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"M**da, questa è la lezione che ti meriti",  poliziotta trans aggredita da tre ultras. Il suo racconto: "I calci e i pugni non finivano mai. Ero una maschera di sangue"

In tre contro una. Il tremendo episodio è avvenuto in un locale a Trento, ad aggredire la poliziotta sarebbero stati tre ultras della curva Mair del Calcio Trento riconducibili alla “Nuova Guardia”, il gruppo di estrema destra. "Ho preso un pugno in faccia che mi ha fatto finire a terra, ho cercato di ripararmi in bagno ma uno dei tre mi ha afferrata spingendomi verso gli altri due che hanno continuato a colpirmi”

Di Giuseppe Fin - 22 febbraio 2025 - 19:40

TRENTO. “Merda, questa è la lezione che ti meriti”. I pugni non si fermavano mai: sul volto, sulla testa e sullo stomaco. Il viso era diventato una maschera di sangue. “A un certo punto sono finita a terra e, per ripararmi, mi sono chiusa a uovo. I pugni sono diventati calci, non so nemmeno quanti siano stati”. È la poliziotta transgender a raccontare quei terribili momenti vissuti nella notte tra il 14 e il 15 febbraio, in un locale a poca distanza dallo stadio Briamasco.

 

Minuti interminabili, durante i quali è stata brutalmente aggredita da tre ultras della curva Mair del Calcio Trento, riconducibili, secondo le prime informazioni, alla “Nuova Guardia”, il gruppo di estrema destra di cui numerosi esponenti sono già stati vittime in passato di Daspo.

 

Ripercorrere le fasi dell'aggressione non è facile. In certi momenti la voce trema, ma la rabbia è tanta per tutto quello che le è successo. “Saranno state le due e mezza di notte quando sono entrata nel locale”, inizia a raccontare. “All'interno eravamo davvero in pochi: io, la barista e tre uomini. Uno lo conoscevo perché frequenta il Briamasco e sapeva anche che sono una poliziotta”.

 

Il clima inizialmente sembrava di massima tranquillità, tanto che fra la poliziotta transgender e gli altri tre clienti c'è stato anche uno scambio di parole. Verso le tre, però, al momento di lasciare il locale, in pochi secondi quella che era iniziata come una nottata tranquilla si trasforma in un inferno di violenza inaudita.

 

“Ci siamo alzati per metterci la giacca”, racconta la poliziotta, “e tutto a un tratto uno dei tre, passandomi vicino, mi ha dato una spinta, una spallata. Gli ho subito detto di stare più attento e ha iniziato a offendermi perché sono transgender. Parole che mi hanno fatto male e davvero incazzare, a tal punto che mi sono girata e gli ho dato uno schiaffo”. Da lì è partita la tremenda aggressione: tre contro una.

 

“Ho subito ricevuto un pugno in faccia che mi ha fatto finire a terra e penso sia stato quello a rompermi il naso”, spiega la poliziotta. “Ho cercato di rialzarmi per difendermi, ma sono stata immediatamente raggiunta da un'altra serie di pugni violentissimi, sempre in faccia”. Pugni che continuavano ad arrivare fino a quando ha tentato di liberarsi dei tre, cercando rifugio in bagno, senza riuscirci. “Uno dei tre mi ha afferrata e respinta nuovamente verso gli altri due, che hanno continuato a colpirmi fino a quando, sfinita, sono finita di nuovo a terra e mi sono chiusa a uovo. Non vedevo più nulla e mi sono arrivati diversi calci”.

 

Attimi terribili, sotto gli occhi della barista terrorizzata che, nonostante la paura di essere coinvolta nella violenza, ha cercato di fermarli. “A un certo punto”, continua la poliziotta, “si sono bloccati e uno di loro si è messo sopra di me dicendomi: 'Merda, questa è la lezione che ti meriti'. Poi se ne sono andati. Non so come ho fatto, ma mi sono alzata: ero una maschera di sangue, ce l'avevo dappertutto, anche sulle calze. Dopo essermi ripulita un po' in bagno, mi sono diretta in ospedale”.

 

Qui la poliziotta è stata immediatamente soccorsa: 18 punti di sutura per le ferite in faccia, 4 per i tagli in testa, naso rotto, colpi al costato, tumefazioni sulla schiena e un trauma cranico. “Per tornare a casa, non riuscendo a guidare, ho preso un taxi e solo lì, vedendo le  ferite allo specchio, mi sono resa conto con quanta violenza sono stata colpita”.

 

La denuncia è stata presentata pochi giorni dopo e immediatamente sono partite le indagini da parte della polizia per individuare con certezza i responsabili del grave episodio. La poliziotta è stata contattata dal sindaco di Trento, Franco Ianeselli, che telefonicamente le ha espresso la propria solidarietà e quella della città, condannando la tremenda aggressione.

 

“Ora ho paura di girare per la città. Però non posso fare altrimenti: loro hanno fatto quello che sappiamo e devono prendersi le loro responsabilità, anche se probabilmente sono persone che non amano le responsabilità. Ma questo è un loro problema e non può diventare il mio. Gli omosessuali, e spesso in particolare i trans, sono abituati a subire attacchi e derisioni. Ma siamo forti e ci vogliono gli attributi per andare avanti, quelli che tanti uomini non hanno. Quando si subiscono certe cose bisogna denunciare. Non bisogna avere paura”.

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