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Attualità

Tre frane in quattro giorni: crolli in serie in un inverno “spesso senza gelo e con piogge fino a quote alte”. Con la crisi climatica più distacchi anche nella stagione 'fredda'

L'ingegnere ambientale e membro di Meteo Trentino Alto Adige Giacomo Poletti ha realizzato un elenco delle frane che negli ultimi mesi hanno in interessato la viabilità della Regione: si tratta di ben 7 eventi (a cui ne va aggiunto uno avvenuto proprio questa mattina) dall'inizio di novembre. Come spiegava a il Dolomiti il geologo Mirko Demozzi: “I crolli non sono più focalizzati principalmente durante la primavera a causa del disgelo, ma in modo più costante durante l'anno, compreso l'inverno”

di
Filippo Schwachtje
14 febbraio | 18:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Prima i grossi crolli a Ledro (qui articolo) e in val d'Astico (qui articolo) e oggi un nuovo distacco (seppur di dimensioni inferiori) che ha alzato in mattinata una nube di polvere a Molveno, portando alla chiusura della strada che porta alla baita Ciclamino (qui articolo). Si tratta, numeri alla mano, di tre frane che nel giro di quattro giorni hanno interessato il Trentino e che si aggiungono all'elenco dei distacchi che, negli ultimi mesi, sono stati registrati sul territorio e nelle zone limitrofe in quella che, dicono gli esperti, è una problematica sempre meno prevedibile rispetto al passato a causa degli effetti della crisi climatica (qui articolo).

 

Negli scorsi giorni infatti il geologo Mirko Demozzi aveva spiegato a il Dolomiti che “se nei decenni passati l'inverno garantiva una relativa tranquillità operativa, oggi è ancora più strategico prevedere monitoraggi, controlli e manutenzioni delle opere in modo più costante". In altre parole “i crolli non sono più focalizzati principalmente durante la primavera a causa del disgelo, ma in modo più costante nell'arco dell'anno, compreso l'inverno. Gli impatti della crisi climatica hanno cambiato le caratteristiche di questi eventi, che ora avvengono con più regolarità nei 12 mesi”. Con tutte le conseguenze (ed i disagi) del caso.

 

Tra le problematiche citate dagli esperti la fusione (inevitabile con le alte temperature che sempre più spesso ormai si raggiungono anche in quota) del ghiaccio che si forma all'interno delle fratture e che crea una sorta di 'legante' tra le rocce. “Statisticamente curiosa – sono le parole dell'ingegnere ambientale e membro di Meteo Trentino Alto Adige Giacomo Poletti nel parlare dei crolli che hanno interessato ultimamente il territorio – la serie di frane che, in questo inverno spesso senza gelo e con piogge frequenti fino a quote alte, ha colpito la Regione o le zone confinanti”.

 

Poletti prosegue poi facendo un elenco delle frane cadute negli ultimi mesi sulla viabilità regionale: il 4 novembre a Lastebasse (qui articolo, la situazione è stata risolta proprio a ridosso del ponte dell'Immacolata grazie all'intervento della Pat), 5 gennaio Limone sul Garda, 12 gennaio Valsugana (si tratta del crollo che ha interessato statale e ferrovia portando ad un prolungato blocco del traffico sia su ruota che su rotaia, qui articolo), 29 gennaio Chiusa (il crollo in questo caso ha interessato l'A22, qui articolo), 6 febbraio Bus de Vela, 11 febbraio Ledro, 12 febbraio località Busatti (ancora in Val d'Astico). Alla lista va poi aggiunto il crollo odierno a Molveno e la grossa frana che, pur senza interessare la viabilità della zona, si è staccata il 16 dicembre sul lago di Garda (qui il video).

 

Una situazione che spinge gli addetti ai lavori, aveva spiegato Demozzi, a mettere sul tavolo delle proposte alla politica per prevenire e mitigare le criticità che potrebbero emergere nel (prossimo) futuro: “Una commissione trasversale ai territori e prettamente tecnica per analizzare la situazione, anche in prospettiva, e condividere i dati per trovare delle soluzioni. Una metodologia che andrebbe poi applicata anche sulla gestione dei torrenti, spesso un aspetto sottovalutato, e per sviluppare dei modelli sugli Appennini, catena che soffre molto di più delle Alpi”.

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