E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio»
Laureato in Filosofia e in Scienze Religiose. Insegno Pluralismo e dialogo fra le religioni,
La frattura fra Gesù e il potere teocratico della Giudea va via via allargandosi. La parabola dei due figli mandati nella vigna – il Vangelo letto oggi nella liturgia cattolica – è, forse, nel vangelo secondo Matteo il punto in cui questa frattura si consuma.
È bene tenere presente che Gesù (Mt 21,23-27) si trova nel Tempio di Gerusalemme e discute apertamente con i “gran sacerdoti e gli anziani del popolo”. A loro è rivolta questa parabola:
Mt 21,28-32 In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: 28«Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: «Figlio, oggi va' a lavorare nella vigna». 29Ed egli rispose: «Non ne ho voglia». Ma poi si pentì e vi andò. 30Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: «Sì, signore». Ma non vi andò. 31Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. 32Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».
Secondo la ricostruzione degli studiosi – esegeti -, in questa parabola che compare solamente nel vangelo secondo Matteo si trova una frase che, con buona probabilità, è stata pronunciata da Gesù stesso: «i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio».
La controversia con il potere teocratico costituito sembra essere ormai insanabile, e Gesù ormai porta apertamente – qui non sembra trascurabile il fatto che sia il Figlio di Dio – un messaggio che riguarda l'autenticità della fede. La fede, che rimane un elemento dinamico e assolutamente non giudicabile fra uomo e uomo, entra prepotentemente nel discorso di Cristo, evidentemente anche con la funzione di smascherare ciò che fede non è.
Per quanto riguarda la prima parte della parabola, l'origine è controversa. In alcuni codici – le versioni più antiche che abbiamo del testo – il padre, il quale evidentemente ci tiene molto alla sua vigna, si rivolge prima al figlio che risponde affermativamente – senza poi compiere effettivamente la volontà del padre – poi a quello che risponde negativamente, compiendo la volontà. In altri codici, invece, l'ordine è come quello sopra-riportato.
Ciò che sta al centro però, come dicevamo, è la lapidaria frase: «i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio». Perché? Perché hanno creduto ad un uomo che seguiva i passi della giustizia di Dio, andandogli incontro, convertendosi. I gran sacerdoti e gli anziani del popolo, coloro che dovevano detenere il potere in quanto saggi (cioè coloro che avevano tutti i mezzi, anzi, coloro per i quali il riconoscimento di Giovanni dovrebbe essere stato “scontato”), non si sono convertiti.
L'essere una prostituta o l'essere un “pubblico peccatore” non sono, è evidente, intrinsecamente delle qualità – affermare questo non renderebbe giustizia al messaggio di Gesù. Lo è, piuttosto, la capacità di riconoscere un uomo giusto, riconoscere la giustizia – e il Padre -, e convertirvisi. E lo è anche pentirsi, pentirsi per tutte le volte che un uomo giusto ci ha sfiorato, e non abbiamo saputo riconoscerlo. Pentirsi per tutte le volte che abbiamo guardato un uomo giusto e ci siamo soffermati solamente su come era vestito, su quale ruolo ricoprisse nella società. Pentirsi per tutte le volte che abbiamo incontrato un uomo giusto e non siamo stati capaci di accettare la carità della sua parola, magari facendogli la carità di un poco di compagnia.