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Golpe in Niger, l’esperta di Unitn: “Da qui passano i flussi migratori per l’Italia, la Russia e i mercenari Wagner estendono la loro influenza sull’area del Sahel”

Nelle scorse ore il presidente del Niger Mohamed Bazoum è stato deposto da un golpe militare, Sara de Simone della Scuola di Studi Internazionali dell’Università di Trento: “Paradossalmente è anche grazie ai fondi europei per il contrasto dell’immigrazione che le forze di sicurezza di questi Paesi sono diventate più potenti”. Ecco perché il colpo di stato riguarda da vicino l’Italia e il Trentino

Di Tiziano Grottolo - 28 luglio 2023 - 13:48

NIAMEY (Niger). Tutto è lo scorso mercoledì, 26 luglio, quando alcuni soldati della Guardia presidenziale hanno circondato il palazzo del presidente del Niger, Mohamed Bazoum, e altri edifici ministeriali della capitale Niamey. Poche ore dopo il colonnello Amadou Abdramane, portavoce dei golpisti, ha annunciato in diretta televisiva la deposizione del presidente Bazoum che si sarebbe resa necessaria per mettere fine “al continuo deterioramento della situazione della sicurezza e della cattiva gestione economica e sociale”.

 

La presa di potere da parte dell’autoproclamato “Consiglio nazionale per la salvaguardia della patria” è stata condannata dalla Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (un’organizzazione regionale che riunisce una quindicina di Paesi dell’area). Anche gli Stati Uniti e diversi Paesi europei si sono schierati contro il golpe. Ciononostante i militari ribelli sembrano avere il controllo della situazione, i confini del Paese sono stati chiusi ed è stato imposto il coprifuoco.

 

Secondo alcuni analisti il colpo di stato sarebbe stato orchestrato dal generale, nonché comandante della Guardia presidenziale, Abdourahmane Tchiani. Si tratta di un fedelissimo dell’ex presidente (dal 2011 al 2021) Mahamadou Issoufou, che venne sconfitto alle ultime elezioni proprio da Bazoum. Quest’ultimo aveva già dovuto affrontare un tentativo di golpe nel 2021, pochi giorno dopo essere entrato in carica. La situazione in Niger resta comunque caotica. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha spiegato che la Farnesina e l’ambasciata sono in contatto con i circa 170 italiani che vivono nel Paese che “sono stati tutti contattati dall’Unità di crisi e invitati a rimanere nelle loro abitazioni”.

 

“Assieme al Burkina Faso, il Niger è uno dei tre grandi Paesi dell’area a essere stato toccato dall’insorgenza jihadista che si è sviluppata in Mali” sottolinea Sara de Simone, assegnista di ricerca alla Scuola di Studi Internazionali dell’Università di Trento. “Il tema della sicurezza è stato uno dei pretesti che ha fatto da filo conduttore fra i golpe che recentemente hanno coinvolto tutti e tre questi Paesi”.

 

In poco meno di un anno i governi di Mali (maggio 2021) e Burkina Faso (gennaio-settembre 2022) sono stati rovesciati da due colpi di stato. Ciò ha coinciso anche con una svolta in senso anti-occidentale per i due Paesi che un tempo erano considerati degli alleati fondamentali, sia per quanto riguarda la lotta al terrorismo jihadista che per il contrasto dei flussi migratori attraverso la regione del Sahel.

 

La Russia e i mercenari della Wagner – precisa de Simone – hanno esteso la loro influenza e la loro presenza in questi Paesi, tradizionalmente alleati dell’Occidente e strettamente legati alla Francia. Ora il colpo di stato in Niger mette tutti in allerta anche se è presto per capire quali saranno gli sviluppi”. Nel corso degli anni vari Stati europei hanno investito somme ingenti nell’area per contrastare il terrorismo e l’immigrazione. A metà luglio è stata proprio l’Italia ad annunciare di aver concluso un accordo per finanziare con 7,5 milioni di euro, arrivati dal Fondo Migrazioni 2023, tre progetti in Niger con l’obiettivo di “sostenere le capacità operative del Paese per combattere i trafficanti”. Tuttavia queste risorse vengono spese anche per armare le forze di sicurezza, che poi sono le stesse che hanno preso parte al golpe dei giorni scorsi.

 

“Paradossalmente è anche grazie a questi fondi che le forze di sicurezza sono diventate più potenti – conferma la studiosa di Unitn – il fatto è che l’obiettivo che si pongono questi progetti è di fatto impossibile da realizzare”. I flussi migratori riescono spesso e volentieri a sfuggire ai controlli delle autorità, soprattutto in Stati i cui confini sono permeabili e difficili da controllare. Il Niger, che per molti anni è stato uno degli hub principali delle rotte migratorie verso la Libia, ha un’estensione di 1.267.000 chilometri quadrati, che supera quelle di Italia, Germania, Francia e Svizzera messe insieme. In altre parole secondo de Simone, l’approccio improntato sul finanziamento degli apparati di sicurezza ha sicuramente molti limiti: “Finora i flussi migratori sono sempre riusciti a evadere qualsiasi tipo di misura securitaria sia stata imposta”.

 

Come già anticipato è ancora presto per capire quale sarà il futuro del Niger: “Tutti i partner occidentali hanno condannato il colpo di stato ma le forze armate hanno già chiesto di non interferire con quanto sta accadendo”. Nel Paese c’era malcontento, soprattutto legato alle condizioni economiche dei cittadini, ma il clima non sembrava tale da giustificare un golpe. “L’impressione è che si sia trattato di uno scontro di potere interno, almeno per il momento non c’è stata una mobilitazione popolare né in un senso né nell’altro, fatta eccezione per alcune manifestazioni pro-democrazia che si sono tenute nella capitale. I prossimi giorni – conclude de Simone – saranno cruciali per comprendere i possibili sviluppi”.

 

La stabilità dei Paesi del Sahel riguarda da vicino l’Italia e di conseguenza anche il Trentino. Dal primo gennaio sono stati 87.698 i migranti sbarcati sulle coste italiane. Tutte queste persone devono poi essere affidate ai vari servizi di accoglienza fra cui quello della Provincia di Trento dove la maggior parte dei richiedenti asilo è di nazionalità nigeriana, pakistana e maliana: migranti che per buona parte potrebbero essere passati proprio dal Niger.

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