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Attualità

Per Santanchè la tassa di soggiorno deve andare al turismo. Bussone: ''Serve ai territori per il benessere di tutti. Aeroporti in montagna? Pensiamo a strade e ferrovie''

Il presidente di Uncem a L'AltraMontagna dopo le parole della Ministra del Turismo, Daniela Santanché, che in un'intervista ha annunciato di voler trasformare la tassa di soggiorno in “tassa di scopo”, legandone l'utilizzo da parte dei Comuni esclusivamente al miglioramento dell'offerta turistica. “I Comuni sanno bene come utilizzare l'imposta di soggiorno: investire nella comunità va a vantaggio di tutti, cittadini e turisti”

di
Filippo Schwachtje
26 luglio | 19:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Dall'overtourism all'impennata dei prezzi di alberghi e ristoranti, negli scorsi giorni la ministra del Turismo Daniela Santanché ha affrontato parecchi dei temi 'caldi' del settore in un'intervista al Corriere della Sera, arrivando in conclusione a mettere sul tavolo una novità non da poco: la proposta, in programma per il prossimo Consiglio dei ministri, di trasformare la tassa di soggiorno in “tassa di scopo”, che dovrà essere “proporzionata alla spesa del turista e usata dai Comuni solo per migliorare l'offerta turistica”. L'idea della ministra, insomma, è quella di utilizzare le entrate sulle quali molte Amministrazioni in Italia possono contare proprio grazie ai turisti che alloggiano nelle strutture ricettive esclusivamente per offrire servizi migliori ai turisti stessi, escludendo di fatto le comunità dall'equazione. E dal mondo delle terre alte le critiche non mancano, come sottolinea a l'AltraMontagna il presidente dell'Unione dei Comuni, delle Comunità e degli Enti Montani Marco Bussone: “Leggere queste parole della ministra, sinceramente, mi inquieta. Con chi ne ha parlato? Con chi si è confrontata? Con noi di certo no. Da parte nostra c'è massima disponibilità al confronto, ma la discussione deve essere reale e non basata su visioni buone negli anni '70”. Ma procediamo con ordine.

 

Innanzitutto, come riportato in un'analisi dell'ottobre 2022 a cura dello stesso Ministero del Turismo, in Italia “i Comuni che applicano l'imposta di soggiorno sono anche i Comuni con un maggior affollamento turistico. Emerge quindi la valenza di questa imposta come fattore mitigante l'impatto del turismo in uno specifico territorio”. Inoltre, sulla base delle norme, già oggi il gettito dell'imposta di soggiorno è sì destinato a finanziare “interventi in materia di turismo, ivi compresi quelli a sostengo delle strutture ricettive” ma anche “interventi di manutenzione, fruizione e recupero dei beni culturali ed ambientali locali, nonché dei relativi servizi pubblici locali”. Vista poi la genericità degli ambiti di destinazione citati, si legge ancora nell'analisi del Ministero: “Ogni euro raccolto attraverso il meccanismo dell'imposta di soggiorno potrebbe consentire all'Amministrazione comunale di ridurre dello stesso valore la pressione fiscale sulla popolazione residente”. In altre parole, ad oggi le risorse raccolte grazie ai flussi turistici nei territori più sotto pressione da questo punto di vista possono essere utilizzate per il bene della comunità locale. Un bene, ribadisce Bussetti, che di riflesso finisce inevitabilmente per migliorare l'esperienza anche dei turisti.

 

In primo luogo – dice – è importante che le istituzioni utilizzino i termini corretti: si tratta di un'imposta, non di una tassa di soggiorno. Ma al netto di questo credo sia importante ribadire che quelle entrate devono servire ai Comuni per migliorare il territorio e i luoghi di fruizione per tutti, turisti e abitanti. Se orientate bene le entrate garantite dall'imposta di soggiorno hanno grandi vantaggi per chi vive il territorio: il presupposto dev'essere che le risorse raccolte grazie all'arrivo dei turisti devono essere messe a disposizione del benessere di tutti”. Parlando di turismo in un Paese come l'Italia infatti, sottolinea il presidente Uncem, il punto di partenza deve essere culturale: “Leggo delle parole che, in qualche modo, sembrano sempre le stesse: destagionalizzazione, aumento dei flussi, un'offerta attiva tutto l'anno, un 'piano borghi' o ancora un piano per lo sci. Non si parla mai invece di un tema centrale, dal quale bisognerebbe partire per ogni considerazione in ogni parte d'Italia: come convivono i cittadini che vivono i nostri territori con chi arriva per una vacanza. Il tema vero oggi per il nostro Paese (e non solo) è adottare soluzioni che permettano di coniugare un buon turismo con la felicità degli abitanti. E si tratta di un tema prima di tutto culturale, insostituibile per ragionare di flussi turistici in un Paese che nel turismo vede certamente forti opportunità economiche e sociali”.

