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''Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna''

Il calendario liturgico della chiesa cattolica celebra in questa domenica, prima dopo la Pentecoste, il mistero della Trinità
DAL BLOG
Di Alessandro Anderle - 07 giugno 2020

Laureato in Filosofia e in Scienze Religiose. Insegno Pluralismo e dialogo fra le religioni,

Giovanni 3,16-18 [In quel tempo], disse Gesù a Nicodèmo: Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio.

 

Il calendario liturgico della chiesa cattolica celebra in questa domenica, prima dopo la Pentecoste, il mistero della Trinità. Per questo la lettura scelta è ricaduta sul quarto vangelo, il “più spirituale” dei vangeli, quello secondo Giovanni. Il brano è composto solamente da tre versetti, e viene estrapolato dal più ampio dialogo fra Gesù e Nicodemo.

 

Nicodemo era un fariseo, quindi ottimo conoscitore della Torah e scrupoloso osservatore dei suoi precetti, ed era anche un “capo” del popolo, un membro del Sinedrio. La tradizione vuole Nicodemo presente, assieme a Giuseppe di Arimatea, al momento della deposizione del corpo di Gesù dalla croce. Il dialogo fra Gesù e Nicodemo viene stimolato dalle domande di quest’ultimo, la sua “buona fede” è testimoniata dalla domanda iniziale: «Rabbì [Gesù], sappiamo che sei venuto da parte di Dio (come) maestro; nessuno infatti può fare questi segni che fai tu, se Dio non è con lui».

 

Nella lettura di questa domenica possiamo ascoltare Gesù mentre “dice” il suo rapporto al Padre: quello di figlio unigenito, il quale si è incarnato per l'amore del Padre al mondo. E la missione del Figlio non è quella di condannare, ma di salvare in virtù della fede riposta in lui. In altre parole Gesù sta dicendo che la salvezza non avverrà in un futuro remoto, ma è già operante nella fede riposta nella sua via, nella sua verità e nella sua vita.

 

È esattamente la dinamica della fede, dell'abbandonarsi alla fiducia nell'altro ed in Dio, che opera la salvezza qui ed ora. Una salvezza che è il raggiungimento della parte vitale della vita, che è vita stessa, che in definitiva è rinascita nella conversione del cuore. Chi è capace di af-fidarsi è colui che ha già compiuto un passo verso la rinascita dall'altro: «Rispose Gesù [a Nicodemo]: “In verità, in verità ti dico, se uno non nasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio”» (Gv 3,3).

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