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Attualità

L'Emilia-Romagna al voto: ma si parla di montagna? L'Appennino e le aree interne nei programmi elettoriali dei candidati De Pascale e Ugolini

C'è una cosa che tutte le province emiliane e romagnole (tranne una, Ferrara) hanno in Comune, ed è la montagna, l'Appennino. Abbiamo analizzato i programmi elettorali dei due principali candidati alla carica di presidente della Regione Emilia-Romagna per capire se si sta parlando anche di Terre alte, e come se ne sta parlando

di
Luca Martinelli
15 novembre | 12:30
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

C'è una cosa che tutte le province emiliane e romagnole (tranne una, Ferrara) hanno in Comune, ed è la montagna, l'Appennino. Il territorio di quelle che affacciano sull'immensa Pianura Padana (Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena e Bologna) abbraccia l'Appennino tosco-emiliano; la Romagna (Ravenna, Forlì-Cesena, Rimini) che a Nord guarda il mare, invece a Sud ha l'Appennino tosco-romagnolo, quello che nell'ultimo anno e mezzo è stato ripetutamente colpito da eventi alluvionali eccezionali, gli effetti dei cambiamenti climatici in un territorio sempre meno densamente abitato, sempre più abbandonato da agricoltura ed allevamento estensivo.

 

Eppure, nei programmi elettorali dei due principali candidati alla carica di presidente della Regione Emilia-Romagna, in vista delle elezioni in programma domenica 17 e lunedì 18 novembre, i temi legati ad Appennino e aree interne sono residuali. Non è possibile trovare i termini "Appennino" e "montagna" nel capitolo dedicato alla necessaria riforma del servizio sanitario regionale contenuto all'interno del programma elettorale di Elena Ugolini, la candidata civica di centro-destra. Come se non fosse evidente che senza investimenti sui servizi, i territori marginalizzati continueranno a vedere la popolazione scendere a valle. Ancor più quelli che hanno un "terreno franoso", perché la destra non parla di dissesto idrogeologico ma di caratteristiche naturali del terreno che probabilmente favorirebbero le alluvioni.

 

Il termine "Appennino" è presente però addirittura nel titolo di uno dei paragrafi del capitolo dedicato ad Economia e Lavoro. È "Turismo Appennino", e sembra rispondere in modo plastico agli stereotipi raccontati da Pietro Lacasella nel suo editoriale relativo alla nuova legge sulla montagna. Vi si leggono infatti idee programmatiche di questo tenore: "Le strutture ricettive andranno sostenute con incentivi e con un processo di sburocratizzazione per la costruzione di piscine finalizzate ad attirare turismo italiano e straniero nei periodi estivi. La piscina è già oggi un elemento fondamentale presso le strutture ricettive per attirare turisti, soprattutto stranieri. In considerazione delle temperature sempre crescenti nelle città, il nostro Appennino, grazie alle temperature più favorevoli, se supportato da una adeguata comunicazione, potrà diventare un importante attrattore anche in considerazione delle altre proposte turistiche che può offrire, enogastronomia, esperienze outdoor, cultura". O, ancora: "Incentivi/detassazioni per le imprese delle città capoluogo e di pianura che consentono lo svolgimento di smartworking ai loro dipendenti che si trasferiscono in Appennino in villeggiatura d’estate". E ancora: "Incentivare l’apertura di nuove attività turistiche: strutture ricettive, organizzatori di tour, ristorazione/somministrazione, commercio, guide".

 

 

La visione è quella classica di un programma scritto da chi vive probabilmente a Bologna: "La montagna significa aria salubre, significa riduzione dello stress da città, significa un miglioramento degli standard di vita, ma necessita di servizi e di infrastrutture per attirare nuovi abitanti". Questi ultimi due punti, però, non sono pervenuti nel programma.

 

L'ex sindaco di Ravenna, Michele De Pascale, è invece il candidato del centro-sinistra, un esponente del Partito Democratico sostenuto anche da altre forze come Alleanza Verdi e Sinistra e M5S. In merito ai danni mai riparati delle alluvioni, De Pascale evidenzia la consapevolezza del fatto che "prenderci cura del nostro Appennino, del suo territorio e della sua gente, è allora una priorità di tutta la Regione", perché "se i problemi non si risolvono a monte, precipitano a valle". Per questo, annuncia, "rafforzeremo tutte le misure trasversali a favore della montagna".

 

 

Dedica un paragrafo del programma alla montagna, evidenziando la volontà di inaugurare "politiche da progettare insieme alle comunità e alle amministrazioni locali per leggere e valorizzare vocazioni, bisogni, interessi della popolazione che abita questi luoghi o che potrebbe sceglierli, e sperimentare qui nuove forme di sostenibilità sociale ed economica". Sottolinea anche che "occorrono investimenti mirati, a partire dai servizi alle infrastrutture: reti di connessione, trasporti, sanità, cultura ed educazione. La prossimità è il primo requisito, la qualità il secondo, e il nostro impegno è quello di assicurare anche nei comuni più piccoli e periferici servizi accessibili e di buon livello".

 

Un paragrafo del suo programma è poi dedicato a un tema assai controverso in Emilia-Romagna e assai caro all'AltraMontagna. Per De Pascale va aperto un nuovo cantiere "per quanto riguarda l’Appennino e il turismo 'bianco' in particolare". Il motivo? "L’innalzamento delle temperature sta erodendo la durata delle attività invernali se non addirittura la loro sopravvivenza. Serve dunque una pianificazione nuova, che immagini il futuro del nostro Appennino e del turismo montano destagionalizzato, programmando investimenti che assumano la gravità della crisi climatica e che siano dunque in ottica di sostenibilità ambientale degli impianti e delle strutture ricettive". Siamo disponibili a prender parte al dibattito.
 

 

Nella foto in apertura, la Pianura Padana vista dal crinale dell'Appennino tosco-emiliano (© Luca Martinelli)

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