''La malinconia del mammut'' e la ''sesta estinzione'' in atto ad opera dell’uomo
Tra una lettura e l'altra mi dedico anche alla scrittura e alle recensioni
Fine del Cretaceo: 66,04 milioni di anni fa. Un asteroide di 10/20 chilometri di diametro precipita sulla terra nella regione dell’attuale golfo del Messico e rade al suolo le foreste nel raggio di 1500 chilometri, scatenando per mesi incendi di portata continentale e sollevando colonne d’acqua alte centinaia di metri che spazzano le terre emerse. In poco tempo questo evento apocalittico provoca la scomparsa di centinaia di specie viventi: delle ammoniti in primo luogo, i cui fossili vediamo quotidianamente imprigionati nei selciati dei marciapiedi e di tutti i grandi sauri con il conseguente sviluppo dei loro eredi, gli uccelli e l’affermazione dei mammiferi, che in tempi relativamente brevi, hanno colonizzato la terra.
Ma forse non tutti sanno che questa è stata l’ultima di una serie di spaventose estinzioni che hanno colpito le creature della terra, facendo scomparire migliaia di specie. Di esse ci rimangono i fossili. Proprio di queste estinzioni ci parla il saggio La malinconia del mammut di Massimo Sandal, biofisico, giornalista e divulgatore scientifico. Con un linguaggio rigoroso, ma chiaro ed adatto anche ad un lettore medio, Sandal racconta di esseri unicellulari, cianobatteri, creature mostruose e gigantesche che sono vissute sulla terra e sono scomparse e sulla cui estinzione gli scienziati ancora discutono.
Il saggio non si limita però a parlare del passato, ma racconta anche quella che viene chiamata “sesta estinzione”, che attualmente è in atto ad opera dell’uomo. Ogni anno scompaiono, secondo gli scienziati, almeno 1000 specie, tra piante ed animali, molte delle quali non sono state neppure catalogate e conosciute: forse queste estinzioni non incidono direttamente sulla nostra vita, ma l’ambiente ne esce impoverito, con conseguenze che noi non possiamo prevedere. Ci preoccupiamo, e giustamente, della protezione dell’orso bianco o della tigre siberiana, ma molte altre creature, che hanno una precisa funzione, scompaiono ogni giorno e questo non può non avere una ricaduta sugli ecosistemi.
Negli ultimi decenni sono stati fatti dei tentativi per riportare in vita alcune specie estinte, esperimenti perlopiù appena abbozzati. In Siberia, lo scioglimento del permafrost ha fatto emergere numerosi corpi di mammut, perfettamente conservati e si è ipotizzato di ricreare il mammut utilizzandone il Dna. Certo sarebbe spettacolare: il mammut è un animale amato, riprodotto, protagonista di molte storie. Sarebbe spettacolare vedere un Manfred in carne ed ossa. (Manfred è il mammut protagonista dell’Era glaciale). Secondo alcuni scienziati russi il ritorno dei mammut potrebbe addirittura contribuire a ricompattare il permafrost.
E’ questa una follia dell’uomo, che, non riesce a proteggere le specie viventi e spera di riportare in vita quelle estinte, specie se scenografiche come i mammut. Sono molti gli scienziati che si schierano “contro Lazzaro”. Che senso ha far rivivere i mammut, se non riusciamo a proteggere neppure gli elefanti? “Le estinzioni sono una serie di maree naturali della storia della Terra, che ogni volta ripuliscono la spiaggia e lasciano sulla sabbia qualche cosa di nuovo e di diverso”, afferma Sandal.
Quindi le estinzioni sono sempre avvenute e sempre avverranno, ma noi, che viviamo ora, siamo comunque responsabili delle creature del nostro pianeta: delle api, dei coralli, dei tonni, la cui scomparsa creerebbe scenari problematici. Nell’ultimo capitolo l’autore ci proietta in un mondo futuro, quando gli unici esseri viventi sulla terra saranno i microrganismi, abitanti dei gayser o delle fumarole vulcaniche dell’Atlantico e la Terra diventerà una gemella della torrida Venere.
Ma sulla Terra nulla è per sempre e comunque, come canta Gucccini, ''noi non ci saremo”.
Massimo Sandal, “La malinconia del mammut”, il Saggiatore, Milano 2019