 

E proprio in questo contesto l'utilizzo delle risorse raccolte grazie all'arrivo dei turisti sul territorio gioca un ruolo importante: “Se le entrate raccolte tramite imposta di soggiorno – continua Bussetti – vengono utilizzate, per esempio, per un intervento di arredo urbano come l'abbellimento di una piazza, è evidente che si tratta di un vantaggio per tutti, tanto per i cittadini che quella piazza la vivono tutti i giorni quanto per chi arriva e si ferma sul territorio una settimana. Gli investimenti, ribadisco, devono essere a vantaggio di tutti: poi si può ragionare, per dire, anche su un sistema di booking online pensato per i turisti in arrivo, ma i vantaggi devono ricadere anche sulle comunità. Oggi le Amministrazioni, che sono da sempre più intelligenti ed efficaci di quanto qualcuno immagini, sanno bene come utilizzare quelle risorse, riconoscono questa compenetrazione di interessi e ragionano su investimenti adeguati. I sindaci non sono sprovveduti, come non lo sono i consorzi turistici. Su questo tema non devono esserci fraintendimenti: non servono contrapposizioni tra turisti e abitanti locali come non serve indirizzare risorse solo agli uni o agli altri”.

 

Parlando in particolare di terre alte, sottolinea Bussetti: “Concentriamoci piuttosto sulle questioni reali. Dobbiamo fare i conti con una fragilità del sistema stradale che permette di raggiungere molte località montane. Si tratta anche in questo caso di un problema sia per i turisti che per i locali: smettiamola di parlare di aeroporti, eliporti e megastrutture, il ministero del Turismo pensi prima di tutto ad un lavoro di manutenzione sulle aree montane, di miglioramento di quello che esiste già. La sfida va dalle strade, al contesto urbano fino alla digitalizzazione. Nessuno mette in dubbio che il turismo offra grandi opportunità, ma bisogna guardare alla fragilità di territori che si trovano a fronteggiare l'intreccio tra crisi demografica e crisi climatica. Attualmente c'è un disegno di legge sulla montagna in discussione al Senato, ed è un fatto positivo, ma da una parte si parla di fondi da investire nelle scuole in montagna per combattere lo spopolamento mentre, dall'altra, si parla di aeroporti a Cortina, mega impianti e mega cattedrali nel deserto. Guardiamo a quello che è successo a Cogne: quelle strade rimarranno un problema in un'epoca di cambiamento climatico e un elicottero non salverà le aree montane (all'indomani della drammatica alluvione in Val d'Aosta la ministra Santanché aveva annunciato: “Porteremo i turisti a Cogne con l'elicottero”, scatenando diverse polemiche ndr)”.

 

Piuttosto che pensare agli aeroporti, aggiunge il presidente di Uncem: “Puntiamo a riattivare le ferrovie dismesse, investendo su treni storici e sui convogli pensati per pendolari e lavoratori. Poi se in futuro il progresso tecnologico dovesse rendere disponibili i droni per il trasporto delle persone, ben vengano. Noi non siamo contrari alla scienza, ma si tratterebbe di una cosa ben diversa da un aeroporto: abbiamo bisogno di innovazioni tecnologiche che si inseriscano tra le conseguenze da una parte della crisi demografica e dall'altra della crisi climatica. Dobbiamo capire che quella è la nostra sfida e per questo dobbiamo destinare investimenti in maniera migliore e più efficace”. Da parte del ministero, conclude Bussetti: “Mi piacerebbe che si cogliesse piuttosto uno slogan coniato diversi anni fa con gli amici francesi di quelle regioni che, da poco, si sono aggiudicate le Olimpiadi invernali: 'Compra in valle e il tuo paese, la tua valle, la tua montagna vivrà'. Può sembrare banale ma mi piacerebbe che sul sito del Ministero capeggiasse questo motto, la cui importanza riconoscono pienamente le persone che conoscono le realtà di montagna, le valli e le terre alte in generale. Anche in questo caso si tratta di uno slogan culturale, per spingere chi visita i territori a spendere quei 5, 10 euro nei negozi del posto per prendere un panino o una bibita. Allo stesso modo credo che le aree picnic debbano essere affidate in gestione, facendo pagare un modico prezzo per chi vuole utilizzare i tavoli presenti: in questo modo chi arriva lascia comunque qualcosa a fronte di una serie di servizi”.

 

Quello della spesa, ovviamente, è solo uno dei tantissimi temi che riguardano anche le terre alte: per affrontarli però, sia con il Ministero che con altri soggetti istituzionali o privati, credo sia necessario organizzare appositi luoghi ministeriali, nei quali la ministra stessa si assuma la responsabilità di convocare i protagonisti e di affrontare le tematiche in maniera efficace, insieme al sistema degli enti locali e delle imprese. Non si può improvvisare”.

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