La nuova alluvione in Romagna e la gerarchia delle notizie
La lettura che diamo delle precipitazioni in Emilia Romagna, che stanno colpendo le zone già alluvionate nel 2023, è importante. È tempo di comprendere che viviamo nell'epoca dell'emergenza ambientale infinita e che la misura più urgente e necessaria è quella di dotare le amministrazioni locali, in particolare quelle della montagna, di personale in grado di tutelare il territorio e di realizzare infrastrutture che consentano al territorio di adattarsi al nuovo clima
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
L'alluvione in Romagna non fa notizia. Non stiamo parlando di quella di maggio 2023, ma di quella di oggi, anzi di ieri, quando già sul territorio appenninico della province di Ravenna e di Forlì-Cesena si era scaricata una quantita d'acqua incredibile: a San Cassiano sul Lamone (RA) caduti 325 mm dalla mattina di ieri, di cui 275 nella sola giornata di oggi; e ancora - riprendiamo da un tweet di Giulio Betti, meteorologo del CNR e di Lamma, 248 mm a Castel del Rio, 273 mm a Trebbio, 268 mm Monte Albano, 292 mm a Casola Valsenio, 266 mm a Le Taverne e Casoni di Romagna, 244 mm a Tredozio, 235 mm a Piancaldoli (nella Romagna Toscana).
La pioggia dovrebbe continuare a cadere fino al pomeriggio di oggi, 19 settembre. La situazione è da allarta rossa anche nelle province di Bologna e Rimini, tanto che le scuole sono chiuse e stamani la situazione in Romagna apre i siti delle testate giornalistiche più importanti del Paese. Sono gli stessi media mainstream, però, che oggi nelle edizioni cartacee non dedicano una riga all'alluvione, forse perché l'ondata di piena non era ancora arriva in Pianura, dove però le amministrazioni si preparavano ad accogliere sfollati, a gestire l'emergenza. Solo alcune testate regionali, come QN (La Nazione e il Resto del Carlino) o il Messaggero.
L'AltraMontagna ha tante antenne in Appennino. Ieri pomeriggio, ricevendo video dal territorio e parlando con le nostre fonti, avevamo capito che ci si preparava al peggio. L'amico fotografo Michele Lapini lo ha riassunto in modo impeccabile sui social network: "L'evento di maggio 2023 in Emilia-Romagna si doveva ripetere ogni 200 anni, è arrivato dopo 16 mesi. Cosa deve ancora capitare per capire che stiamo sbagliando (quasi) tutto?".
Nelle parole di Michele non c'è solo indignazione. C'è empatia nei confronti di quanti si trovano a dover affrontare, dopo appena 16 mesi, una nuova situazione di grave disagio, che - in particolare tra le genti che vivono e lavorano in Appennino - rischia di fiaccare ulterioramente la volontà e capacità di "tenere botta" (ten bota, in romagnolo). L'alluvione non deve essere un terreno di scontro politico, come dimostrano queste parole del vice-ministro Galeazzo Bignami (FdI), che nei mesi scorsi ha minacciato di bloccare i ristori perché le vittime del disastro sarebbero state strumentalizzate dal Partito democratico.
È tempo di comprendere che viviamo nell'epoca dell'emergenza ambientale infinita. Che la misura più urgente e necessaria è quella per dotare le amministrazioni locali, in particolare quelle più piccole della montagna, di personale in grado di gestire le risorse destinate alla tutela del territorio e alla realizzazione delle infrastrutture che consentano al territorio di adattarsi al nuovo clima. Lo hanno scritto su Instagram gli attività di Ci sarà un bel clima: "Il nesso tra il fango e i combustibili fossili è diventato un tabù negli ultimi anni. È il dramma di una società dove viene censurato un climatologo che parla di cambiamento climatico in RAI, dove il negazionismo è al governo, l’inazione è motivo di orgoglio e chi punta il dito viene arrestato".
Non è più tempo per tergiversare, né per posizioni negazioniste o para-negazioniste. Il cambiamento climatico è il nostro presente. Dobbiamo farcene carico. “È una situazione molto complicata e molto grave, è una piena straordinaria superiore all'ondata di maggio 2023 che ha comportato l'allagamento di diverse zone del paese e danneggiato un'area industriale. Ora stiamo verificando i danni subiti dalla rete delle infrastrutture come fognature e rete idrica per cui si sono già attivate le squadre di pronto intervento” ha detto Jader Dardi, il sindaco di Modigliana, comune della provincia di Forlì-Cesena in Emilia-Romagna, intervistato oggi da Sky Tg24.
“Temo ulteriori disagi per i cittadini, la potenza dell'acqua ha divelto la rete che avevamo ricostruito dopo gli eventi del 2023”. Nella foto in apertura c'è la piena del fiume Tramazzo nel centro storico del paese, uno screenshot da un servizio mandato in onda al Tgr Emilia-Romagna.
In tutto, le persone evacuate sono un migliaio. E torna, per l'Appennino, l'incubo peggiore, quello che non è stato affrontato dopo maggio 2023 e oggi presenta nuovamente il conto: le frane. "Le maggiori criticità sono sull'Appennino, in particolare a Rocca San Casciano: evacuati dall'elicottero Drago i residenti di alcune abitazioni coinvolte da frane" segnala un'agenzia.