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Attualità

"Non so quante nutrie bisognerà uccidere per contenere l'Appennino che si sta riversando a valle". L'Emilia Romagna si avvicina alle elezioni e continua a ignorare la montagna

Nell'Emilia-Romagna che sta gestendo la sua quarta alluvione in un anno e mezzo, tra meno di un mese si vota per le elezioni del nuovo presidente della Regione, e così la fragilità dell'Appennino romagnolo diventa terreno di scontro politico

di
Luca Martinelli
24 ottobre | 12:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

In Emilia-Romagna tra meno di un mese si vota per le elezioni del nuovo presidente della Regione, a breve distanza dalla quarta alluvione che in un anno e mezzo ha colpito il territorio. Anche se l'attenzione dei media s'è concentrata sul capoluogo Bologna, finito per la prima volta sott'acqua, le piogge intense hanno colpito nuovamente anche l'Appennino, la cui cronica fragilità è esacerbata dall'acqua che continua a scendere su un suolo già zuppo.

 

"Non so in pianura quante nutrie bisognerà accoppare o di quanti metri occorrerà alzare gli argini, per poter poi contenere un intero Appennino che inesorabilmente si sta riversando a valle, con i suoi boschi disfatti e le sue terre liquefatte da ondate sempre più intense di pioggia mai vista, tanto violenta ed inedita da cambiarne l'aspetto secolare. Eppure ci si ostina bellamente ad ignorare ciò che accade qui in montagna, nonostante tutto quello che va poi a rovesciarsi addosso alla Bassa provenga proprio da quassù" ha scritto Gianni Fagnoli, promotore dell'Appello per l'Appennino romagnolo.

 

Ma intanto tra meno di un mese si vota, e quindi la fragilità dell'Appennino romagnolo diventa terreno di scontro politico. Nell'appennino forlivese, ad esempio, domenica 20 ottobre detriti rocciosi sono franati sulla provinciale 20, alle porte di Modigliana, la cittadina allagata nuovamente anche a settembre. Il deputato Jacopo Morrone, che è anche segretario della Lega Romagna, ha attaccato il Comune e la Provincia, responsabili - a suo avviso - dello stop ai lavori di ripristino della frana, collegata agli eventi alluvionali di maggio 2023, lavori che sarebbero fermi dal giugno 2024. Dalla rupe che sovrasta la carreggiata, a causa dell'ultimo evento alluvionale, sono caduti una quantità di detriti rocciosi tale da ridurre il passaggio a poco più di 2 metri e mezzo.

 

Il problema è gravissimo, quella strada provinciale è praticamente l’unica via di comunicazione tra l’area collinare e la pianura, se si interrompesse sarebbe un disastro per i residenti e per il tessuto economico locale" ha affermato Morrone.

 

L'architetto Sauro Turroni, deputato e senatore per quattro legislature, oggi consigliere federale nazionale di Verdi - Europa Verde, ha risposto all'onorevole Morrone, ricordando l'importanza di un ponte, che sarebbe l'altro collegamento tra Modigliana e la pianura, i cui lavori di ripristino non sono mai partiti dopo l'alluvione del maggio 2023. "Invece di lanciare allarmi per l'isolamento di Modigliana chieda al suo capo Salvini, si fa per dire ministro dei lavori pubblici, di fare il ponte a Ca' Stronchino, non quello di Messina". Oggetto del contendere, appunto, il ponte di Ca’ Stronchino che "rappresenta un’infrastruttura cruciale per il comune di Modigliana e la sua ricostruzione è uno dei nostri progetti prioritari" come ha spiegato oltre sei mesi fa l'amministratore delegato di SOGESID, a margine della firma dell’accordo tra Comune e Commissario Straordinario per la sua ricostruzione. "Come Sogesid metteremo a disposizione tutte le risorse e le competenze tecniche necessarie, insieme a tutte le procedure consentite dalla legge, per accelerare i tempi per la pubblicazione della gara e quindi per portare a termine con successo un intervento fondamentale per il territorio" assicurava Errico Stravato. Il cantiere ancora non c'è.

 

Nel suo intervento Turroni, che in questi diciotto mesi ha lavorato anche alla mostra "Romagna Sfigurata", ha voluto richiamare l'attenzione sull'Appennino romagnolo: "Vorrei spiegare a Morrone che non è con le grida, gli eserciti o altre estemporanee uscite che contribuisce a risolvere problemi così grandi di cui evidentemente gli sfugge la comprensione. Per motivi del tutti ideologici lui e la destra hanno già voluto l'esercito alla guida delle operazioni conseguenti alle alluvioni del maggio 2023. Abbiamo visto il fallimento di questa operazione demagogica, pretendendo, con la direzione da Roma, da parte dell'esercito, degli interventi su un territorio ad esso sconosciuto, di risolvere problemi di enorme portata e dimensione mai vista attraverdo strutture prive fella necessaria conoscenza e competenza. Ora il nostro, non contento, pretende di indicare altre soluzioni. Lasci stare, faccia lavorare serenamente i tecnici, supporti, se ne è capace, il lavoro degli amministratori a cominciare da quello del bravissimo sindaco [di Modigliana] Jader Dardi che in questo anno e mezzo ha dimostrato come un rappresentante di una comunità si adopera per la sua sicurezza senza fare inutili polemiche".

 

"Se vuole davvero rendersi utile - conclude Turroni - chiami il suo ministro dei lavori pubblici e chieda a lui di fare subito il ponte di Ca' Stronchino crollato da un anno e mezzo, assicurando un secondo collegamento fra Modigliana, Faenza e tutte le città della pianura".

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