“A 14 anni facevo già il portatore, poi lo sherpa finché ho conosciuto lo 'Gnaro'. Con lui ho scoperto il lavoro nei rifugi in Italia'', Tamang Sete si racconta tra Nepal e Altramontagna
Originario del Nepal, Tamang è uno sherpa d’alta quota che ha scalato cinque Ottomila e accompagnato spedizioni internazionali verso il tetto del mondo. La sua storia è recentemente arrivata anche al cinema dentro a "Fiore Mio" di Paolo Cognetti
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Tamang Sete è un uomo che ha fatto della montagna la sua vita. E non è un semplice modo di dire.
Originario del Nepal, Tamang è uno sherpa d’alta quota che ha scalato cinque Ottomila e accompagnato spedizioni internazionali verso il tetto del mondo.
Ma è anche un volto familiare per chi raggiunge i rifugi alpini italiani, dove da oltre vent’anni lavora durante le stagioni estive e invernali: al Quintino Sella - uno dei rifugi più alti d’Europa che si trova sul Monte Rosa a quota 3.600 metri – è uno dei gestori e tuttofare “storici” e rassicuranti, mentre in autunno e in primavera fa la guida per i trekking in Himalaya, dove ha moglie e figli.
Insomma, una vita divisa tra Italia e Nepal, sospesa tra due mondi.
FIORE MIO
Tamang sorride spesso, mentre si racconta a L’Altra Montagna. Parla un ottimo italiano, ma rimane un tipo silenzioso, che in tutta evidenza non ama perdersi in chiacchiere. “Sono arrivato ieri, giovedì sera, in Italia – conferma il diretto interessato -, è sempre bello tornare”.
La storia di Sete è recentemente arrivata anche al cinema: forse avete avuto modo di scorgere il volto dello sherpa tra i “protagonisti” di Fiore mio, l’ultimo film di Paolo Cognetti. Un viaggio tra le vette piemontesi e le anime che le abitano: “Partecipare al film è stata un’esperienza unica. Insolita. Mi sono divertito molto”.
La montagna è la sua vita, si diceva: d’altronde Tamang, nativo di Katmandu, l’Himalaya e l’altitudine ce le ha nel Dna.
“Già a 14 anni di età lavoravo come portatore, poi ho imparato a fare un po’ di tutto. Cuoco, sherpa, guida per i trekking. Le montagne sono il mio mondo, lo sono sempre state”.
Al Rifugio Quintino Sella al Felik si sfiorano i 4.000 di quota: lì come altrove, in molti faticano ad abituarsi all’altitudine e ogni tanto gestori e lavoratori devono tornare a valle per qualche giorno per recuperare ossigeno e forze. Non Tamang, abituato ad alte quote e pure a grandi imprese alpinistiche. “Di Ottomila in Himalaya ne ho scalati cinque: Everest, Manaslu, Daulaghiri, Cho Oyu e Shisha Pangma. Da sherpa d’alta quota, accompagnando spedizioni: mi sa che la lista, considerando l’età – ammette ridacchiando - non è destinata ad allungarsi”.
2001: ODISSEA NELLO SPAZIO
L’anno 2001 è quello che gli cambia la vita. “Fu Silvio Mondinelli a portarmi in Italia. Lo ‘Gnaro’, grandissimo uomo di montagna e guida alpina. Lui sull’Himalaya era praticamente di casa, e durante una delle sue e nostre scalate mi propose questa opportunità: lavorare nei rifugi in Italia in quei periodi, estate ed inverno, in cui in Nepal per questioni di meteo è semplicemente impossibile fare trekking e il turismo rallenta inevitabilmente. E così sono partito, pronto ad andare dall'altra parte del Pianeta a caccia di avventure: la prima estate che ho passato in Italia è stata quella del 2001”.
Un salto nello spazio e nel tempo che proietta Tamang in un mondo nuovo che lui, con l'umiltà e lo spirito avventuriero di chi ama il viaggio e la natura, ha vissuto giorno dopo giorno con senso di responsabilità, gioia e sacrificio.
E così il tempo è passato. Per oltre 20 anni Sete tra Piemonte e Valle d’Aosta ha trovato una nuova casa, per qualche mese ogni anno. Un’esperienza di vita, ma anche un importante mezzo di sostentamento economico per fare fronte alla povertà del suo Nepal: “Ho sempre amato fare il portatore e poi lo sherpa, inerpicarmi sulle montagne, scalare le vette; ma è un mestiere che espone a grandi rischi e che spesso non dà soddisfazioni economiche: molte persone, soprattutto in passato, dipendevano dalle mance dei turisti e vivevano alla giornata. Lavorare in Italia in estate e in inverno mi ha permesso e mi permette ancora di sostenere la mia famiglia, mia moglie e i miei figli, a Katmandu, e costruire un futuro”.
Amori e affetti lontani geograficamente, ma sempre al centro dei pensieri di Tamang. “Un tempo soffrivo di più la distanza dai miei parenti, dalla mia famiglia, dagli amici in Nepal. Oggi tutto sommato con la tecnologia abbiamo la possibilità di telefonarci e rimanere in contatto praticamente tutti i giorni: nei primi anni in cui venivo in Italia tutto questo era impossibile, si avvertiva molto di più la sensazione di essere a migliaia e migliaia di chilometri di distanza. Oggi siamo tutti più vicini, in un certo senso”.
L’ALTRA MONTAGNA
Cosa unisce i due mondi di Sete? Beh, le montagne, ovviamente. Con tutto ciò che ne segue e consegue. Le vette. La grandiosa maestosità delle cime. Alpi e Himalaya. Due territori che Tamang vive in profonda connessione con la natura. “Non saprei scegliere tra i due, per me le montagne sono sempre belle e affascinanti: sono le stesse, in tutte le parti del mondo. E qui in Italia non ci saranno gli Ottomila, ma i panorami sono stupendi, danno emozioni intensissime. Le più belle montagne italiane? Dico quelle della Valle d’Aosta”.
Anche in Valle d’Aosta ha lavorato Sete, oltre che in altri vari rifugi in Piemonte, prima di trovare ‘casa’ sul Monte Rosa al Quintino Sella. “Qui faccio un po’ di tutto. Da cuoco me la cavo bene: ai fornelli mi tocca fare soprattutto ricette italiane, ma un giorno alla settimana propongo qualche specialità nepalese. Lenticchie, carne, verdure: è una cucina semplice, niente di sofisticato, ma sono ottimi piatti che mi fanno sentire ancora più a casa”.
Quando si parla di Himalaya, Sete si fa più serio. “Beh, negli ultimi decenni i cambiamenti sono stati davvero impressionanti, così come è stata e continua ad essere incredibile la crescita dei numeri delle persone e dei turisti che arrivano sull’Himalaya, e in generale in Nepal. Però lo trovo un cambiamento assolutamente positivo: certo, ci sono sfide da affrontare per migliorare la situazione ma il turismo ha portato opportunità e più benessere al mio Nepal e alle persone che lo abitano”.