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Anche Gesù si è fatto battezzare, da Giovanni

La liturgia della Chiesa cattolica prosegue nella lettura del vangelo secondo Marco con il racconto del battesimo di Gesù, il quale riceve la rivelazione del Padre per affrontare il proprio ministero pubblico
Dettaglio di 'Battesimo di Cristo' (Giovanni Bellini)
DAL BLOG
Di Alessandro Anderle - 06 gennaio 2018

Laureato in Filosofia e in Scienze Religiose. Insegno Pluralismo e dialogo fra le religioni,

La liturgia della Chiesa cattolica prosegue nella lettura del vangelo secondo Marco con il racconto del battesimo di Gesù nel fiume Giordano operato da Giovanni. È la prima volta che la figura di Gesù compare in questo vangelo, il più antico.

 

Mc 1,7-11 In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E subito, uscendo dall'acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento».

 

Giovanni, con i suoi discepoli, predicava ed operava un battesimo di penitenza per Israele nel fiume Giordano, lo stesso che Giosuè passò per entrare nella terra promessa. È interessante notare che era compito degli schiavi levare i calzari ai padroni e lavare loro i piedi, ma ciò non valeva per gli schiavi ebrei, poiché tale compito era ritenuto troppo umiliante. Giovanni, essendo ebreo, nel pronunciare queste parole, si pone in una posizione più umile di quella di uno schiavo.

 

Ora l'evangelista presenta per la prima volta la figura di Gesù. Marco non utilizza troppi 'fronzoli' nella sua narrazione, presenta un uomo, di origini umili, che viene da un piccolo villaggio – mai menzionato nell'Antico Testamento – e si fa battezzare, immergere o aspergere, da Giovanni. Gesù compie questo rito di purificazione come chiunque altro avesse voluto compierlo. «Marco ignora l'infanzia di Gesù; lo nomina qui per la prima volta, precisandone il luogo di provenienza […] si trattava di una regione [la Galilea, NdA] caratterizzata dalla mescolanza di più razze. Dopo la guerra giudaica (66-70 d.C.) divenne un centro missionario per la diffusione del Vangelo tra i gentili» (A. Poppi).

 

Poi, Gesù – e solo Gesù, come scrive Marco – vide squarciarsi i cieli, lo Spirito scendere su di sé e ode la voce del Padre. L'aprirsi dei cieli è il ristabilimento di un contatto fra Dio e l'uomo che, nella tradizione giudaica, si era – se così si può dire – in qualche modo interrotto. Gesù, accettando il battesimo, accetta anche il suo destino di Servo sofferente (Is 53). Il Messia si avvia, così, sulla strada della passività attiva, sulla via che lo porterà ad una morte infamante (e dolorosa).

 

«Ed ecco che colui il quale è stato annunciato come uno che battezza, viene ora battezzato, immerso da Giovanni. Va detto con chiarezza: Giovanni immerge Gesù nel Giordano, lo sprofonda nelle acque, sicché Gesù è come immerso nella morte, affogato e poi rialzato, strappato al vortice che sommerge. È così che Gesù scende, raggiunge il “très bas”, l’ultimo posto che non gli sarà mai tolto! Non possiamo dimenticare che questa prima manifestazione pubblica di Gesù è apparsa scandalosa per i primi cristiani, i quali, acclamandolo nella fede quale Kýrios, Signore, temevano che in questo evento egli venisse percepito come inferiore al Battista. Così, progressivamente, non si ricorderà più il fatto che sia stato Giovanni a immergere Gesù (come se egli si fosse autoimmerso!)» (E. Bianchi).

 

Lo Spirito, consolazione e giustizia, discende su Gesù, e qui Marco utilizza l'immagine della colomba. La colomba, più che rappresentare 'visivamente' lo Spirito, ne mostra una qualità: stabilisce il suo nido nel Messia, in Gesù lo Spirito abita. La colomba, nella tradizione giudaica, era ritenuta animale puro: essa – assieme alla tortora – veniva sacrificata nel Tempio di Gerusalemme.

 

«Mentre egli risale dall’acqua, vede i cieli squarciati e lo Spirito discendere su di lui come una colomba. Vede ciò che gli altri non vedono, riceve una rivelazione che agli altri resta nascosta. I cieli sono squarciati su di lui, Gesù ha piena comunione con Dio, la terra e il cielo sono in comunicazione. Viene ristabilita la comunione tra Dio e l’umanità dopo che, secondo la tradizione giudaica, i cieli si erano chiusi con la fine della profezia post-esilica (V secolo). E proprio in quei cieli aperti Gesù vede lo Spirito di Dio – lo Spirito che tante volte era sceso sui profeti, lo Spirito che costituiva l’unzione del Servo-Profeta annunciato da Isaia (cf. Is 61,1) – scendere su di lui come una colomba. L’invocazione tante volte innalzata a Dio dai credenti di Israele: “Se tu squarciassi i cieli e scendessi!” (Is 63,19), è finalmente esaudita» (E. Bianchi).

 

Ricevuto il battesimo e la rivelazione del Padre, Gesù è ora pronto ad affrontare il proprio ministero pubblico.

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