoscono come Anansi. Sono un musicista e mi piace scrivere. Ho lavorato con molti artisti italiani e sono sopravvissuto a un Festival di Sanremo...
Mi sono rassegnato al fatto che passerò il benedetto weekend a letto con l’influenza. A farmi compagnia, oltre alle tisane, ai mandaranci e al paracetamolo, c’è il televisore, che accendo assai di rado ultimamente. È venerdì sera e, dopo un bel po’ di zapping sfrenato, finisco su Nove, su cui sta andando in onda il talk-show Accordi&Disaccordi, condotto da Andrea Scanzi e Luca Sommi. Ospite della serata il Ministro dell’Interno Matteo Salvini, che il giorno dopo sarà il grande protagonista della manifestazione “Prima gli italiani” in Piazza del Popolo a Roma.
Ad un certo punto dell’intervista, Sommi chiede a Salvini: “Cosa pensa lei del fascismo?”. Io appizzo bene le orecchie in attesa della risposta del Ministro, che dice: “Mah, io sono per la libertà, per la democrazia, per la libertà di pensiero, di parola, di opinione, di circolazione…”. Strabuzzo anche gli occhi, forse per colpa della febbre a 39, e Sommi incalza il Ministro: “Quindi è antifascista?” “Assolutamente. Io sono contro tutti i totalitarismi. Antifascista e anticomunista. Chi processa le idee, chi toglie il diritto alla libertà non è un mio modello”.
Salvini ha appena pronunciato la parola “antifascista” e l’ha attribuita a se stesso. Sono sconvolto e frugo tra le coperte in cerca del termometro. Il giornalista gioca la sua ultima carta: “Quelli di Casapound si professano (sic!) i fascisti del terzo millennio, quindi lei li…” “E io son la Lega” “… li cancella, li tiene lontani?” “Eh, quando inviterete Casapound, chiederete a loro!” “No, chiedo a lei cosa pensa di loro!” “Non sono un mio modello, come ritengo assurdo che ci siano ancora delle falci e martelli in giro per l’Europa. Poi ognuno fa quello che vuole, per carità di Dio”. (qui il video dell’estratto dell’intervista).
Che Matteo Salvini sia anticomunista è un fatto risaputo già da molto tempo, nonostante l’attuale leader della Lega abbia militato tra le fila dei Comunisti Padani, di cui nel 1997, all’età di 22 anni, fu capolista per le elezioni del primo Parlamento della Padania. Sull’antifascismo, invece, non si era mai sbilanciato così tanto prima d’ora. Certo, quella del Ministro è una risposta che, in fondo, dà un colpo al cerchio e uno alla botte, ma resta una risposta impressionante, se penso che a pronunciarla è lo stesso Salvini che qualche anno fa evitava in qualsiasi modo di rispondere a domande sul fascismo, proponeva di abolire la legge Mancino e la legge Fiano in nome della libertà (?), flirtava con Casapound alle manifestazioni anti-immigrazione e, pochi mesi fa, in occasione del 135° anniversario della nascita di Mussolini, postava sul suo profilo Facebook la celebre frase del Duce “Tanti nemici, tanto onore” leggermente riarrangiata.
La febbre alta non mi consente di comprendere le ragioni politiche dietro alla sua risposta. Sulle prime, penso ad un lascito del senatur – che nel 1994 a Bologna aveva dichiarato che la Lega era la “continuazione della lotta di liberazione fatta dai partigiani” e che mai si sarebbe alleata con i fascisti (salvo poi schierarsi con gli eredi dell’M.S.I.) – raccolto tardivamente da Salvini. Poi penso che non può essere così, perché, in fondo, Bossi e Salvini non c’entrano molto l’uno con l’altro ormai da un pezzo. Decido quindi di accettare la risposta del Ministro dell’Interno senza arrovellarmi troppo il cervello. Tuttavia, non riesco a non domandarmi: perché riservare queste parole soltanto al pubblico di Nove in seconda serata di venerdì? Se Salvini è davvero antifascista, passi anche in questo caso #dalleparoleaifatti, cominci a parlare di antifascismo anche sui suoi canali di comunicazione, dia il via allo sgombero della sede romana di Casapound e di qualsiasi altra sua filiale, anziché attingere da Casapound idee e slogan e sdoganarle nel mainstream politico, proibisca le manifestazioni di matrice neofascista facendo applicare la XII disposizione finale della nostra Costituzione, la legge Scelba, la legge Mancino e la legge Fiano, cominci, insomma, a comportarsi da vero antifascista.
Il 2 giugno scorso Salvini, fresco di nomina, ha partecipato alla Festa della Repubblica Italiana. È già qualcosa per qualcuno che fino a poco tempo fa detestava la nazionale italiana di calcio, ma bisogna anche dire che una parata militare per un Ministro che colleziona divise, felpe e magliette di tutti i corpi civili e militari dello Stato è un luna-park. Fra qualche mese, alla luce di questa inedita presa di posizione sul fascismo, vorrei vedere Salvini e tutta la Lega celebrare il 25 aprile, magari intonando “Bella ciao”, e ricordare la resistenza partigiana socialista, socialdemocratica, liberale, democristiana, addirittura monarchica, non soltanto quella comunista, tanto invisa ai suoi sostenitori. In questo modo, il Ministro potrebbe risolvere un problema atavico della nostra repubblica: l’assenza di un partito di destra dichiaratamente antifascista. Dal defunto M.S.I. e dai gruppi di estrema destra non sono mai arrivati segnali in questo senso per ovvie ragioni.
Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni e altri hanno sempre snobbato la questione. Gianfranco Fini aveva provato ad affrontarla senza grande successo. Persino il MoVimento 5 Stelle non è mai riuscito a pronunciarsi in modo definitivo sull’antifascismo, arrivando addirittura ad inventare l’ossimorica definizione di “fascismo liberale” o limitandosi a dire che non ha più senso parlare di fascismo e antifascismo. Invece, visti i tempi che corrono, sembra sempre più importante parlare di antifascismo, soprattutto finché una parte d’Italia continuerà a dire che “ha fatto anche cose buone”, che “ha sbagliato solo dalle leggi razziali in poi”, che “ha sbagliato solo quando si è alleato con i Tedeschi”.
A proposito, in tedesco il termine Vergangenheitsbewältigung, traducibile in italiano con “superamento del passato”, esprime un atteggiamento di consapevolezza, accettazione e riflessione critica nei confronti del periodo nazista e della Shoah. Si intende ovviamente un superamento critico, non un superamento acritico che vede fascismo e antifascismo come due categorie appartenenti a un passato lontano. In italiano non sono mai esistiti né termini né concetti né atteggiamenti analoghi. Forse sarà proprio Salvini il promotore della Vergangenheitsbewältigung all’italiana? Riprovo la febbre. Trentanove e mezzo. Mi sa che sto delirando.