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Gesù a Tommaso: ''Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto''

Nella settimana seguente la Pasqua del Signore, la chiesa cattolica prosegue nella lettura del quarto vangelo, il vangelo secondo Giovanni, con l'apparizione del Risorto ai discepoli. Non vedere e credere significa aver fiducia in ciò che ci è stato tramandato, significa vivere nella fiducia che solo l'Amore può suscitare
DAL BLOG
Di Alessandro Anderle - 18 aprile 2020

Laureato in Filosofia e in Scienze Religiose. Insegno Pluralismo e dialogo fra le religioni,

Gv 20,19-31 La sera del primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: "Pace a voi!". Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: "Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi". Detto questo, soffiò e disse loro: "Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati".

 

Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: "Abbiamo visto il Signore!". Ma egli disse loro: "Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo". Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: "Pace a voi!". Poi disse a Tommaso: "Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!". Gli rispose Tommaso: "Mio Signore e mio Dio!". Gesù gli disse: "Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!". Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

 

Nella settimana seguente la Pasqua del Signore, la chiesa cattolica prosegue nella lettura del quarto vangelo, il vangelo secondo Giovanni, con l'apparizione del Risorto ai discepoli. Per la prima volta, è bene ricordarlo, Gesù apparve a Maria Maddalena, poi agli Apostoli senza Tommaso, ed infine riapparve agli Apostoli alla presenza di Tommaso. In tutti i casi, il Risorto non viene immediatamente riconosciuto come la figura del Gesù che aveva camminato in mezzo a loro, segno della profonda trasformazione che suscitò la resurrezione stessa.

 

Nel caso degli Apostoli, Gesù viene riconosciuto solamente dopo aver mostrato loro le mani ed il fianco, con i segni della crocifissione – tanto da ripetere per due volte il saluto iniziale. Un saluto, "Pace a voi!", che rappresenta il dono del Messia per eccellenza: la pace appunto. A questo dono Giovanni fa immediatamente seguire il cosiddetto “mandato missionario”: "Come il Padre ha mandato ma, io mando voi", istituendo un forte parallelismo fra il compito che era stato affidato al Figlio dal Padre, e quello istituito dal Figlio per gli Apostoli.

 

La missione che venne affidata agli Apostoli doveva necessariamente scaturire dall'autentico incontro con il Risorto, che fece ritrovare slancio ai discepoli che si erano nascosti "per paura dei Giudei". Inoltre doveva necessariamente anche essere sostenuta dall'attività dello Spirito Santo, Spirito di Verità. È da notarsi come il narratore presenta il dono dello Spirito: questo viene infatti "soffiato" da Gesù. Il parallelo con la creazione di Adamo è evidente, e sta ad indicare come lo Spirito sia la fonte da cui attingere la nuova creazione, personale e comunitaria, in cui – è vero – il peccato non è scomparso, ma che presenta la rivelazione del Dio-Amore, del suo Volto che è Misericordia e tenerezza.

 

Il passo successivo narra della celebre “incredulità” dell'Apostolo Tommaso, il quale sente il bisogno di un contatto “fisico” con la realtà del Risorto. Gesù lo accontenterà, e da Tommaso scaturirà la più pregnante dichiarazione di fede di tutto il quarto vangelo: "Mio Signore e mio Dio!". Ma Gesù pronuncia l'ultima beatitudine, che originariamente concludeva l'intera narrazione evangelica giovannea (il capitolo 21 è un'aggiunta posteriore): "Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!". Non vedere e credere significa aver fiducia in ciò che ci è stato tramandato, significa vivere nella fiducia che solo l'Amore può suscitare.

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