Dalla telecabina alle tre funi, tre progetti per il grande impianto Trento-Monte Bondone. Un investimento dai 35 ai 60 milioni per unire la città e la sua montagna
Il gruppo tecnico guidato da Trentino sviluppo ha individuato tre ipotesi per il collegamento a fune tra Trento e il Bondone. Il presidente Fugatti: "Un impianto per lo sviluppo del capoluogo e del Trentino. Ora il percorso condiviso per la scelta migliore". Il sindaco Ianeselli: "Noi siamo per un’idea di città verde e verticale"
TRENTO. Telecabina, impianto a tre funi oppure una soluzione mista con una funifor e una telecabina per arrivare a Vason. Un investimento tra i 35 e i 60 milioni e costi di gestione nella forbice tra 1 milione e mezzo e 2 milioni e mezzo. Queste le ipotesi per il grande impianto in grado di collegare via fune la città di Trento e la sua montagna, il Monte Bondone.
"La nostra volontà - commenta Maurizio Fugatti, presidente della Provincia di Trento - è quella di individuare la scelta migliore dal punto di vista del progetto e per quanto riguarda la procedura per far partire i lavori al più presto e far decollare un’opera molto attesa e che intende dare un valore aggiunto dal punto di vista della vivibilità, del turismo e dell’accessibilità del Monte Bondone".
Dopo circa un anno di lavoro il gruppo tecnico, composto da tecnici di Trentino Sviluppo e in cui siedono rappresentanti della Provincia e del Comune, ha individuato 3 soluzioni progettuali per il collegamento funiviario. Le ipotesi saranno ora al centro del confronto tra le istituzioni coinvolte al fine di individuare la soluzione che consenta di avvicinare con un mezzo di trasporto meno impattante rispetto alle auto il capoluogo con la sua montagna.
"Il nuovo collegamento, all’insegna della mobilità sostenibile, potrà infatti trasformarsi in un valore aggiunto cruciale per lo sviluppo futuro del capoluogo e di tutto il Trentino. La vicinanza ai laghi, unita alla possibilità di salire rapidamente e con mezzi non inquinanti sul monte Bondone - continua Fugatti - può permettere a Trento di ottenere particolarità turistiche e ambientali uniche. C'è l’interesse finanziario della Provincia, siamo inoltre convinti che ci siano anche le premesse per un interesse privato. Ora parte il percorso condiviso che potrà portare alla progettazione definitiva".
Sono diverse le ipotesi progettuali proposte dal gruppo tecnico e illustrate nei dettagli da Albert Ballardini, vice presidente di Trentino Sviluppo, con l’ingegnere Gianni Baldessari, direttore impianti turistici della società. Tre sono quelle che dovranno essere analizzate congiuntamente da Provincia e Comune di Trento per arrivare a una decisione definitiva. Il gruppo ha progettato diverse soluzioni con partenze dall’Area ex Sanseverino e dall’area Motorizzazione.
Le tre le soluzioni previste con partenza dalla Destra Adige: un impianto cabinovia con fermata intermedia a Sardagna e Vaneze con arrivo a Vason; un impianto trifune il cui percorso prevede l’approdo diretto a Vason senza fermata intermedia a Sardagna e Vaneze o un impianto speciale per il primo tronco e telecabina per il secondo tronco con stop intermedio a Sardagna e Vaneze e arrivo a Vason.
Nell’ipotesi 1 e 3 si prevede la possibile dismissione della Funivia Trento-Sardagna, l’apertura dell’impianto per 360 giorni all’anno, per una tipologia di utenza urbana e turistica. Il costo per le prime due ipotesi varia dai 31 milioni ai 35 milioni di euro. L’ipotesi 2 prevede la necessità di mantenere l’attuale Funivia Trento-Sardagna poiché il nuovo impianto raggiungerebbe direttamente la località di Vason per un costo totale di 60 milioni di euro.
L'impianto a tre funi sembra destinato a restare nel cassetto: poco appetibile sul fronte degli investimenti privati, un'opera prevalentemente turistica, ci sarebbe il sorvolo di alcuni edifici a Sardagna (qui non è prevista una stazione) e Vaneze e gli elettrodotti di Terna andrebbero interrati. I volumi delle stazioni, l'altezza dei sostegni e gli ingombri di legge vengono definiti impattanti.
