"Priorità alla vice presidenza". Cia rischia l'assessorato? "Il voto contro il partito non è un atto di responsabilità". Fratelli d'Italia tra crisi di Giunta e tradimento interno
I quattro consiglieri che hanno votato per l'elezione di Paccher a presidente del Consiglio regionale hanno parlato di segnale per una possibile unità della maggioranza. Urzì: "Non è segno di responsabilità verso FdI e verso i trentini che si aspettano il rispetto degli accordi. Al massimo è verso Fugatti e la Lega. Ora si parta dalla vice presidenza, il resto si vedrà"

TRENTO. Sono ancora tutti aperti i fronti in casa di Fratelli d'Italia. Da un lato la crisi di Giunta con la componente meloniana ancora sull'Aventino e che non partecipa alle riunioni dell'esecutivo, dall'altro lato la spaccatura interna dopo il voto "disgiunto" in Consiglio regionale con Gerosa sulle posizioni ufficiali del partito (con i rappresentanti altoatesini Galateo e Scarafoni) mentre Biada, Cia, Daldoss e Girardi hanno seguito la Lega (Qui articolo). Ma proprio questa concomitanza potrebbe paradossalmente sbloccare l'impasse in cui si è infilato Fugatti che dopo oltre un mese dalla vittoria alle elezioni provinciali non riesce a chiudere la partita della squadra di governo. Le risposte potrebbero arrivare per il prossimo Consiglio provinciale di giovedì.
La questione non è risolta ma il punto fermo dell'accordo tradito è la vice presidenza, il resto appare in discussione tra trattative, lettere e incontri. La scelta di andare "controcorrente" in Regione potrebbe mettere infatti a rischio l'assessorato di Cia. Insomma, il partito di Giorgia Meloni potrebbe scendere a compromessi, anche per presentare il conto di una votazione mal digerita dai vertici della forza politica, che hanno costruito il consenso anche sulla coerenza delle decisioni e delle posizioni prese.
"Noi chiediamo il rispetto del patto politico stretto tra i partiti maggiormente rappresentativi del Trentino: la vice presidenza a Fratelli d'Italia, una nomina fino a questo momento disattesa", commenta a il Dolomiti Alessandro Urzì, commissario provinciale di Fratelli d'Italia. Un accordo sottoscritto a livello locale, approvato a quello nazionale con il via libera di Salvini e di Meloni. Questo è il focus e non ci possono essere deviazioni da questo punto. Siamo sempre stati leali, abbiamo ritirato la candidatura a presidente di Gerosa e abbiamo riconosciuto quella di Fugatti. La stretta di mano per noi ha un valore assoluto e questo deve essere chiaro".
Non ci sono tentennamenti sulla vice presidenza. Anche perché la questione trentina si è propagata a livello nazionale. Le acque agitate a Trento mandano la coalizione di centrodestra in ebollizione in quei territori che si avviano alle elezioni regionali come Abruzzo, Basilicata e Sardegna. Un'alleanza che rischia di andare in frantumi.
"La coalizione è in fibrillazione", dice Urzì. "La sfiducia a Trento ha creato un incidente a livello nazionale e questo deve essere compreso da Fugatti. E' grave non aver rispettato un accordo e se passa il messaggio che i patti sono carta straccia è pericoloso per il centrodestra". Oltre alla vice presidenza a Gerosa, l'intesa tra Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia prevedeva poi una ripartizione di assessorati e deleghe sulla base del risultato elettorale. Ma questo aspetto potrebbe essere passato in secondo piano.
"Partiamo dalla vice presidenza, poi il resto si valuta in considerazione di quello che è avvenuto in Consiglio regionale". C'è infatti la spaccatura interna che potrebbe costare l'assessorato a Cia se Fratelli d'Italia non si opponesse a ripiegare sul peso all'interno dell'esecutivo (Qui articolo). Un "ballottaggio" tra il tradimento dell'accordo, che diventerebbe parziale, e quello tutto interno al partito (Qui articolo). "Il fascicolo è aperto - spiega Urzì - ci sono tempi e modi per affrontare la questione che però non passerà in cavalleria".
