Da Trento al Vietnam in moto: il giro del mondo in 80 giorni
Un totale di 25.000 chilometri su due ruote, dall'Italia fino ad Hanoi. L'impresa di Rosario Sala, il trentino, viaggiatore solitario, che pensa già alla prossima destinazione, inseguendo la libertà e sfidando se stesso (FOTO E VIDEO)
In viaggio pochi mesi all'anno, ogni giorno con la mente. Rosario Sala ha 54 anni, è di Trento ed ha una grande passione: la moto. Ma la moto è solo un mezzo che ti porta ovunque vuoi, ed è ovunque che Rosario vuole andare. Anche se si tratta di partire da Trento e arrivare ad Hanoi. E se in quattro giorni da Trento sei a Teheran, in 80 arrivi dall'altra parte del mondo, anche su due ruote.
"L'idea di dove andare in viaggio mi viene alla fine di un viaggio, sempre". E l'idea per l'ultimo viaggio, il più folle, gli è venuta mentre attraversava l'Africa nel 2015. La mente non si ferma mai, vuole partire e la prossima destinazione è l'Asia.
Ma come si prende e si parte per un viaggio su due ruote per migliaia e migliaia di chilometri? Naturalmente, si pianifica. "Prima di partire, faccio un programma abbastanza dettagliato che non devo seguire alla lettera. Avendo delle ferie definite a causa del mio lavoro, devo organizzarmi per pianificare bene il viaggio. Comincio tirando una linea sulla cartina per evidenziare i posti che voglio vedere e poi memorizzo il tracciato". E l'organizzazione da mettere in conto è immensa, a partire dalle varie richieste dei visti turistici.
Tanti sono i fattori da tenere in considerazione, quando si pensa ad un viaggio del genere. "Programmo le tappe in base ai chilometri, alla qualità della strada e alle attrazioni che ci sono. Poi succede che alcune cose non le fai, ma ne fai altre. L'imprevisto fa parte del viaggio. Prima di partire so quanti chilometri andrò fare, ma non conosco le condizioni del tracciato. Spesso e volentieri, i tratti di strada creano difficoltà". Strade spesso dissestate, ma fortunatamente nessun intoppo, nemmeno una ruota bucata in 25.000 chilometri.
Paesaggi da sogno, un inno alla libertà passando per Slovenia, Serbia, Bulgaria, Turchia, Iran, Turkmenistan, Uzbekistan, Tagikistan, Cina, Pakistan, India, Nepal, Tibet, Myanmar, Thailandia, Laos, Cambogia e Vietnam. Ma anche incontri e un'accoglienza speciale quasi ovunque. Un vero e proprio tuffo nella realtà dei luoghi, attraverso le persone, la loro curiosità e numerosi inviti a cena. "Questo è bello, perché le persone sono semplici e molto cordiali, è il popolo. Hanno pochissimo. Ho trovato grande accoglienza nei paesini, dove la gente è buona. Da trentino, mi sono sentito molto affine ai loro paesaggi e quest'affinità veniva forse percepita anche da loro. Se ti fermi, ti chiedono di scattare un foto insieme o ti invitano a cenare con loro. Il viaggiatore solitario è guardato con un misto tra diffidenza e curiosità e la moto attira molto l'attenzione. Ero visto un po' come l'emblema del vecchio esploratore".
Dormire, mangiare e viaggiare. Rare soste (al massimo un giorno): a Teheran, in un'altra città dell'Iran (uno dei paesi che Rosario ha preferito) e a Samarcanda in Uzbekistan. A Kathmandu per due giorni. Ma l'unico fermo lungo è stato in Thailandia, per un visto che ci ha messo quindici giorni ad arrivare. E la volontà di vivere pienamente la tappa, le persone, i paesaggi. "Non amo gli alberghi. Dove ho potuto, mi sono accampato con la tenda. Mangiavo lungo la strada nei posti che trovavo, l'unico modo per entrare veramente in contatto con il luogo che stai visitando. Ho superato in qualche modo il mio blocco nei confronti del cibo. Sono un po' 'fighetto' da questo punto di vista". Ma si cambia eccome. "Ti abitui, acquisisci un modo di pensare per cui ti scivola via tutto. Mangi quello che c'è. Ovunque nel mondo capita di mangiare bene o male. Tante volte mi è capitato di mangiare molto bene, e non era la fame a parlare".
Una prova fisica e mentale, un modo per capire se stessi. "In certi momenti ho fatto fatica: il caldo, il peso della moto, la strada. In questi viaggi, uno deve sapere a cosa va incontro. Emotivamente è stato per me un banco di prova per superare i miei limiti. E' stato molto diverso dagli altri viaggi, il primo viaggio in solitaria al di fuori dall'Europa". E anche il bagaglio non è da sottovalutare. Cosa si porta mai in un viaggio in moto attraverso l'Asia? L'idea iniziale di Rosario era quella di portare con sé anche gli indumenti caldi, per poter affrontare una tendata a 4.000 metri di altitudine, cosa che si è rivelata impossibile a causa della pioggia incessante tra India e Cambogia. Parola d'ordine: leggerezza, ma non per lui. "Il mio bagaglio era consistente, tutto sommato una sfida nei confronti di me stesso. Volevo caricare la moto al massimo".
Sosta obbligata a Syabrubesi nella valle del Langtang, in Nepal, dove è stato costruito un convitto per ragazzi orfani del terremoto e dove ha sede l'associazione 'Oskar for Lantang', in memoria dei tre alpinisti trentini Renzo Benedetti, Marco Pojer e Oskar Piazza morti nell'aprile 2015. I proventi del primo libro scritto da Rosario Sala, 'Obiettivo Cape Town, un'avventura in moto da Trento a Città del Capo' sono stati devoluti all'associazione. In programma l'uscita di un nuovo libro sul viaggio dall'Italia al Vietnam a dicembre 2017, il cui guadagno sarà devoluto in beneficenza.