La telecabina e la soluzione mista richiedono di alzare gli elettrodotti e i sostegni ricadono a ridosso della cava. L'opera sarebbe urbana e turistica, diverse le ricadute dell'infrastruttura: contenuti nel primo caso e molto impattanti nel secondo caso. Entrambi prevedono una stazione a Sardagna.
"Le proposte daranno il via a un dibattito anche dentro la città. Questo progetto - dice l'assessore Roberto Failoni - è determinante sia per la sua valenza sociale che turistica. Avere un impianto di questo tipo rappresenterà un salto di qualità enorme per la città e per il Trentino stesso, vediamo del resto la potenzialità che ha un’infrastruttura simile per Bolzano e Innsbruck. Con questa soluzione dovremmo riuscire a dare quella risposta definitiva ai problemi che ha avuto la montagna di Trento. Un intervento che va portato a terra in tempi relativamente brevi e che permette di tradurre in concreto l’attenzione all’ambiente".
L’ipotesi in campo per realizzare l’impianto è quella di ricorrere a un project financing, una formula che preveda la sinergia tra risorse pubbliche e private. Sul tavolo di Provincia e Comune c’è quindi la possibile pubblicazione di una manifestazione di interesse per stimolare la presentazione da parte di soggetti privati di un progetto con relativa quota di finanziamento a cui aggiungere, eventualmente, una parte di finanziamento pubblico.
La manifestazione di interesse individuerà alcune caratteristiche progettuali che il committente pubblico ritiene fondamentali e che il proponente privato dovrà inserire nella propria proposta. Il cronoprogramma indicato è quello di arrivare alla pubblicazione della manifestazione d’interesse entro l’anno in corso. In base alle tempistiche proprie dello strumento del project financing l’assegnazione dei lavori potrebbe avvenire nel corso del 2023, anno in cui si ritiene quindi possano partire i cantieri per il nuovo collegamento funiviario tra Trento e il monte Bondone.
"La convinzione da parte della Provincia e del Comune di Trento è quella di dare al nostro capoluogo, ma anche a tutto il Trentino, un elemento in più fondamentale per il futuro. L’ambizione che contraddistingue il percorso è quella di creare sul monte Bondone una nuova dimensione di ecologia, mobilità e sport. C’è una possibilità di sviluppo - aggiunge l'assessore Mirko Bisesti - anche per le attività private e di un effetto positivo per tutto il nostro territorio: pensiamo alle presenze turistiche, alla centralità del Muse, a tutti i luoghi culturali. In generale alla vocazione di Trento e del Trentino di saper coniugare in modo vincente turismo, attenzione all’ambiente, cultura, pratica sportiva".
Il gruppo tecnico era stato avviato circa un anno fa sotto la guida dell’allora vice presidente di Trentino Sviluppo, Fulvio Rigotti, al quale dall’estate 2021 è subentrato l’attuale numero due della società partecipata, Albert Ballardini. Durante i mesi di lavoro, il gruppo si è riunito più volte sotto il coordinamento della direzione generale della Provincia e ha raggiunto una condivisione tecnica su tre ipotesi progettuali che ora dovranno essere vagliate da piazza Dante e da Comune di Trento.
"Quando si parla di un impianto, si deve parlare della visione che ci sta dietro. Noi siamo per un’idea di città verde e verticale. La città è il suo monte Bondone, un’oasi alpina che con l’infrastruttura diventa raggiungibile in una ventina di minuti. I due punti fondamentali per la città sono la fermata a Sardagna e l’attenzione all’intermodalità, con i collegamenti veloci tra i punti di arrivo a Trento e la partenza per il Bondone. Il tema dell’impianto e lo sviluppo della montagna di Trento vanno di pari passo, così come l’esigenza di avere un collegamento utile per i cittadini e per lo sviluppo del turismo. Il confronto sulle soluzioni è aperto e ne parleremo il 4 marzo in un consiglio straordinario. E c'è la possibilità di interesse dei privati", conclude il sindaco Franco Ianeselli.