I larici tagliati per la pista da bob di Cortina non devono farci confondere l'azione (il taglio di alberi) con l'intenzione (la costruzione dell'impianto)
Oggi, a Cortina, è iniziato l'abbattimento dei larici per lasciare spazio alla nuova pista da bob olimpica. L’indignazione attorno al video in cui una motosega intacca il primo albero della lista è enorme, ma attenzione a non confondere l'azione (il taglio di alberi) con l'intenzione (la pista da bob)
Oggi iniziano i tristi giorni dei larici di Cortina d’Ampezzo.
I riflettori sono tutti puntati su quel numero ancora vago di alberi (si parla di 4-500, da un’interessante analisi svolta dagli studenti di AUSF Padova si evince il dato di 2.200 metri cubi) che saranno abbattuti per far spazio al nuovo “Sliding centre” che sta per essere costruito in vista delle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026.
L’indignazione attorno al video in cui una motosega intacca il primo larice della lista è enorme. Il filmato sta facendo il giro del web insieme a centinaia e centinaia di commenti carichi di rabbia e di sdegno. Sentimenti più che comprensibili, visto il costo esorbitante dell’opera e, soprattutto, l’incertissimo futuro che la attende (il fantasma della pista da bob di Cesana è lassù in Val Susa a ricordarcelo, tra crepe e ruggine).
Ma insieme ai commenti critici sulla pista da bob, oggi sul web sono iniziati a girare anche tanti altri messaggi che, a partire dalle immagini provenienti da Cortina, rischiano di portare il dibattito fuori strada. Si leggono “odi ai larici”, si punta l’attenzione sulla bellezza e sulle caratteristiche di questa specie, si indicano l’operatore e la motosega del video come lunghe mani del demonio. La foga scatenata dai primi lavori preparatori di quest’opera inutile e dannosa rischia, insomma, di trascinare l’opinione pubblica ben oltre la Conca ampezzana, descrivendo il taglio di alberi, in quanto tale, un’azione negativa a prescindere.
Proprio oggi, all’alba dei tristi giorni dei larici di Cortina, è più che mai necessario non confondere l’azione con l’intenzione.
I boschi attorno a Cortina sono gestiti da secoli dagli abitanti del posto e dalle loro “Regole”, esempi virtuosi di cura collettiva del territorio. Il taglio di larici che superano il secolo di vita è la normalità nella gestione forestale, dato che il “turno” di coltivazione di questa specie supera spesso i 120-150 anni. Larici secolari sono quelli che sorreggono centinaia di tetti delle Alpi, quelli che sono stati trasformati in arredi, in pavimenti, in opere di ingegneria naturalistica. Quelli che hanno sostituito e potranno sostituire materie prime non rinnovabili, ben più energivore e inquinanti dello straordinario, utilissimo legno di larice. Il problema, insomma, non è certo la difesa degli alberi in quanto alberi, anche se si trattasse di eventuali esemplari "secolari”. Il problema è piuttosto il motivo per cui quei 4-500 larici (o forse più) stanno per essere abbattuti. Il problema è l’intenzione di realizzare l’infrastruttura, che tra le sue curve paraboliche nasconde sperpero di denaro pubblico, guadagno per pochi a dispetto della collettività, danno paesaggistico e soprattutto una certa idea di montagna - ferma allo stile “Vacanze di Natale” - che ha già più che dimostrato il suo essere fuori dal tempo.
La stessa identica rabbia che oggi proviamo di fronte alla motosega che taglia il primo larice (sembra ovvio ribadirlo, ma di fronte a certi commenti non lo è affatto) dovrebbe nascerci dentro per lo sbancamento di un prato, di un’area umida, o per la rimozione di semplici arbusti. Perché ciò che ci deve indignare è, soprattutto, quel pachiderma di cemento e acciaio che sorgerà al posto di quei larici, che sono oggi parte integrante del paesaggio e quindi dell'identità di Cortina.
È più che comprensibile che i comitati da tempo impegnati nella lotta contro la realizzazione della pista da bob stiano utilizzando il taglio dei larici per avere voce: li stimo e li sostengo da sempre, sono pienamente dalla loro parte e sono ben consapevole di quanto il rombo delle motoseghe di questi giorni abbia il potere di suscitare un’ondata emotiva travolgente e utilissima alla causa. Questa non è quindi una critica alle proteste incentrate sui larici di Cortina, ben vengano! Ma solo una piccola, forse superflua sottolineatura, che però ritengo importante. Non solo per rimettere sotto i riflettori l'inutilità dell'infrastruttura, ma anche per evitare di prestare il fianco a facili strumentalizzazioni da parte di chi ha ben altri scopi rispetto a questa protesta legittima, compresa la promozione di materie prime non rinnovabili o la critica a prescindere contro ogni forma di gestione forestale.
Il problema non è il normale taglio programmato di qualche larice in montagna, il problema è il taglio di quei larici, per realizzare quella pista da bob!
Rendiamolo esplicito, a costo di essere ridondanti, in questi tristi giorni dove il suono delle motoseghe, misto a una rabbia più che giustificata, rischia di scaldare tanti animi e di confondere troppi pensieri.
Luigi Torreggiani è giornalista e dottore forestale. Collabora con la rivista “Sherwood - Foreste ed Alberi Oggi” e cura per Compagnia delle Foreste la comunicazione di progetti dedicati alla Gestione Forestale Sostenibile e alla conservazione della biodiversità forestale. Realizza e conduce podcast, video e documentari sui temi forestali. Ha pubblicato per CdF “Il mio bosco è di tutti”, un romanzo per ragazzi, e altre storie forestali illustrate per bambini. Per People ha pubblicato “Sottocorteccia. Un viaggio tra i boschi che cambiano”, scritto a quattro mani con Pietro Lacasella.