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Attualità

La discussione sui lupi echeggia in tutta Europa: dal declassamento dello status di protezione, allo scetticismo sugli abbattimenti preventivi

Se da un lato il Comitato permanente della Convenzione di Berna ha votato a favore della richiesta dell'Unione Europea di abbassare il livello di protezione dei lupi da “specie strettamente protetta” a “specie protetta”, dall’altro lo stesso Comitato ha deciso di aprire una pratica in merito alla cosiddetta regolamentazione preventiva​, anche di interi branchi, codificata dalla revisione dell’Ordinanza federale sulla caccia in Svizzera

di
Redazione
10 dicembre | 19:30
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Negli ultimi giorni la discussione sul lupo è tornata a echeggiare: se da un lato, infatti, il Comitato permanente della Convenzione di Berna ha votato a favore della richiesta dell'Unione Europea di abbassare il livello di protezione dei lupi da “specie strettamente protetta” a “specie protetta” (QUI articolo), dall’altro lo stesso Comitato ha deciso di aprire una pratica in merito alla cosiddetta regolamentazione preventiva​, anche di interi branchi, codificata dalla revisione dell’Ordinanza federale sulla caccia in Svizzera.

 

Stando a un comunicato diramato da due Ong attive nella difesa dei grandi predatori, CH-Wolf e Avenir loup lynx Jura, è stato deciso all’unanimità di avviare una pratica sulle modalità di abbattimento attuate nella Confederazione. “La Svizzera dovrà quindi riferire nuovamente sulla gestione del lupo alla prossima riunione” - si legge sempre nel comunicato - per comprendere se queste norme risultano compatibili con la Convenzione di Berna.

 

La Convenzione di Berna è un trattato internazionale adottato nel 1979 per la protezione degli animali e delle piante selvatiche e, sempre di recente, ha anche aperto un caso contro le politiche norvegesi di abbattimento dei lupi dopo un’altra denuncia, questa volta presentata dall’Ong norvegese Noah. “Il Comitato permanente ha criticato la Norvegia per aver mantenuto il numero dei lupi a un livello così basso da rimanere in grave pericolo di estinzione”, ha dichiarato in una nota Siri Martinsen, Ceo di Noah.

Quello che le associazioni propongono è di modificare le politiche di abbattimento con misure non letali votate alla coesistenza.

 

 

Da “specie strettamente protetta” a “specie protetta”

 

Per richiedere il declassamento dei lupi da “specie strettamente protetta” a “specie protetta” Bruxelles ha inviato un documento in cui evidenzia che “la popolazione ha raggiunto livelli significativi in Europa”, con stime che indicano che il loro numero è raddoppiato negli ultimi dieci anni, mentre i rapporti più recenti evidenziano che continuano ad aumentare. Questo secondo la Ue dimostrerebbe che nonostante le specie di lupo subiscano ancora delle minacce, l'aumento della popolazione indica che è un animale che si sa adattare e dotato di resilienza. Contemporaneamente, Bruxelles sottolinea che l'espansione del lupo sta creando crescenti problemi per le attività economiche, in particolare per gli allevamenti, in un numero crescente di paesi Ue.

 

Restando specie ''strettamente protetta'', resterebbe vietata ''qualsiasi forma di cattura e detenzione deliberata e l'uccisione deliberata - spiega l'Ansa - il danneggiamento o la distruzione deliberati dei siti di riproduzione e di riposo, il disturbo deliberato in particolare durante il periodo della riproduzione, ma anche il possesso e il commercio dell'animale vivo o morto''. Invece quando una specie rientra tra quelle "protette" (con livello meno rigoroso) la convenzione di Berna indica che i Paesi, pur dovendo continuare ad assicurarne la sopravvivenza, possono agire per prevenire tra l'altro "danni importanti a coltivazioni e allevamenti".

 

 

Le politiche svizzere di abbattimento hanno un’effettiva validità?

 

Le politiche svizzere di abbattimento hanno un’effettiva validità? Ne è poco convinto lo zoologo Mauro Belardi in un’intervista rilasciata a Il Dolomiti: "Per ora, visto l'importante trend di crescita della popolazione di lupi in Svizzera (che supera quello di crescita di lupi nelle Alpi italiane) siamo legittimati a pensare che il loro metodo non funzioni. Con l'ultimo metodo messo in campo, ossia quello dell'abbattimento preventivo dei branchi, abbiamo assistito a un numero complessivo della popolazione rimasto invariato".

 

“L'unico metodo che potrebbe funzionare – prosegue Belardi – ci dicono gli studi, sarebbe quello che prevedrebbe l'abbattimento di quote di esemplari molto significative (del 20-30%), prelevando lupi di diverse età e in maniera mirata, rispettando diversi criteri, ogni anno. Insomma, parliamo di uno sforzo immane”.

 

Il dibattito su questo tema non sembra quindi accennare a spegnersi, soprattutto se la richiesta dell'Unione europea di abbassare il livello di protezione per i lupi entrerà effettivamente in vigore.

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