PODCAST. "L'anoressia mette a tacere il corpo e i suoi bisogni", Federica Zuccollo racconta la malattia e la guarigione: "La montagna mi ha salvata"
La 31enne ex pallavolista e oggi appassionata atleta di corsa in natura si racconta ai microfoni di Marta Manzoni: "La montagna è terapia e meditazione. Ho imparato a stare con me stessa, ad ascoltare il corpo e i suoi bisogni. La corsa è anche condivisione di emozioni con gli altri, con chi corre con te e con le persone che fanno il tifo. Sui disturbi alimentari c'è ancora poco conoscenza"
TRENTO. “L'anoressia mette a tacere il corpo e i suoi bisogni. La montagna mi ha salvata, perché mi ha insegnato ad ascoltarmi e ha messo a tacere la malattia”. Federica Zuccollo, 31enne ex pallavolista e oggi appassionata di trail running, di corsa nella natura, è l'ospite della puntata di questa settimana di "Da quassù", il podcast de Il Dolomiti realizzato dalla giornalista Marta Manzoni, che racconta la montagna a 360 gradi, dando voce a chi la vive e la studia e la ama, per offrire diverse prospettive sulle terre alte.
Nell'intervista Federica racconta dell'anoressia, di cui ha sofferto, e di come lo sport, e in particolare la corsa in montagna, sia stato una terapia per il corpo e per la mente.
“Ho scoperto la corsa in natura qualche anno fa – racconta, - quando iniziavo a stare meglio. Avevo ripreso a giocare a pallavolo a livello amatoriale e due mie compagne mi hanno avvicinato a questa disciplina. La montagna è stata davvero la mia salvezza: mi ha aiutato ad imparare ad ascoltare il mio corpo. Soprattutto quando si corre in montagna è importante ascoltare, accogliere e curare i segnali che manda il proprio corpo. Questo che può sembrare banale, con l'anoressia non avviene, perché questa malattia mette a tacere il corpo e le emozioni. La montagna, al contrario, mi ha insegnato a mettere a tacere la malattia”.
Praticare attività fisica per Federica è stato ed è una terapia anche per la mente: “Stimola la produzione di endorfine e serotonina: permette, quindi, di fare pensieri positivi, di sconfiggere ragionamenti malati, di liberarsi anche dallo stress – spiega. - Per me l'ultra running è conoscenza di me stessa, del mio corpo, ma anche condivisione con le altre persone che faticano quanto me o con chi fa il tifo e mi incoraggia; è accettare qualsiasi difficoltà che subentra durante la gara. E' sicuramente fatica, ma non sofferenza”.
Praticare corsa in montagna per la 31enne rappresenta anche un momento di meditazione. “Per molti anni ho maltrattati il corpo. Ora, mentre corro, riesco a stare con me stessa, con le mia emozioni, con lo stato fisico che provo in quel momento. Riesco a staccare dal resto dei pensieri e vivermi appieno le sensazioni che mi dà il mio corpo. Provo gioia, spensieratezza magari quando corro con gli amici, oppure sfogo e rabbia e talvolta gratitudine per tutto quello che posso fare”.
Al pari della pallavolo, la corsa nella natura per Federica è uno sport di squadra. “Anche se sembra paradossale – precisa, - la corsa mi ha aiutato a stare con le persone, a socializzare, ho conosciuto la gentilezza di coloro mi hanno aiutata quando ero in difficoltà, che hanno gioito per i miei successi, che mi sono stati vicini nelle sconfitte. Inoltre, mi ha insegnato a condividere le emozioni con altre persone”.
Federica Zuccollo si batte per diffondere maggiore consapevolezza sui disturbi alimentari. “Spesso inseguiamo un ideale di perfezione, che magari ci viene trasmesso dagli influencer attraverso i social, che non esiste. Credo che la nostra società tenda a vedere il disturbo alimentare solo attraverso il corpo: etichettiamo come anoressica una persona estremamente magra e, al contrario, una persona estremamente grassa la definiamo obesa. Purtroppo ci sono tante altre sfaccettature e, talvolta, soffre di disturbi alimentari anche chi ha un peso giusto. C'è un lavoro di fondo da fare, di conoscenza e di prevenzione. Servirebbe una maggiore educazione alimentare”.