Gesù, dopo la crocefissione, appare a due discepoli e riaccende in loro la speranza
Laureato in Filosofia e in Scienze Religiose. Insegno Pluralismo e dialogo fra le religioni,
L'ultimo capitolo del vangelo secondo Luca si conclude con le apparizioni di Gesù risorto e la sua ascensione. Nel brano letto in questa domenica, Gesù appare a due discepoli che si stanno recando ad Èmmaus. Dal punto di vista letterario, Luca compie in questa narrazione una straordinaria sintesi dottrinale. Egli, infatti, da una parte mostra alla comunità come si possa sperimentare la presenza del Messia risorto attraverso lo studio delle Scritture - «32 Ed essi dissero l'un l'altro: “Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?”». Mentre dall'altra illustra come questa presenza sia percepibile anche durante la frazione amorevole e benedicente del pane: «prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. 31 Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero». Seguiamo ora la penna di Luca:
Lc 24,13-35
13 Nello stesso giorno, quello dopo il sabato, due dei discepoli erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici stadi da Gerusalemme, 14 e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. 15 Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. 16 Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. 17 Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; 18 uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». 19 Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; 20 come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. 21 Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute.
22 Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba 23 e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. 24 Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l'hanno visto». 25 Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! 26 Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». 27 E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. 28 Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. 29 Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. 30 Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. 31 Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. 32 Ed essi dissero l'un l'altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». 33 Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, 34 i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». 35 Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
Innanzi tutto vi è da dire che i due discepoli non sono molto ben identificati, sicuro è che non facessero parte del gruppo degli Undici apostoli. Nel cap. 10 Luca narra, unico fra gli evangelisti, di una missione affidata a 72 discepoli (cf. Lc 10,1-12). «È incerto se Cleofa (v.18) si identifichi con Clopa (Gv 19,25), padre di Simeone, il quale nel 62 d.C. succedette a Giacomo, “fratello del Signore”, come guida della comunità di Gerusalemme. È controverso se Èmmaus corrisponda a Imwas, a 176 stadi da Gerusalemme (32,5 km), o a El-Qubeibeh a 60 stadi (11 km), mai nominata nei documenti antichi» (A. Poppi).
Mentre erano in cammino, desolati, ai due discepoli si affianca Gesù risorto – ormai completamente trascendente e completamente immanente – il quale però non viene riconosciuto. La fede dei due discepoli sembra sull'orlo di essere perduta. Forse proprio per questo i due non lo riconoscono, come ogni tanto non riconosciamo la Verità, anche se è sotto i nostri occhi, oppure come non riconosciamo la bellezza intrinseca in ogni forma di vita. Dopo la crocifissione, per loro, sembrava tutto finito, anche la speranza.
Un sussulto nell'anima devono averlo avuto, quando Gesù «27 E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui», solo che se ne renderanno conto dopo. Ci è voluta la benedizione e la frazione del pane da parte dello “straniero”, un gesto amorevole, quotidiano, famigliare, che rompe la quotidianità per ricordarsi di Dio, e dell'Uomo. Se ne ricordarono e lo riconobbero, perché in quel momento ogni rassegnazione lasciò spazio all'anima, «31 Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista».
Il fatto che Gesù «sparì dalla loro vista», che forse non lo avrebbero più rivisto in quel modo, non bastò a spegnere la fiammella accesa da quella frazione di secondo che fu il riconoscimento. La speranza nei due discepoli era rinata. Forse, in futuro, la loro fede avrebbe potuto vacillare ancora; ma mai più spegnersi.