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Attualità

Una manifestazione contro il "troppo turismo". A Malaga in migliaia tra le vie: il successo rischia di trasformarsi in boomerang tra affitti e prezzi alti

Un sondaggio dell'Università di Malaga evidenzia come il 72% degli abitanti ritiene che il turismo abbia un effetto negativo o molto negativo sulla disponibilità di abitazioni per la popolazione. L'insofferenza nei confronti dell'overtourism è una dinamica internazionale

di
Luca Andreazza
05 luglio | 12:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Una manifestazione contro l'eccesso di turismo, migliaia di persone si sono riversate in strada dalla Canarie alle Baleari ma anche a Madrid e Barcellona. Un evento contro l'overtourism e il peggioramento della qualità della vita dei residenti tra l'aumento degli affetti e incremento dei prezzi delle seconde case provocato dalla crescita dei flussi degli ultimi anni.

 

Un'insofferenza verso un'eccessiva pressione turistica sfociata negli scorsi mesi a Malaga con la comparsa di diversi adesivi attaccati sulle targhe degli appartamenti destinati a uso turistico. Le scritte riprendevano la sigla AT ma trasformata in "Apestando a Turista" ("puzza di turista"), "AnTes una familia vivía aquí" ("In passato una famiglia viveva qui”) oppure "AnTes to esto era centro" ("Prima questo era centro").

 

Lo slogan della manifestazione di sabato 29 giugno nella città del sud della Spagna (il balletto dei numeri: circa 25 mila partecipanti per il Sindacato dei residenti contro i circa 5 mila per la polizia, mentre il quotidiano Il País stimato un'affluenza di 15 mila persone) aveva come slogan "Malaga per vivere, non per sopravvivere". 

 

Negli ultimi 20 anni Malaga è cresciuta nella capacità di attrarre i turisti: si è passati da mezzo milione, principalmente di passaggio verso le località di mare o gli altri centri come Siviglia, a 1,6 milioni dopo una lunga riqualificazione e un intenso lavoro di riposizionamento. Un successo che, però, ora manda in crisi il sistema: oggi un quarto degli alloggi è registrato su AirBnb, i prezzi per una casa sono saliti e la stessa dinamica riguarda gli affitti.

 

Un sondaggio dell'Università di Malaga evidenzia come il 72% degli abitanti ritiene che il turismo abbia un effetto negativo o molto negativo sulla disponibilità di abitazioni per la popolazione.

 

L'estate ormai si prepara a entrare nel periodo clou e le nostre montagne rischiano di ridursi a una narrazione che si replica in modo inalterato con ripercussioni non trascurabili sul territorio e sui residenti con dinamiche di sovraffollamento, di eccessiva pressione sugli ecosistemi e di iniqua distribuzione dei proventi derivati dal turismo, il problema legato all'overtourism è internazionale.

 

In Cina c'è il recente esempio del monte Yandang (1.150 metri) con decine di turisti sono rimasti bloccati per più di un’ora su una parete a strapiombo, aggrappati a una corda lungo un percorso attrezzato, a causa della fila mentre in Giappone si cerca di arginare il contraccolpo causato da arrivo troppo massiccio e difficile da gestire.

 

Una dinamica complessa che viene studiata, anche in Italia, per trovare modelli gestionali in grado di diluire la pressione sulle destinazioni, iniziative che richiedono tempo mentre il rapporto tra turista e residente rischia di logorarsi sempre di più con le ripercussioni in termini di ospitalità. 

 

E così le amministrazioni sperimentano e cercano soluzioni. Per esempio l'anno scorso a New York sono stati vietati gli affitti a breve termine mentre a Parigi se si superano più di 120 giorni la tassazione è stata equiparata a una struttura alberghiera. A luglio 2023 a Firenze è stata approvata una delibera per vietare l’apertura di nuovi AirBnb e altri alloggi con affitto breve nel centro storico. Invece la città di Amsterdam cerca di scoraggiare l'arrivo di turisti che possono creare problemi per l'ordine pubblico. Insomma, l'overtourism inizia a portarsi in cima all'agenda delle priorità da affrontare.

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