''500 larici secolari da abbattere per una pista da bob. Impianti di risalita in Abruzzo per una neve che non c'è. La stagione degli sport invernali è finita''
Mario Tozzi interviene sulla vicenda della pista da bob di Cortina e sulla notizia che sono previsti nuovi impianti sciistici in Abruzzo: ''Non sono solo ignoranti e avidi, sono pericolosi: predatori di futuro''
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
''500 larici secolari da abbattere per una pista di bob a Cortina per Olimpiadi che verosimilmente si svolgeranno su striminziti nastri di neve artificiale circondati da ruscelli fluvioglaciali e smottamenti. In Abruzzo si finanziano nuovi impianti di risalita per una neve che non ci sarà. Non ci si rende conto che la stagione degli sport invernali è finita, salvo estemporanee, pur sempre possibili e auspicabili, nevicate saltuarie. Non sono solo ignoranti e avidi, sono pericolosi: predatori di futuro''. Non usa giri di parole il geologo, divulgatore scientifico, saggista, autore e conduttore televisivo Mario Tozzi.
D'altronde lo sdegno per quanto sta accadendo in alcuni ambienti montani è tanto, troppo per tacere e lasciar correre. Da un lato c'è l'incredibile vicenda della pista da bob a Cortina, emblema di una politica che certi territori li plasma ad uso e consumo 'personale' senza pensare a quale sarà il loro futuro (e senza curarsi troppo nemmeno del presente che necessiterebbe di servizi, di medici, di trasporti, di gestione di un territorio meraviglioso ma fragile e sempre più esposto). Una pista da oltre 100milioni di euro da costruire per un manipolo di atleti e da mostrare al mondo per i pochi giorni di Olimpiadi (sempre che si riesca a realizzarla in tempo visto che anche il Cio ha ribadito di aver già pronto un ''piano B'' perché si fida poco) e che graverà sulle spalle della comunità locale chissà per quanti anni (probabilmente fino a quando la stessa politica non si accorgerà che converrà chiuderla come ha fatto con la pista di Cesana dopo 6 anni e come ha fatto con la stessa pista da bob di Cortina che esisteva già ma si era pensato nel 2008 di chiuderla e nel 2023 di smantellarla invece che tenerla in funzione o ripristinarla per i Giochi del 2026).
In questo quadro di assurde decisioni prese sulla pelle delle comunità locali c'è, ovviamente, anche la ''pelle'' della natura che deve piegarsi alle esigenze di questa politica. E così in questi giorni sono in azione le motoseghe per abbattere, uno dietro l'altro, i larici secolari del bosco di Ronco perché lì dovrà nascere il cantiere del futuro budello in cemento e acciaio. Tozzi ricorda anche quanto sta succedendo in Abruzzo. Qui con delibera di Giunta del 7 febbraio la Regione Abruzzo ha finanziato una serie di progetti, ''tra i quali - spiegano Lipu, Associazione per la Tutela degli Uccelli Rapaci e dei Loro Ambienti, Salviamo l'Orso e Rewilding Apennines - alcuni, peraltro molto costosi, riguardano nuovi impianti sciistici previsti in alcune località, comprese diverse zone protette di rilevante valore naturalistico, come i parchi nazionali del Gran Sasso-Monti della Laga e quello della Maiella''.
Anche in questo caso, quindi, aree naturali di pregio (e protette) che dovrebbero lasciare il passo alle ''bizze'' degli esseri umani, ai loro ''giochi'' (perché tali sono, che si svolgano a bordo di bob con livrea Tricolore, che sfrecciano a 100 all'ora per conquistare una medaglia o su degli sci o delle tavole su discese costruite per quello scopo radendo al suolo alberi e vegetazione). Il tutto, come per Cortina, senza una strategia di prospettiva. ''È ormai ovvio - spiegano le associazioni - che tra le conseguenze dei cambiamenti climatici forse il più evidente nei nostri climi è la crescente diminuzione delle precipitazioni sia sotto forma di pioggia sia di neve. I massicci montani abruzzesi in questi giorni colpiscono la nostra attenzione per il fatto di essere praticamente privi di neve fino a 2.300-2.400 metri di quota ed oltre. Alla scarsità delle precipitazioni si aggiunge poi il continuo aumento della temperatura media. Il Servizio meteorologico dell’Unione Europea, Copernicus, ha reso noto infatti, ad esempio, che il mese di gennaio 2024 è stato il gennaio più caldo mai registrato''.
''In una situazione come questa - proseguono le associazioni - ci si aspetterebbe che la classe politica abruzzese e gli imprenditori del settore, invece di insistere per la realizzazione di nuovi impianti sciistici che comporterebbero rilevanti danni ambientali, pesanti e insostenibili consumi d’acqua, grossi sfregi al paesaggio, capissero che sarebbe molto meglio gestire in modo intelligente il grande capitale naturale ancora presente nell’Appennino abruzzese. Inoltre, gli impianti sciistici sono in gran parte chiusi per la mancanza di neve e questo comporta seri danni economici con perdite rilevanti di posti di lavoro.
''Si perseguono, invece, strade totalmente diverse. Nel 2023 è partita la realizzazione di una stazione sciistica nella Valle delle Lenzuola che sta arrecando danni gravissimi ad una delle zone più belle e naturalisticamente pregevoli del Parco Naturale Regionale Sirente Velino, territorio di grande valore naturalistico ma sempre più sottoposto ad iniziative del tutto incompatibili con una gestione adeguata di quella che dovrebbe essere un’area protetta che è anche tutelata a livello comunitario. Ed ora - concludono - ecco nuovi progetti che rischiano di dare ulteriori duri colpi a tante delle nostre zone di maggior valore ambientale''.