Michele Mariotti e Orchestra Haydn di Bolzano e Trento, un'alchimia perfetta che ha saputo emozionare oltre ogni limite
Nel mito greco del Minotauro, Arianna e Teseo sono uniti da un filo che li porta ad essere liberi e navigare verso una nuova isola. Allo stesso modo l’Orchestra Haydn e Michele Mariotti questa sera hanno intrecciato i loro destini musicali.
Nella prima parte del concerto, un’appassionata e intima interpretazione degli archi nella “Suite Lirica” di Alan Berg ha trasportato il pubblico nel racconto di un amore segretamente nascosto, grazie ad un universo sonoro delicato e di grande impatto emotivo.
Nel secondo brano in programma, la giovane e virtuosa violoncellista Miriam Prandi (classe 1990) ha brillantemente celebrato con freschezza il “Concerto per violoncello e orchestra in Re maggiore” di Joseph Haydn. Interagendo sul palco con brillante naturalezza, la solista ha regalato due bis che ne hanno esaltato la sua bravura tecnica e la notevole versatilità.
La Quinta Sinfonia di Beethoven prevista per la seconda parte, invece, non ha bisogno di nessun tipo di introduzione o di spiegazione. E’ un colosso di cui si nutre tutta la storia della musica. Proprio per questo inserirla in un cartellone sinfonico può essere una sfida rischiosa. Non però se a dirigerla è chiamato uno dei direttori più importanti della sua generazione, con il viso giovane, sereno e determinato che contraddistingue il grande talento.
L’alchimia perfetta tra Michele Mariotti e l’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento ha permesso di celebrare con immenso rispetto e grande dignità le pagine di questa partitura. L’attacco deciso e dirompente del primo tempo è da sempre la parte più incisiva di tutta la Sinfonia.
Fin da quest’istante, il pubblico è stato travolto nella sfida titanica tra l’uomo e il suo destino, eseguita con la voglia prorompente di essere vinta grazie ad un’esecuzione che è andata oltre la tecnica, chiamando in gioco l’anima di chi era sul palco.
E’ raro assistere ad un concerto così carico di emozioni. La maestria di Mariotti porta in sé la ragione e il sentimento che l’Ottocento celebra nei suoi ideali più forte. Ogni movimento dei suoi gesti, è dettato da una musicalità insita e naturale, frutto di un talento innato ma anche di uno studio dettagliato e minuzioso. Nessuna nota è affidata all’Orchestra con superficialità, ma viene donata.
Questo dono l’Orchestra l’ha saputo cogliere con la luce negli occhi, affamata di musica, convincendo il suo affezionato pubblico, ma soprattutto anche quello più giovane, che ha ancora tanto da dire, da fare, da suonare e da raccontare.
Se il filo che ha unito Mariotti e l’Orchestra questa sera fosse stato reale, nessuno di noi avrebbe voluto trovarne la fine per uscire dal magico labirinto che hanno percorso insieme.
Quindi non resta che ringraziare.
Dostoevskij quasi un secolo dopo la Quinta Sinfonia di Beethoven scrive: “la bellezza salverà il mondo”.
Ieri sera il pubblico mentre applaudiva, sorrideva. Direi che una parte di mondo è salva. Venerdì sera lo stesso programma verrà eseguito al Teatro Verdi di Firenze.