Problemi di erezione, in Trentino impiantate le prime tre protesi di pene. Cai: ''Un intervento per ridare dignità alle persone''
L'Azienda sanitaria ha autorizzato 7 protesi peniene del valore di circa 10 mila euro ognuna. Il dottor Tommaso Cai: "L'intervento porta ad un ricovero di tre giorni e dopo circa uno o due mesi la persona può riprendere la propria vita sessuale"
TRENTO. E' uno dei problemi che più difficilmente gli uomini decidono di ammettere. Certe volte per timidezza oppure per mascolinità. Stiamo parlando dei problemi di erezione, difficili da conviverci e altrettanto parlarne.
Secondo gli studi epidemiologici effettuati qualche anno fa, in Italia il 12% dei maschi ha questo genere di problemi. Riportando questa percentuale al Trentino, si può parlare di circa 20 mila uomini interessati.
Per affrontare questa patologia le strade che si possono seguire sono diverse. A spiegarcelo è il dottor Tommaso Cai del Centro Andrologico di Arco che, assieme al collega Daniele Tiscione, ha eseguito le prime tre protesi peniene, o protesi di pene, in Trentino.
Un passo in avanti molto importante per la nostra Provincia dopo l'istituzione ad Arco di un centro Andrologico molto avanzato.
E' bene subito chiarire che non tutte le problematiche legare all'erezione del pene si risolvono con una protesi. “Di tutti quelli che hanno problemi di erezione – ci spiega il dottor Cai - il 70% li risolve prendendo dei medicinali per bocca, il viagra. Può succedere che un 30% di queste persone non sia soddisfatto, non abbia risolto il problema oppure abbia degli effetti collaterali. In questo caso una piccola percentuale passa ad uno step successivo che è quello delle iniezioni nel pene di un farmaco. Chi anche in questo caso riscontra dei problemi poi arrivare alla protesi”.
Sono in questo caso molto importanti i progressi fatti che permettono oggi di proporre queste protesi con tranquillità visto gli sviluppi tecnologici e del materiale.
Il Servizio sanitario nazionale non può ovviamente sobbarcarsi il costo di molte protesi. Stiamo parlando di circa 10 mila euro per ognuna e quindi non è banale come impegno. Accanto a questo vi è anche il fatto che nel nostro Paese la cultura delle protesi non è molto diffusa e, per quanto riguarda quelle riferite al pene, ogni anno ne vengono impiantate circa 500.
“Nei grossi centri pubblici in Italia – spiega Tommaso Cai – ne vengono autorizzate dalle 10 alle 15. La nostra Azienda sanitaria ne ha autorizzate 7 e siamo quindi molto vicini a questi obiettivi. Siamo partiti a febbraio con tre protesi a persone di 40 e 60 anni. Ne abbiamo altre quattro. Gli uomini la vedono come una sconfitta ma fatto l'impianto sono soddisfatti”.
Ma come viene effettuato l'intervento chirurgico per impiantare una protesi del pene? A spiegarcelo è sempre il dottor Cai. Le protesi in uso in Trentino sono dette 'tricomponenti' e l'intervento porta ad un ricovero di tre giorni e dopo circa uno o due mesi la persona può riprendere la propria vita sessuale.
“All'interno del pene – spiega Tommaso Cai – vengono messi due cilindri sgonfi. Poi viene messo un piccolo serbatoio nell'addome che contiene circa 70 cc di liquido. Nello scroto, dietro i testicoli, viene posizionata una pompetta. Schiacciando questa pompetta dal serbatoio parte un liquido verso il pene che ne attiva l'erezione. Terminato il rapporto sessuale si schiaccia 'un pulsante', il liquido torna nel serbatoio e l'erezione termina”. Un intervento, quello appena descritto, che riesce a ridare dignità a tante persone che hanno avuto operazioni da tumori alla prostata oppure al retto.
Accanto a questo tipo di protesi definite 'Tricomponenti' ci sono quelle 'Malleabili' (non usate in Trentino) rappresentate da due 'bastoncini' che vengono inseriti nel pene e che possono essere malleabili e quindi permettono di alzare o abbassare il pene.
La protesi peniena può essere effettuata ad ogni età. L'importante è riconoscere il problema e affrontarla senza timori. “La cosa importante – ha schiarito lo specialista – è che quando si ha un minimo problema bisogna subito rivolgersi al centro di riferimento, poi se ne parla assieme e spesso la situazione viene risolta in poco tempo”.
Come già detto, le prime tre operazioni al centro di Arco sono già state svolte e l'obiettivo ora è quello di offrire questa soluzione in tempi contenuti. “I tempi di attesa sono ovviamente legati alla struttura – afferma il dottor Tommasi Cai – ma il nostro obiettivo è quello di arrivare a 6 mesi quando in Italia ci si aggira attorno ad un anno”.