Cara consigliera mi spiega il suo pensiero politico in più di 400 parole?
Mi chiamo Stefano Bannò ma alcuni mi conoscono come Anansi. Sono un musicista e mi piace scrivere. Ho lavorato con molti artisti italiani e sono sopravvissuto a un Festival di Sanremo...
Lo scorso 28 ottobre la neo-consigliera della Lega Katia Rossato ha rilasciato un’intervista a L’Adige, in cui di fatto denunciava l’occupazione del parco giochi della Vela da parte dei bambini stranieri del quartiere. Alcune cittadine trentine hanno replicato alle dichiarazioni della neo-consigliera nei giorni immediatamente successivi alla pubblicazione dell’intervista e non c’è molto da aggiungere a riguardo. D’altronde, se ti candidi per un partito storicamente xenofobo, non puoi che avere atteggiamenti xenofobi.
Ma – incredibilmente – non è questo l’unico aspetto controverso dell’intervista. L’alluvione di qualche settimana fa ha evidentemente fatto passare in secondo piano un altro punto fondamentale dell’intervista. Alla domanda “L’ultimo libro letto?”, Katia Rossato avrebbe risposto “Non leggo”, per poi rettificare in suo post Facebook che «il “non leggo” è riferito ai libri nella forma classica che tutti conosciamo, ma periodici di economia e finanza che prediligo particolarmente, articoli interessanti, editoriali ed interviste, specialmente se del nostro #MatteoSalvini… non me li perdo mai!».
Ora, ironia della sorte, qualche giorno prima della dichiarazione della neo-consigliera, avevo goliardicamente indetto un concorso sul mio profilo Facebook, chiamato #LeggaLaLegaChallenge. Nonostante l’intento goliardico, ero sinceramente interessato a comprendere le ragioni che avevano spinto i miei contatti – alcuni dei quali assidui frequentatori dei miei concerti – a barrare il simbolo della Lega alle scorse elezioni ed ero curioso di capire il loro pensiero e i loro principi ispiratori.
Nessuna spocchia, pura curiosità. Chiedevo dunque ai sostenitori di Matteo Salvini che mi seguono di spiegarmi in un saggio di minimo 400 parole (bibliografia esclusa) la loro posizione politica. Avevo stabilito alcune semplici regole per la stesura del saggio. L’autore del miglior saggio avrebbe ricevuto in regalo un libro di saggistica e uno di letteratura (giusto per essere chiari, avrei scelto testi “neutrali”, quindi nessuno si sarebbe trovato sul comodino un libro di Marx o di Pasolini). Nessuno mi ha risposto.
Rilancio la sfida alla neo-consigliera Katia Rossato. Sarei molto felice di regalarle un paio di libri «nella forma classica che tutti conosciamo».