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Attualità

''La vetta più alta degli Appennini illuminata per omaggiare il 'Giro'? Ecco perché abbiamo detto 'no' a questa commercializzazione della natura''

Ci sono ragioni prettamente di carattere amministrativo ma soprattutto motivazioni culturali dietro la decisione del Parco Nazionale del Gran Sasso che hanno spinto a respingere la richiesta del Giro d'Italia. Il presidente Tommaso Navarra chiarisce tali ragioni: ''Sul Corno Grande vivono l'orso marsicano, l'aquila reale, il camoscio appenninico. Questa commercializzazione del dato naturale rispetto ad un evento spot ci deve far riflettere. Quale sarà il prossimo passo?''

di
Filippo Schwachtje
26 gennaio | 20:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Il Corno Grande, la vetta più alta degli Appennini con i suoi 2.912 metri di quota, è uno dei contesti montani più iconici nel nostro Paese; asceso per la prima volta nel 1513 da Francesco De Marchi (“Quand'io fui sopra la sommità mirand'all'interno, pareva che io fussi in aria, perché tutti gli altissimi Monti che gli sono appresso erano molto più bassi di questo” è la famosa descrizione fornita dall'alpinista e speleologo dopo l'ascesa) rimane oggi un simbolo di un'intera Regione e della sua gente, un “monumento” naturale immerso nel suggestivo contesto del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.

 

Un contesto nel quale, in occasione del passaggio del Giro d'Italia per la tappa a Prati di Tivo, l'11 maggio, è stata proposta l'installazione di luci artificiali per illuminare di rosa (giorno e notte) il famoso “Paretone”. In passato iniziative del genere erano già state portate avanti su altre vette (come sulle famose Tre Cime di Lavaredo, Qui Articolo), ma in questa occasione il Parco Nazionale del Gran Sasso si è detto contrario, negando l'illuminazione della parete. Una decisione accolta da parecchie discussioni a livello politico (con Provincia e Comuni che si dicono invece favorevoli all'iniziativa) e che, spiega a l'AltraMontagna il presidente del Parco Tommaso Navarra, è stata presa sulla base di una serie di valutazioni di carattere tecnico, ambientale e, soprattutto, culturale.

 

“L'area di riferimento – dice infatti Navarra – si trova all'interno di un Parco nazionale, di un sito d'interesse comunitario e zona a protezione speciale. Questo implica, secondo la normativa europea recepita anche dall'Italia, una Valutazione di incidenza ambientale per progetti di questo tipo. L'istanza per l'iniziativa legata al Giro è pervenuta solo venerdì scorso, con allegato un pre-screening e non quindi una Vinca. Il Parco di conseguenza ha chiarito come la procedura amministrativa seguita non fosse di fatto idonea”. Il tutto in un'area, spiega il presidente, che accoglie tra l'altro fauna protetta come l'orso marsicano, l'aquila reale ed il camoscio appenninico. “Mancando i dati – dice Navarra – si è quindi invitato ad approfondire la valutazione. Approfondimento che però, in seguito, non è stato eseguito, con la ripresentazione del pre-screening citato in precedenza: il Parco ha quindi dato parere negativo. Da un punto di vista formale si tratta di un atto dovuto di fronte ad una grave carenza amministrativa nella formulazione dell'istanza”.

 

Come anticipato però, il discorso non si limita alla mera applicazione di una norma: “Per noi – dice il presidente del Parco – è fondamentale sottolineare anche un dato culturale: stiamo parlando di una montagna sacra per tutti noi, nel vero senso della parola. Parliamo di una montagna che fornisce acqua alla popolazione, sulla quale sono molti gli alpinisti che hanno perso la vita. Questa commercializzazione del dato naturale rispetto ad un evento spot ci deve far riflettere, quindi, proprio dal punto di vista culturale. Se si ipotizza che la montagna, e una montagna identitaria a questo livello per l'intera comunità del Parco, debba essere valorizzata con un'illuminazione che va ad incidere pesantemente sull'equilibrio dei cicli naturali, allora vuol dire che tutto è possibile. Lo trovo un po' il segno dei nostri tempi, nei quali tutto può essere commercializzabile anche per un evento singolo”.

 

Diversa invece, continua il presidente, la prospettiva adottata in Francia dove, in occasione della leggendaria tappa al Puy-de-Dome, gli atleti hanno sfilato sulla cima in assenza di pubblico.

 

“Il dato, come detto, è culturale – aggiunge Navarra –: non tutto si può comprare, e ci sono dei valori di rispetto nel senso e nel simbolo di una montagna che vanno onorati. Ragioniamoci: quale forma d'uso sarà la prossima se tutto diventa utilizzabile, consumabile? La tutela degli habitat e dell'equilibrio eco-sistemico è entrata addirittura nella Carta costituzionale: ci crediamo o no? Non è certo la biodiversità che ha bisogno di noi, siamo noi che abbiamo bisogno di un dato di naturalità pieno, in particolare guardando alle prossime generazioni. L'orso, il camoscio, l'aquila reale non hanno bisogno di noi: siamo noi ad avere bisogno di loro. Teniamo poi in considerazione che si sarebbe trattato di un'illuminazione su una parete di ben 1.400 metri e con proiettori da almeno 7mila watt. Proprio il 'paretone' nasconde poi, dietro di lui, il corpo glaciale più a sud d'Europa, che sta scomparendo per l'aumento delle temperature. Ci sono quindi simbologie legate anche ai cambiamenti climatici che, ancora una volta, ci devono indurre a riflettere”.

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