Il futuro della Turchia si deciderà al ballottaggio: Erdoğan non supera il 50%, dovrà vedersela con Kılıçdaroğlu
Nonostante l’affluenza record si dovrà attendere il ballottaggio del prossimo 28 maggio per conoscere il prossimo presidente della Turchia: la sfida sarà tra Recep Tayyip Erdoğan e Kemal Kılıçdaroğlu
ANKARA. Con il 99% delle schede scrutinate nessuno dei principali candidati è riuscito a superare il 50% dei voti così, per conoscere il prossimo presidente della Turchia, si dovrà attendere il ballottaggio del prossimo 28 maggio. Il presidente uscente Recep Tayyip Erdoğan si è fermato poco sopra il 49% dei consensi mentre il leader del Partito Popolare Repubblicano (Chp) e “dell’alleanza della nazione”, Kemal Kılıçdaroğlu, si è attestato attorno al 45%.
In vista del ballottaggio il nazionalista di Destra, Sinan Ogan, potrebbe essere decisivo nonostante abbia raccolto solo il 5% dei voti. Un risultato che per certi versi è comunque notevole visto che Ogan era sostenuto da una colazione formata da cinque piccoli partiti nazionalisti che alle elezioni parlamentari (che si sono svolte in contemporanea) hanno conquistato un unico seggio.
Da segnalare l’affluenza record che ha sfiorato il 90% degli aventi diritto, particolarmente corposo anche il voto dall’estero. Ad ogni modo Erdoğan, dopo vent’anni di dominio quasi incontrastato, non è riuscito a centrare l’obiettivo di vincere le elezioni al primo turno.
In un primo momento lui stesso aveva sostenuto di avere un buon margine di vantaggio sul suo sfidante ma con il passare delle ore, e delle schede scrutinate, il suo vantaggio si è via via ridotto fino a scendere sotto la soglia del 50%. In vista del 28 maggio ci si attende una dura campagna elettorale combattuta senza esclusione di colpi.
La coalizione di Kılıçdaroğlu, che gode del sostegno esterno del Partito Democratico dei Popoli (filocurdo), è formata dal Chp e da alcune formazioni minori fra cui il Partito della Felicità (conservatore islamista) e il Partito Democratico (Centrodestra), ma anche da ex membri o alleati dell’Akp come il Deva-Partito democratico e progressista dell’ex ministro dell’economia Ali Babacan, il Partito del Futuro dell’ex primo ministro Ahmet Davutoğlu e infine il Buon Partito fondato da Meral Akşener, un’altra ex ministra che è legata al gruppo paramilitare nazionalista dei “lupi grigi”. Quest’ultima in particolare per entrare nell’alleanza della nazione ha dovuto ammorbidire le sue posizioni. Dal canto suo il presidente uscente può contare sul sostegno del suo Partito della Giustizia e dello Sviluppo (Akp) e su movimenti nazionalisti e islamisti minori.