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Attualità

Auto parcheggiate dappertutto, rifiuti gettati ovunque, traffico, aria pesante: gli effetti dell'overtourism natalizio su un piccolo paese

"Le persone passeggiano gettando sguardi distratti alle nostre case, invadendo spazi privati come se qui non valessero le regole che vigono in un centro abitato; perché la loro percezione è infatti non quella di un paese vivo, ma di un borgo fantasma, una sorta di villaggio natalizio da usare come sfondo per le foto da postare e mandare agli amici". Da 27 anni, durante le feste di Natale, Poffabro (paese in provincia di Pordenone) ospita la manifestazione Presepe tra i Presepi. La carica attrattiva assunta dall'iniziativa, come informa una lettera al giornale, è anche causa di disagio tra gli abitanti

di
Redazione
04 gennaio | 18:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Qualche giorno fa è arrivata all'email di redazione una lettera al giornale interessante, perché offre importanti spunti di riflessione sul rapporto tra piccoli paesi e turismo di massa. Per questo motivo abbiamo deciso di riportarla in modo integrale:

 

 

Cara redazione de L'Altra Montagna,

 

mi chiamo Marialisa Romagnoni, ho 28 anni e abito a Poffabro, un piccolo paese in provincia di Pordenone, nel Friuli Occidentale

 

Io, mio fratello Mauro e molti amici viviamo in montagna, la amiamo in ogni sua veste, cogliendo tutti i doni che sa darci quando ci concede di correre, sciare e scalare i suoi fianchi imponenti; le cime di casa abitano un angolo speciale del nostro animo. 

Seguiamo con interesse la vostra pagina e apprezziamo il vostro occhio sempre attento alla conservazione dell'ambiente e della cultura montani. 

Proprio per questo ho pensato di rivolgermi a voi, per raccontare un'esperienza che da anni ormai rende il rapporto con questo territorio difficile per noi e per molti altri residenti. 

 

Da 27 anni, durante le feste di Natale, per oltre un mese il nostro paese ospita la manifestazione Presepe tra i Presepi, in cui le finestre delle case vengono addobbate con presepi di diversa fattura. Iniziò come un'idea locale, piacevole, proposta da alcune signore del paese, per andare via via ingrandendosi fino a raggiungere le proporzioni di oggi, che mettono a dura prova non solo la pazienza dei residenti ma anche il territorio stesso.

Ci sono giornate in cui le iniziative di animazione proposte, insieme all'attrazione dei presepi, richiamano migliaia di persone in un paesino di centocinquanta anime che, essendo luogo di interesse storico, non possiede le infrastrutture per ricevere una tale fiumana di turisti e, per fortuna mi viene da dire, mai potrà possederle, grazie alle regolamentazioni sull'urbanizzazione per la conservazione del patrimonio culturale. 

 

Come immaginerete, lo scenario che si svolge sotto gli occhi impotenti di noi residenti è quello di un paese violato: le auto vengono parcheggiate dappertutto, trasformando i prati in acquitrini fangosi, si trovano rifiuti ovunque, per le vie non si respira, lungo le strade si trovano code e ingorghi, l'aria si fa pesante quando di solito è leggera e cristallina. Più volte si è reso necessario l'intervento delle forze dell'ordine per gestire i problemi segnalati dagli abitanti. 

Le persone passeggiano gettando sguardi distratti alle nostre case, invadendo spazi privati come se qui non valessero le regole che vigono in un centro abitato; perché la loro percezione è infatti non quella di un paese vivo, ma di un borgo fantasma, una sorta di villaggio natalizio da usare come sfondo per le foto da postare e mandare agli amici. 

 

Vivere in questa atmosfera per settimane diventa claustrofobico, ci sono persone che evitano di spostare l'auto nelle giornate più frequentate, per il timore di ritrovarsi a dover parcheggiare a chilometri di distanza per tornare a casa.

 

L'associazione di parole che ho scelto non è casuale: sento infatti che il trademark "borgo" abbia derubato i paesi della loro anima; borgo è diventato sinonimo di museo a cielo aperto, di rifugio dalla vita quotidiana dove "il tempo si è fermato". 

 

La chiave sta proprio qui: il paese vive, il tempo non si è fermato, le persone che abitano qui lavorano e studiano, c'è il nostro cuore in ogni pietra.

I paesi hanno bisogno di vivere e il turismo mordi e fuggi non ci salverà dallo spopolamento ma ne sarà il catalizzatore. 

 

La percezione è quella di un mutamento dell'antico pregiudizio verso "la montagna e i montanari": è sempre presente ma si è fatto benevolo, indiretto e grazie a questo è stato capitalizzato. Da luogo noioso i piccoli paesi (ora "borghi") sono diventati isole di evasione, contenitori dove riversare aspettative, sogni irrealizzati, frustrazioni dalle quali si vuol fuggire e queste stesse aspettative vengono rimbalzate sugli abitanti, che si sentono mancare di rispetto in una totale noncuranza della loro identità di persone. Diventiamo intrattenimento. 

Per nostra fortuna, non necessitiamo di turismo per poter restare qui: la provincia è a trenta chilometri e a sei troviamo la cittadina più vicina, va da sé che la quasi totalità degli abitanti trova impiego in aziende e attività sul territorio provinciale.

 

Quando arriva il 6 gennaio e l'Epifania porta via con sé le feste, le strade silenziose quasi sospirano per il sollievo: il sollievo di chi, dopo essere stato sfruttato e abusato, viene finalmente lasciato in pace, a leccarsi le ferite. Insieme alle strade sospiriamo anche noi, stanchi ma felici di poter tornare alle nostre esistenze tranquille che conosciamo e amiamo. 

 

Non siamo contro le manifestazioni, sosteniamo però quelle che in qualche modo tramandano la già scarna cultura locale e che non portano sovraffollamento, inquinamento e disagi. 

 

Vi ringrazio per avermi letta e avermi dedicato il vostro tempo. 

Buon anno a tutti,

 

Marialisa

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