Impianti del Kaberlaba chiusi causa pioggia. Il Sindaco di Asiago: "Demagogia su una stagione anomala", ma di anomalo c'è poco. Ecco perché
Le parole del primo cittadino di Asiago Roberto Rigoni Stern, riportate oggi dal Giornale di Vicenza, commentano un articolo uscito su L'AltraMontagna che si interrogava sul futuro dello sci a quote modeste: "Semplice fare demagogia su una stagione anomala in cui purtroppo la neve ha faticato ad arrivare", sostiene il Sindaco. Ma da un punto di vista scientifico, di anomalo c'è poco: la meteorologa Sofia Farina e il glaciologo Giovanni Baccolo (membri del comitato scientifico de L'AltraMontagna) spiegano perché
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Sabato, su L’AltraMontagna, è stato pubblicato un articolo che si interrogava sul futuro dello sci da discesa a basse quote nel contesto del cambiamento climatico. A fornire lo spunto sono state le piste del Kaberlaba sull'Altopiano dei Sette Comuni, sviluppate sotto i 1200 metri di quota, in forte fusione nonostante ci si trovi nel cuore dell’inverno e nel mezzo di un'intensa perturbazione. Situazione meteorologicamente sfortunata o nuova normalità? La scienza ci dice che di strano o sfortunato, dal punto di vista climatico, in quest’inverno non c’è nulla.
«Semplice fare demagogia su una stagione anomala in cui purtroppo la neve ha faticato ad arrivare. Cosa dire allora dell’anno scorso quando nello stesso periodo al Kaberlaba c’erano mezzo metro di neve e meno 12 gradi?» Con queste parole - riportate oggi dal Giornale di Vicenza - il Sindaco di Asiago Roberto Rigoni Stern ha risposto all’articolo de L’AltraMontagna. Purtroppo di anomalo in quest’anno non c’è molto: simili considerazioni nascono dalla frequente confusione che viene fatta parlando di clima e meteorologia.
Parlando di attività e interventi che hanno tempi di esercizio di decenni, bisognerebbe sempre considerare non la dimensione meteorologica ma quella climatica, che per definizione prende in considerazione decenni di dati e mai il caso particolare.
È doveroso premettere che la scienza da decenni ci avverte sul riscaldamento in atto prodotto dalle emissioni climalteranti. I dieci anni più caldi misurati dall’inizio delle osservazioni, corrispondono agli ultimi dieci e il 2023 si è appena chiuso come l’anno più caldo in assoluto dall’epoca pre-industriale.
Questo cosa vuol dire a livello alpino? A livello delle Alpi, nel corso del XX secolo le temperature sono aumentate di oltre 2°C. Tale aumento è essenzialmente doppio rispetto a quello registrato mediamente nel resto dell'emisfero settentrionale. Ovviamente questo riscaldamento ha profondi impatti sulle precipitazioni nevose, così dipendenti dalle temperature specie alle quote più basse, dove si gioca la lotta tra temperature positive e negative. Il tasso di questo riscaldamento, osservato dall'inizio della rivoluzione industriale, è aumentato a partire dagli anni '80 a 0,5°C per decennio. In termini di condizioni medie dell’atmosfera, 0,5°C rappresentano circa 100 m di differenza di altitudine. Ciò significa che, per poter rimanere nelle stesse condizioni di temperatura, le specie (e le nostre attività) dovrebbero spostarsi di 100 m verso l'alto ogni decennio. Gli studi ci dicono che nelle fasce altimetriche più basse abbiamo già perso una quantità significativa di neve negli ultimi decenni e purtroppo il versante meridionale delle Alpi sembra quello che sta reagendo più vistosamente a questi cambiamenti. Per la fascia compresa tra zero e mille metri, parliamo di una perdita del manto nevoso di circa il 50% tra gli anni 1970 e il presente (https://tc.copernicus.org/articles/15/1343/2021/tc-15-1343-2021.pdf). Le stime per il futuro indicano poi che il trend non potrà invertirsi e anzi continuerà.
Definire “anomala” una stagione come quella corrente è scientificamente scorretto, proprio perché inverni miti e con scarse precipitazioni saranno sempre di più la norma.
Nel report ”Neve” di Eurac Research leggiamo che, complessivamente, nella regione alpina la quantità totale di neve diminuirà in modo significativo in tutti i periodi dell’anno e in particolare in primavera e che, entro la fine del secolo, le condizioni attuali di copertura nevosa potrebbero spostarsi più in alto di 500-1000 metri, cioè nel 2100 le condizioni della neve a 2000 metri corrisponderanno a quelle che si trovano oggi a 1000-1500 metri.
Focalizzandoci su Asiago, il meteorologo Marco Rabito ci spiega che “dati alla mano, annate scarsamente nevose del passato (come negli anni ‘88 o ‘90) sono state la conseguenza di lunghi periodi (anche di 40 o 50 giorni) senza alcuna perturbazione, che è ben diverso da quello che stiamo osservando in questi ultimi tempi. Ad oggi, gli eventi perturbati ci sono, ma avvengono con temperature ben più elevate. Gli episodi instabili di questo inverno hanno portato pioggia”. E ancora: “In diverse occasioni, sopra quella neve artificiale è piovuto con temperature di alcuni gradi sopra lo zero. E se è vero che la neve artificiale reagisce all'aggressione di temperature elevate e al dilavamento in modo diverso rispetto alla neve naturale, c’è una distinzione da fare: se piove con temperature di poco superiori allo zero, viene prodotto uno scarso danno al manto nevoso sottostante, ma se la pioggia arriva con temperature superiori ai quattro o cinque gradi, il danno è evidente. Questa è una condizione che sfavorisce il sito del Kaberlaba, proprio perché anche qualora tu riesca a produrre un valido innevamento artificiale, poi il dilavamento indotto da pioggia a cinque sei gradi di temperatura, produce un danno sostanziale” e la temperatura media, ad Asiago, è stata sempre superiore ai 2 gradi nell’ultima settimana (fonte: dati Arpa Veneto).
Questi sono i dati che la scienza ci fornisce. Si tratta di dati robusti, condivisi e verificati. Lo sci da discesa ha indubbiamente contribuito al benessere di interi territori, tuttavia le condizioni ambientali lo rendono sempre più insostenibile da un punto di vista ambientale come da un punto di vista economico. Quale il senso di perseverare con finanziamenti milionari lungo una strada che purtroppo non conduce da nessuna parte?
Ha ragione il Sindaco ad affermare che non è semplice individuare indirizzi alternativi, ma è ancora più difficile se gli sforzi economici e promozionali sono incanalati in una pressoché unica direzione il cui futuro è quanto mai incerto.