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Attualità

"Un'idea anacronistica che non considera i cambiamenti, anche sociali", Busato sul piano per rilanciare Le Fratte (FOTO): "Le future generazioni pagheranno il conto"

Nel vicentino tra Arsiero, Lastebasse e Tonezza c'è un progetto da 33 milioni per costruire nuovi impianti e rilanciare Le Fratte, area abbandonata da oltre 20 anni dopo il fallimento della società di gestione. L'intervista a Giovanni Busato, iscritto al Cai, operativo nel soccorso alpino e consigliere comunale di minoranza

di
Luca Andreazza
29 aprile | 18:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

ARSIERO. "Un'idea superata, un modello di sviluppo anacronistico che non tiene conto dei cambiamenti sociali, climatici e di alternative che possono essere più adatte all'area". Queste le parole a L'AltraMontagna di Giovanni Busato, iscritto al Cai vicentino e operativo nel soccorso alpino. E' inoltre Consigliere di minoranza nel Comune di Arsiero. Negli scorsi giorni l'Unione montana Alto Astico e la società Folgaria srl hanno rilanciato il progetto di sviluppo turistico Fiorentini-Le Fratte, un macro piano simile a quello ipotizzato negli anni 2000 che, "nonostante i costi esorbitanti anche in termini ambientali non impedì alla società che gestiva gli impianti delle Fratte di fallire".

 

A 20 anni da allora, dal fallimento delle Fratte nel 2006 e dalla Bandiera Nera assegnata da Legambiente nel 2008 alla Comunità Montana dell'epoca "per la distruzione di manufatti storici della Prima guerra mondiale nell'area di Costa d'Agra e dopo il depauperamento della parte alta di Valle delle Lanze (tra le più belle valli d'altopiano della zona) siamo ancora a discutere di impianti di risalita e di piste da sci".


(Foto de "I luoghi dell'abbandono")

Il progetto prevede l'apertura dei cantieri per smantellare gli impianti esistenti, ormai abbandonati da oltre 20 anni a Le Fratte, quindi la costruzione di un nuovo impianto di risalita che sarà collegato con la Valle delle Lanze e al Carosello con gli impianti di Folgaria. Alla pista esistente verranno collegate altre due piste, la prima in località Campomolon di Dentro la seconda nella zona di Melegnon.

 

Sempre parlando di impianti verrà sostituita la seggiovia del Coston e verrà addirittura costruita una telecabina che collegherà l'abitato di Lastebasse in Val D'Astico con l'Altopiano dei Fiorentini. Ovviamente, a contorno di queste opere verranno allestiti collegamenti, impianti di innevamento e relativi bacini di raccolta dell'acqua: il tutto stimato (dati 2021) in 33,5 milioni di euro (Qui approfondimento).


(Foto de "I luoghi dell'abbandono")

Il piano, come peraltro il precedente degli anni 2000, prevede anche interventi 'green' (mai o quasi attuati) per migliorare viabilità, malghe e sentieripercorsi Family, circuiti con i rifugi, ippovie, percorsi mountain bike e così via. "Interventi che vengono annunciati per conferire un aspetto di sostenibilità ma alla fine le opere portate a termine sono sempre state solo quelle relative agli impianti, con innevamento artificiale e bacini", prosegue Busato. "Torna un progetto anacronistico e insostenibile anche economicamente già negli anni 2000: naturalmente finanziato con soldi pubblici constatando che, benché si sbandieri la redditività nessun privato è presente nel progetto".

 

Un progetto considerato anacronistico e insostenibile alla luce dei cambiamenti climatici, ma anche per i costi e la necessità di tutelare la risorsa acqua. "Insostenibile considerando, anche se poco sentiti, i danni ambientali inevitabili su ambienti delicati e biotopi fragili. Un progetto infine socialmente iniquo considerato che, di questi tempi, i pubblici denari potrebbero essere meglio spesi, come per investimento nella sanità, nell'istruzione e nei servizi. Ma potrebbero trovare una loro legittimazione ambientale e anche sociale se fossero spesi per sviluppare e sostenere un turismo che con un termine ormai inflazionato si indica come alternativo: soft o lento ma che significa valorizzare il territorio, senza strutture impattanti, costose e anti-economiche. I nostri territori di mezza montagna in gran parte sono stati fortunatamente risparmiati dalle 'gettatedegli anni '60. Territori dove migliaia di persone si recano da anni, d'estate e d'inverno, silenziosamente a piedi o in bicicletta".


(Foto de "I luoghi dell'abbandono")

Un flusso di turismo lento "del quale solo gli amministratori locali e qualche speculatore non si sono mai accorti ma che porta indotto negli esercizi locali, nei B&B, nei produttori locali. Si tratta di investire massicciamente in questa direzione senza perdere di vista artigianato e industria di fondovalle, sostenendo l'albergo diffuso, lo studio del territorio, nuove e vecchie professioni (molti giovani si reinventano come Guide ambientalistiche, allevatori, artigiani) attività che, complessivamente possono diventare volano di economia locale e attraenti per i nostri giovani che altrimenti si spostano in pianura perché non sarà certo offrendogli di lavorare stagionalmente a mettere il seggiolino sotto le natiche del sciatore della domenica che rimarranno nelle nostre valli".

 

Serve qualcosa di diverso per sviluppare l'area. "E’ evidente a tutti che il solo turismo non può frenare l’eventuale declino di queste vallate o frenare l’esodo dei nostri giovani. Industrie e artigianato di fondovalle sono state e rappresentano ancora, e per fortuna, la diga allo spopolamento. Però una nuova idea di accoglienza per un turismo che non trasformi la montagna in un lunapark è possibile, funziona in molte località e integra l’economia locale. Certo non si può pensare che tutti i residenti possano vivere di turismo ma l’uso intelligente del territorio e delle sue risorse, basta copiare da realtà già ben funzionanti, può davvero essere una grande opportunità rispetto a progetti costosi, dannosi e fallimentari. Sulle nostre montagne il 'turismo lento' è una realtà da tempo come pure si assiste al timido ritorno di giovani che intraprendono attività che affiancano quelle coraggiose e visionarie già esistenti, piccoli semi che vanno coltivati per farli crescere, radicare e espandersi".


(Foto de "I luoghi dell'abbandono")

La direzione presa nel vicentino tra Arsiero, Lastebasse e Tonezza sembra però un'altra. "Purtroppo le attuali Amministrazioni comunali non sono particolarmente sensibili al problema. Il Comune, per esempio, ha sottoscritto di recente una convenzione con la società Folgaria srl, con la quale ha dato in uso il territorio legato all'area delle Fratte per un periodo di 40 anni. E quindi alla possibilità di procedere con la realizzazione del progetto che tra una decina di anni i nostri figli dovranno smantellare. Si rischia anche la beffa per le casse del Comune con la previsione di un canone di affitto al limite del danno erariale di 5 mila euro all'anno per tutto il territorio (100 biglietti giornalieri) nel silenzio di tutti. Consola il fatto che l’attuale congiuntura: situazione sociale, climatica, ambientale e anche culturale sta rapidamente portando anche i grandi centri turistici verso un modello diverso. Peccato che noi, come sempre arriveremo a rimorchio: buoni ultimi dopo aver sprecato risorse e consumato territorio", conclude Busato.

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