La Panarotta non è morta: l'appello delle associazioni per la creazione di un turismo alternativo
Dopo il fallimento del tentativo di riaprire il comprensorio sciistico della Panarotta per la stagione invernale in corso, si apre una nuova fase per il futuro di questo angolo delle montagne trentine. Ventitré associazioni e movimenti locali, tra cui Extinction Rebellion Trentino, Legambiente Trento, Wwf Trentino e Fridays for Future Trento, si sono uniti in un appello per un cambio di rotta: una visione condivisa e innovativa che si distacchi dallo sci alpino tradizionale e da opere invasive, puntando invece a un modello di turismo sostenibile


di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Dopo il fallimento del tentativo di riaprire il comprensorio sciistico della Panarotta per la stagione invernale in corso, si apre una nuova fase per il futuro di questo angolo delle montagne trentine. Ventitré associazioni e movimenti locali, tra cui Extinction Rebellion Trentino, Legambiente Trento, Wwf Trentino e Fridays for Future Trento, si sono uniti in un appello per un cambio di rotta: una visione condivisa e innovativa che si distacchi dallo sci alpino tradizionale e da opere invasive, puntando invece a un modello di turismo sostenibile.
Albert Ballardini, vicepresidente di Trentino Sviluppo, ha recentemente sottolineato la necessità di dare “una nuova veste al turismo della Panarotta”. Queste parole trovano eco nel comunicato delle associazioni, che chiedono di trasformare tali dichiarazioni in azioni concrete, evitando investimenti in infrastrutture non sostenibili come bacini artificiali per la neve programmata. “In un contesto di cambiamento climatico – dichiarano le associazioni – opere di questo tipo, che richiedono milioni di euro, non garantiscono né la sostenibilità economica né la salvaguardia dell’ambiente”.
Lontano dalla logica dei grandi impianti sciistici, le associazioni propongono di valorizzare le infrastrutture esistenti per attività più accessibili e a basso impatto ambientale, come campi scuola per l’apprendimento dello sci, ideali per famiglie e principianti. Ma non solo: l’esempio di comprensori che hanno già avviato strategie di diversificazione, come Sankt Corona am Wechsel in Austria e Piani di Artavaggio in Lombardia, suggerisce che le possibilità di successo per un turismo invernale senza neve sono concrete.
Progetti europei come Beyond Snow e TranStat, che supportano la transizione del turismo invernale, potrebbero offrire ulteriori spunti per sperimentare nuove formule che valorizzino le risorse naturali e culturali del territorio.
La trasformazione della Panarotta non può essere il frutto di una decisione isolata, e per questo le associazioni sottolineano la necessità di un approccio partecipativo che coinvolga enti pubblici, operatori turistici, associazioni sportive, culturali e ambientaliste, guide e comunità locali. Propongono la creazione di una rete collaborativa e l’organizzazione di tavoli di lavoro facilitati, arricchiti da percorsi di formazione e ispirati alle buone pratiche di altre regioni.
In quest’ottica, l’appello è rivolto all’assessore al turismo della Provincia autonoma di Trento, Roberto Failoni, a Trentino Sviluppo e alla Comunità Alta Valsugana e Bersntol affinché promuovano e facilitino un dialogo aperto tra tutti gli attori coinvolti. L’obiettivo: delineare una visione condivisa per il futuro della Panarotta, puntando su un modello di turismo che sia sostenibile dal punto di vista economico, ambientale e sociale.
La Panarotta potrebbe diventare il primo comprensorio in Trentino a intraprendere un autentico percorso di sostenibilità, trasformandosi in un laboratorio di innovazione per il turismo montano. Un cambio di paradigma che, come sottolineano le associazioni, non significa necessariamente chiudere il comprensorio, ma ripensarlo in modo razionale e innovativo, rispettando l’equilibrio tra sviluppo e tutela dell’ambiente. Una dimostrazione di come il futuro della Panarotta possa diventare un progetto condiviso e partecipato, capace di valorizzare il territorio senza comprometterlo.
Fotografia in copertina di Pietro Cappelletti