Orchestra Haydn di Bolzano e Trento, Beethoven riempie la sala di giovani emozionati
Beethoven ne sono sicura, sarebbe stato felice. Un artista carico di tormenti esistenziali, non può chiedere di meglio di un pubblico giovane e in cerca di identità. Il secondo concerto della Stagione Sinfonica dell’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento è stato rivelatore di un tempo che forse finalmente sta cambiando.
Osservando silenziosamente tra le poltrone, si fanno spazio numerosi giubbotti in pelle, capelli scompigliati, jeans e magliette. Lo storico pubblico saggio si mescola in maniera omogenea con i numerosi ragazzi che sgranano gli occhi verso il palco, protagonista di due capolavori assoluti del repertorio orchestrale. Il pianista francese Jean-Efflam Bavouzet ha aperto la serata con il Concerto per pianoforte e orchestra n.3 in do minore, op. 37, regalando una precisa e personale interpretazione delle pagine beethoveniane. Il dialogo continuo tra pianoforte e orchestra ha regalato momenti di tenera delicatezza, soprattutto nell’intesa con le prime parti dei fiati e la liricità degli archi nel secondo movimento.
L’orchestra ha saputo essere un paesaggio perfetto entro cui il talento del solista ospite ha potuto esprimersi con grande abilità tecnica e interpretativa, assolutamente apprezzata dal pubblico. Il lirismo rasserenante e brillante del Concerto per pianoforte, ha lasciato poi spazio ad una delle Sinfonie più monumentali che siano mai state composte, trasportando l’Auditorium in un vero e proprio turbine di emozioni.
La Sinfonia n°3 in mi bemolle maggiore, op. 55 è da tutti conosciuta come “Eroica”. Le vicissitudine sulla sua composizione ne rivelano l’omaggio ad un giovane Napoleone, primo console e uomo moralmente stimato ed apprezzato da Beethoven, che rimane fortemente deluso dalla sua proclamazione ad imperatore. La partitura è rimasta però l’omaggio ad un ideale umano che riesce a racchiudere in sé tutta la potenza e la vulnerabilità dei sentimenti puri, protagonisti dell’epoca moderna. L’eroe diventa così il pubblico stesso, invaso nell’intimità da un colore orchestrale che è denso di timbriche profonde. Gli strumenti vanno alla ricerca dell’interpretazione perfetta di una Sinfonia che non può far altro che rendere tutti più umani, eroi tormentati della propria esistenza.
Il pubblico giovane ed entusiasta ha ricercato in questa serata una sfumatura in cui ritrovarsi, un tormento o un amore da vivere, uno strumento che desse voce ai propri pensieri. L’attualità di Beethoven è disarmante e unisce generazioni a confronto, sedute a fianco sulle poltrone rosse di un teatro che sta ritrovando il suo futuro. A fine concerto, i ragazzi aspettano i musicisti anche solo per un saluto. Così spero accada ogni mercoledì sera, in una Trento che abbraccia orgogliosa la sua Orchestra.