A Maso delle Part ciliegi in prova
Laureato in Scienze Agrarie all'Università di Padova, dal 1961 al 1994 è stato docente all'Istituto Agrario di San Michele
La coltivazione di ciliegio dolce da frutto basata su piante a taglia bassa ha il futuro assicurato anche in termini di espansione. Lo afferma Nicola Dallabetta, tecnologo frutticolo della Fondazione Mach che si occupa di ciliegio nell’azienda sperimentale Maso delle Part di Mezzolombardo. Gli impianti dovranno corrispondere a tre requisiti: essere intensivi (almeno 200 piante a ettaro), costituiti da piante innestate su portainnesto debole (tipo Gisela 5 o anche più debole e quindi più riduttivo della taglia), realizzati secondo nuove forme di allevamento.
Da alcuni anni all’interno dell’azienda sperimentale sono in prova 4 forme nuove di allevamento. Due di tipo pedonabile, cioè con piante a taglia ridotta per consentire l’effettuazione di tutte le operazioni da terra. Due
definite carrabili che richiedono l’uso di elevatore. Si chiamano superspindel e biasse. La prima riduce lo sviluppo della chioma facendole assumere una forma slanciata e quindi consente di aumentare il numero di piante a ettaro. La seconda (biasse) raddoppia la parte fruttifera della pianta