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Etichetta d'origine obbligatoria su mandorle, nocciole e pistacchi. Coldiretti: "Una nostra battaglia storica per mettere in trasparenza un settore in crescita"

La frutta secca in Italia vale un giro d'affari da oltre 1 miliardo di euro. Con il 2025 è scattato l'obbligo di indicazione d'origine. Il presidente di Coldiretti del Trentino Alto Adige, Gianluca Barbacovi: "Bene, ma resta ancora anonima l'indicazione della provenienza dei prodotti per i dolci"

Pubblicato il - 03 January 2025 - 09:59

TRENTO. Dal 1 gennaio è scattato l’obbligo dell’indicazione d’origine della frutta secca sgusciata, dalle nocciole alle mandorle, dai fichi secchi ai pistacchi. Si mette in trasparenza un settore che negli ultimi anni ha registrato una forte crescita dei consumi. A intervenire Coldiretti dopo l'entrata in vigore del regolamento dell'Unione europea che impone di chiarire l'indicazione di provenienza che va a completare la norma già esistente per il guscio.

 

 

Il provvedimento arriva  in concomitanza con il periodo natalizio, dove tradizionalmente è maggiore la presenza di mandorle, nocciole e così via sulle tavole anche se negli ultimi anni il consumo è cresciuto in generale, spinto dalle nuove tendenze salutiste.

 

"L’etichettatura obbligatoria dei cibi - spiega Gianluca Barbacovi, presidente di Coldiretti Trentino Alto Adige - è una battaglia storica della Coldiretti. E' stata introdotta per la prima volta in tutti i Paesi dell’Unione europea nel 2002 dopo l’emergenza mucca pazza nella carne bovina per garantire la trasparenza con la rintracciabilità e ripristinare un clima di fiducia. Da allora molti progressi sono stati fatti, con l’indicazione della provenienza che è stata estesa a circa i quattro quindi della spesa, anche se resta anonima l’origine dei legumi in scatola, della frutta nella marmellata o nei succhi, del grano impiegato nel pane, biscotti o grissini senza dimenticare la carne o il pesce venduti nei ristoranti".

 

Secondo un’analisi Coldiretti su dati Ismea-Nielsen, nel 2023 le famiglie italiane ne hanno acquistati 115 milioni di chili, per una spesa di 1,1 miliardi di euro. Ma se si considera anche il prodotto usato dall’industria dolciaria la quantità arriva a sfiorare i 640 milioni di chili.

 

La normativa prevede l'obbligo di etichettatura dell'origine per la frutta secca sgusciata o essiccata e i prodotti di IV gamma, compresi funghi non coltivati, zafferano e capperi. Le informazioni relative all'origine devono essere chiaramente visibili sull'imballaggio e/o sull'etichetta e l'indicazione del paese d'origine deve risaltare maggiormente rispetto all'indicazione del paese in cui è avvenuto l'imballaggio.

 

"Resta però anonima - aggiunge Barbacovi - l’indicazione della provenienza della frutta secca usata nella preparazione dei dolci come, per esempio, le creme di nocciole, anche se negli ultimi anni è cresciuto il numero dei produttori che appongono volontariamente informazioni sull’origine. Il rischio è legato principalmente alle importazioni di prodotto estero che non rispetta le stesse regole in materia di usi di pesticidi vigenti nell’Ue e che presenta spesso alti livelli di residui di sostanze pericolose, dalle nocciole turche ai pistacchi iraniani".

 

Una battaglia che Coldiretti ha portato dall'anno scorso anche in Europa "con il lancio di una proposta di legge di iniziativa popolare per per rendere obbligatoria l’origine degli ingredienti su tutti gli alimenti in commercio nella Ue. L’obiettivo è raggiungere un milione di firme per dire basta ai cibi importati e camuffati come italiani e difendere la salute dei cittadini e il reddito degli agricoltori. Solo così sarà possibile porre fine all’inganno dei prodotti stranieri spacciati per tricolori permesso dall’attuale norma del codice doganale sull’origine dei cibi che consente l’italianizzazione grazie ad ultime trasformazioni anche minime", conclude Barbacovi.

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