Anche voi tenetevi pronti, nell'ora che non immaginate
Laureato in Filosofia e in Scienze Religiose. Insegno Pluralismo e dialogo fra le religioni,
Mt 24,37-44 [In quel tempo], Gesù disse ai suoi discepoli: "Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell'uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l'altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l'altra lasciata. Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell'ora che non immaginate, viene il Figlio dell'uomo".
Questa domenica, prima d'Avvento, segna l'inizio per la chiesa cattolica di un nuovo anno liturgico: conclusa la lettura del vangelo secondo Luca, si passa a quella del vangelo secondo Matteo. E, come da tradizione, la prima lettura del “nuovo” vangelo è dedicata alla cosiddetta parusia, al momento del ritorno del Messia per l'instaurazione universale del Regno del Signore. È sempre bene ricordare che il tempo del Regno, in realtà, è stato aperto con la vita di Gesù, con il momento dell'incarnazione della Parolamore.
La narrazione matteana odierna è volta a sottolineare la necessità della vigilanza, mostra la via esistenziale con cui un cristiano dovrebbe attendere l'avvento definitivo del Regno del Padre. Si noti bene che il versetto che precede immediatamente – ed introduce – questo brano recita: "Quanto a quel giorno e a quell'ora, però, nessuno lo sa, neanche gli angeli del cielo e neppure il Figlio, ma solo il Padre". Gesù dichiara di non conoscere quando sarà il momento, ma ciò non dovrebbe stupire, anzi, in realtà “mostra” la realtà umana di Gesù, l'autenticità dell'incarnazione. L'espressione “Figlio dell'uomo” applicata da Gesù a se stesso indica l'avverarsi della profezia del libro di Daniele: "Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco apparire, sulle nubi del cielo, uno, simile ad un figlio di uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui, che gli diede potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano; il suo potere è un potere eterno, che non tramonta mai, e il suo regno è tale che non sarà mai distrutto" (Dn 7,13-14).
Quando il tempo della pienezza sarà giunto, il Padre affiderà al Figlio dell'uomo, a Gesù (secondo l'autorivelazione, l'interpretazione cristiana), "un potere eterno". Ed a quel giorno il cristiano dovrà essere pronto a dire “eccomi!”. È molto bella la similitudine con l'episodio biblico del cosiddetto “diluvio universale”. Prima che cominciasse a piovere, infatti, ogni uomo ed ogni donna che si trovava sulla terra aveva continuato a svolgere le proprie faccende quotidiane, aveva vissuto “normalmente”: solamente Noè si fece trovare pronto. La vera differenza si trova nella “qualità” di quel giorno: non un diluvio devastante, ma la pienezza dell'amore – quasi come se, in quel giorno, le stesse leggi naturali venissero sostituite dalla legge dell'amore.
Ma cosa significa essere pronti? In fondo, se l'Amore è la relazione, allora ci si preparerà – ci si salverà – solamente nelle relazioni. Non eremitiche e solitarie preghiere, inutili autoflagellazioni, ma la ricerca di un'anticipazione. Non aspettare che l'Amore venga dall'esterno, ma cominciare ad amare tutti e tutto qui ed ora. Ci si prepara, giorno per giorno, cercando di amare incondizionatamente e liberamente il Signore, l'umanità e la terra.