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Un escursionista morso da un marasso, il braccio che si gonfia e il volo in elicottero in ospedale. Già diversi casi in Trentino. Ecco cosa fare e quali sono i serpenti sul territorio

Un escursionista è stato trasportato in elicottero all'ospedale causa del morso di un marasso. Ecco cosa è e come comportarsi

Foto di Karol Tabarelli de Fatis (Archivio Muse)
Di L.A. - 31 luglio 2023 - 13:07

TRENTO. Un altro caso di un escursionista morso da una vipera, un marasso nello specifico. L'episodio è avvenuto nelle scorse ore a circa 2 mila metri nella zona del Rifugio Contrin, situato nel cuore del massiccio della Marmolada.

 

A intervenire gli operatori della Stazione Alta Val di Fassa del soccorso alpino si sono portati in quota mentre dalla nuova piazzola dall'ospedale di Cavalese è decollato l'elicottero. L'escursionista è stato raggiunto dai tecnici e dall'equipe medica, poi il volo verso il polo sanitario in val di Fiemme per gli accertamenti e gli approfondimenti (Qui articolo).

 

Sono già diversi gli sportivi e gli escursionisti morsi da una vipera sulle montagne trentine: un climber a maggio, per esempio, durate un'arrampicata lungo la via Cresta del Pezol nella zona di Arco (Qui articolo), un'altra escursionista da un marasso nelle vicinanze di Malga val di Roda (Qui articolo) e poi il caso delle scorse ore sulla Marmolada. Seppur con l'estate le probabilità di incontrare i serpenti aumentano, questa eventualità resta rara, ancora di più gli episodi più sfortunati.

 

Tra preoccupazione e curiosità, sono molte le persone che si rivolgono agli esperti per avere maggiori informazioni, particolarmente attiva in questo senso la pagina Facebook “Citizen Science Muse”. In Trentino esistono sostanzialmente due famiglie di serpenti: i Colubridi e i Viperidi. La loro distribuzione è molto varia, anche per quanto riguarda l’altitudine, si va dai fondovalle ai rifugi d’alta quota.

 

Le vipere per esempio prediligono terreni di transizione tra habitat differenti, dove possono scaldarsi o ripararsi, come: sassaie, cataste di legna, legnaie, al di sotto o al di sopra di lamiere, assi di legno e onduline, muretti, sopra bassi arbusti e altri. Proprio per questo quando si esce per un’escursione in montagna può essere utile pestare con forza i piedi a terra o utilizzare un bastone, evitare di infilare le mani in anfratti che non possono essere controllati a vista. I serpenti infatti non hanno orecchie ma percepiscono le vibrazioni trasmesse dal terreno attraverso le ossa del capo. Così forti vibrazioni, solitamente, sono sufficienti per farli allontanare.

 

Inoltre è sempre buona norma indossare scarponi alti fino al malleolo (e calzettoni), mentre avere con sé una benda elastica della larghezza di 5 centimetri è utile perché essere utilizzata nelle fasciature in caso di morso in attesa del trattamento da parte del personale medico. Da dimenticare le scene hollywoodiane in cui il protagonista succhia via il veleno: questo può solo peggiorare le cose.

 

Ma cosa fare nel caso in cui si venisse morsi da un serpente velenoso? Innanzitutto per riconosce il morso di una vipera bisogna cercare la presenza di due fori, distanziati di circa un centimetro l’uno dall’altro, seguiti da forellini più piccoli. I due fori più grandi sono quelli dei denti attraverso i quali la vipera inietta il veleno, mentre i segni più piccoli sono quelli lasciati dagli altri denti. 

 

In genere l’inoculazione del veleno provoca un dolore intenso, gonfiore, arrossamento e successivo livido. Dopo circa 30 minuti possono presentarsi altri disturbi come secchezza della bocca, cefalea, giramenti di testa, aumento della frequenza cardiaca e abbassamento della pressione arteriosa. La gravità degli effetti dipende principalmente dalla quantità di veleno iniettato rispetto al peso corporeo del malcapitato.