Intanto i quattro consiglieri provano a ricucire e hanno spiegato che la scelta è stata quella di dare un segnale di responsabilità al Trentino e ai trentini che il 22 ottobre hanno dato fiducia a Fratelli d'Italia. L'elezione in Consiglio regionale era provvisoria e così Cia, Daldoss, Biada e Girardi hanno pensato che potesse essere l'occasione per lanciare un segnale di reale possibile unità della maggioranza per avviare il prima possibile un governo forte, compatto e autorevole, capace di governare le sfide dei prossimi 5 anni, che necessita di mettersi al più presto al lavoro. Un voto, insomma, con lucida responsabilità nell'interesse del Trentino, dei trentini e del partito, al quale si sentono pienamente di appartenere.
Ma Urzì appare poco convinto. "Il voto è stato in dissenso al proprio stesso partito, che solo un mese fa li ha candidati e fatti eleggere. In qualità di commissario di Fratelli d’Italia del Trentino, fedele interprete della linea politica del partito di maggioranza relativa italiana che esprime il presidente del Consiglio dei ministri, dichiaro che mai un voto contro l’indirizzo del proprio partito è un voto di responsabilità. Possiamo anche derubricarlo a semplice errore per inesperienza, cattivo consiglio o superficialità. Ma mai è un voto di responsabilità".
E forse "l'errore per inesperienza" è ironico in quanto si parla di un ex assessore della Giunta Rossi e quasi candidato presidente per il centrosinistra nel 2018 (leggasi Daldoss), un ex assessore regionale, secondo in lista alle spalle di Gerosa alle ultime provinciali e nominato assessore nel Fugatti bis (Cia) e due ex sindaci (Biada e Girardi). A ogni modo una condotta in contrasto al partito e al codice etico sottoscritto all'ingresso in Fratelli d'Italia. "Un complesso di valori, regole e programmi che vengono condivisi. Quando si entra in Fdi si conosce esattamente cosa si aspetta il partito. Alla prima seduta regionale è successo qualcosa che va approfondito".
Anche perché lo stallo è dovuto al tradimento di Fugatti dell'accordo di fine luglio. "La responsabilità di chi è rappresentante di Fratelli d’Italia è garantire il rispetto di questo patto e non di potenziare a dismisura le posizioni di potere esclusivamente del partito del presidente. Si deve pensare che nello schema sinora proposto e realizzato a parità di consiglieri con Fratelli d’Italia, la Lega oggi può contare su il presidente della Giunta provinciale, due assessori provinciali, un consigliere in più rispetto a quelli eletti alla tornata elettorale, il presidente del Consiglio regionale, solo fino adesso. Una sproporzione evidente con FdI che attende ancora il primo tassello: la nomina a vice presidente di un proprio rappresentante".
E la partita più urgente riguarda quel posto oggi occupato da Spinelli. "La responsabilità nei confronti dei trentini e dell’autonomia sta nel rispetto degli accordi, l’autonomia stessa è frutto di un accordo: mai nessuno potrebbe accettare la sua messa in discussione in modo unilaterale. Lo stesso deve accadere per gli accordi tra i partiti. Quindi prendiamo atto dell’errore di valutazione di alcuni consiglieri provinciali nella votazione contro gli indirizzi del partito che hanno creato pregiudizio al ruolo di Fratelli d’Italia all’interno della coalizione. L’incidente sarà superato, ovviamente con i debiti interventi che attengono le dinamiche di garanzia interne alla partito a tutela del codice etico sottoscritto da tutti gli aderenti al partito, ma la centralità del tema oggi come ieri è prioritariamente la vice presidenza della Giunta provinciale. Tutti i dirigenti, gli eletti e i militanti del partito sono chiamati a fare rispettare i patti assunti dai nostri partner. E in Regione al contrario si è eletto un presidente del Consiglio regionale del partito del presidente Fugatti senza che fosse risolto il problema a monte, interno alla coalizione. E questo non è segno di responsabilità verso FdI e verso i trentini. Al massimo verso Fugatti e la Lega", conclude Urzì.