"Il latte a 1,80 al litro? Non c'era alternativa". L'allarme del presidente degli allevatori: "Mantenere una mucca costava 6 euro al giorno, ora più di 10"
Il presidente degli allevatori conferma che potrebbero esserci ancora dei rincari sul costo del latte. Gli aumenti si riflettono dagli allevatori ai caseifici, dal costo del mangime raddoppiato a quello del metano per la lavorazione del latte. Broch: "Abbiamo cercato di assorbire tutti i costi ma ormai è dura. Siamo fermi a un acconto mensile di 45 centesimi al litro dal 2017-2018"
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TRENTO. "Rincaro del latte? Le latterie stanno scoppiando: non c'era alternativa". Così parla il presidente degli Allevatori trentini, Giacomo Broch, confermando l'annuncio di Latte Trento pronta ad aumentare i prezzi del latte da ottobre, arrivando così a 1,80 euro al litro.
"Questi rincari non andranno a coprire completamente i costi effettivi che ci sono attualmente - prosegue Broch - peseranno sul consumatore e questo dispiace. Ma la situazione è insostenibile dagli allevatori ai caseifici".
I costi del latte in questo momento sono a 1,60 euro, conferma il presidente degli allevatori, "con un rincaro che era arrivato già poco tempo fa". Dalla stalla ai costi dei caseifici: "Si parte dal discorso alimentare - prosegue il presidente - con il raddoppio dei costi dei mangimi già presente nel 2021, facciamo ancora fatica a reperire fieno, erba medica. A questo si è aggiunto il problema della siccità in estate quindi molte sono state le ripercussioni sul foraggio. In più da dopo lo scoppio della guerra in Ucraina sono aumentati i costi energetici anche per le stalle, noi allevatori stiamo cercando di assorbire tutti i costi ma ormai inizia a diventare troppo anche per noi. Di positivo abbiamo ben poco in questo momento, se non la passione all'interno delle nostre stalle".
In Trentino in soli 7 mesi da inizio anno 15 allevamenti di vacche da latte sono state costrette a chiudere e la situazione non sta migliorando. Alcuni allevatori hanno dovuto procedere con l'abbattimento degli animali per ottimizzare la gestione aziendale, mandando al macello le vacche più anziane e meno produttive per non lavorare in perdita.
Senza parlare degli incrementi delle bollette sul metano per quanto riguarda i caseifici: "Il processo di lavorazione del latte necessità di tanti passaggi, dal raffreddamento al riscaldamento alla sterilizzazione". Se prima si parlava di "6 euro al giorno per mantenere una vacca, ora si superano i 10".
Per quanto riguarda gli acconti di Latte Trento ai soci, "siamo fermi a un acconto mensile di 45 centesimi al litro, prezzi che sono così dal 2017-2018. Abbiamo sempre ammortizzato noi, abbiamo tenuto duro. Noi però siamo l'ultimo anello della catena".
L'allarme era stato lanciato a livello nazionale già a inizio settembre da da due colossi del comparto lattiero caseario, il Gruppo Granarolo e Lactalis a cui si era unita anche Confagricoltura per chiedere al Governo interventi urgenti per salvare le imprese del settore a causa dei costi di produzione troppo alti. Entrambe avevano chiesto un intervento pubblico per scongiurare che "l'aumento dei costi energetici faccia schizzare il prezzo del latte oltre i 2 euro al litro".