 

Naturalmente è importante chiamare immediatamente il Numero unico per le emergenze al 112 e mantenere la calma. La persona morsa deve rimanere ferma per non aumentare la frequenza cardiaca, che causerebbe un aumento della velocità d’immissione in circolo del veleno. Successivamente può essere utile applicare una medicazione compressiva sulla zona del morso, anche applicare del ghiaccio può attenuare il dolore e ridurre la velocità di assorbimento del veleno. Come già anticipato la ferita non va incisa e non si deve succhiare esternamente il veleno.

Ecco i serpenti che vivono in Trentino:

Biacco nero (Hierophis carbonarius)

Questo serpente forse è più noto con il suo nome in dialetto “carbonazzo”, un nome legato al suo caratteristico colore di fondo nero tipico degli esemplari adulti (dopo i 3-4 anni). Il biacco nero è un serpente legato alle zone ecotonali (transizione tra un ambiente e l’altro) del fondovalle e degli spazi aperti. Mediamente lungo 130 centimetri e il più veloce dei serpenti italiani. Questo serpente gode di un’ottima vista, caratteristica che gli permette di cacciare in maniera lucertole, ramarri, orbettini e altri serpenti (anche vipere), oltre a micro-mammiferi come arvicole, topi o ratti (potenzialmente dannosi per le derrate alimentari). In questo senso la sua presenza può rivelarsi utile per contenere il numero di questi roditori.

 

Colubro liscio (Coronella austraica)

Si tratta di un serpente poco conosciuto che abita sassaie, ruderi o muretti a secco. Per via della colorazione di fondo, le dimensioni, e la capacità di appiattire la testa per renderla “triangolareggiante”, spesso viene confuso con le vipere e per sua sfortuna ucciso. Come le vipere partorisce piccoli vivi già formati mentre la sua dieta è composta soprattutto da lucertole e orbettini, occasionalmente anche da altri serpenti.

 

Colubro del Riccioli (Coronella girondica)

Molto simile al colubro liscio è molto raro incontrarne uno.

 

Saettone comune (Zamenis longissimus)

Anche in questo caso il serpente è più noto con il suo corrispettivo dialettale “lanza”. Negli adulti il colore tipico è costituito da un omogeneo verde, che aiuta questo serpente, abile arrampicatore, nel mimetizzarsi tra le fronde delle piante. Oltre ai micro-mammiferi può predare anche nidiacei.

 

Natrice (o biscia) dal collare barrata (Natrix helvetica)

Il nome deriva da un vistoso collarino chiaro (da bianco a giallo) presente ai lati della testa, che può rendersi meno evidente con l’avanzare dell’età dell’animale. Questo serpente vive principalmente lungo i corsi d’acqua ma non è raro trovarlo anche lontano dagli ambienti umidi. È la biscia più comune. 

 

Natrice (o biscia) tassellata (Natrix tassellata)

E’ la biscia più legata a corpi d’acqua perenni. E' abitante comune dei nostri laghi e dei nostri corsi d’acqua, dove spesso si può rinvenire in termoregolazione sulle rive. Si nutre prevalentemente di pesci e in minor misura di anfibi. Non morde mai, neppure se manipolata.

 

Vipera comune (Vipera aspis)

È la vipera con la distribuzione altitudinale più ampia, e quindi più facile da incontrare. Questa vipera, in Trentino, è diffusa dai circa 70 metri di altitudine (zona di Riva del Garda) ai 2.200 metri di quota. In provincia di Trento è presente anche la sottospecie francisciredi (detta Vipera di Redi, in onore del noto naturalista Francesco Redi fondatore della Biologia sperimentale) caratterizzata da un disegno a rettangoli neri sfalsati lungo la linea di mezzeria del dorso dell’animale, su di un fondo omogeneo variabile color grigio chiaro/nocciola/brunastro/rossastro.

 

Marasso (Vipera berus)

Questo serpente in Trentino è tipicamente legato alle porzioni sommitali della montagna, è presente dagli 800-1.000 metri di quota fino a quasi 3.000 metri. Il disegno sul dorso è una grecale (o sinusoide) su sfondo brunastro, nelle femmine, o grigio cenere nei maschi. Sono molto comuni gli esemplari melanici (completamente neri) o melanotici (quasi completamente neri).

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