Allergia, tutto quello che c'è da sapere tra sintomi e reazioni del corpo umano
Siamo un'associazione di giovani studenti o ex-studenti, impegnati nella divulgazione scientifica. La wet biology è l'attività di ricerca che si fa in laboratorio e a noi piace mettere le mani in pasta
Con le ultime forze rimaste, si fa scivolare dietro la porta. Non sa se si è chiusa, i suoi sensi sono annebbiati. Sdraiato supino sul divano fa faticosamente un controllo delle sue condizioni: la testa gli scoppia, la faccia gli scoppia, le mani gli scoppiano.
Il respiro affannato, un flebile fischio, il pigolio di un pulcino stremato che invoca genitori mai conosciuti. Gli occhi gonfi e stanchi lacrimano, ripudiando le immagini di amici e parenti similmente sofferenti.
Il male incurabile che fiacca il nostro eroe non è un virus sconosciuto o una futuristica arma biologica; è l’allergia.
L’allergia è una malattia che interessa il sistema immunitario e ne causa una eccessiva suscettibilità. Il sistema immunitario umano è una macchina incredibile: cellule super specializzate sono in grado di riconoscere e neutralizzare quasi tutti i batteri, i virus e i funghi patogeni che provano a farsi strada nel nostro corpo.
Questa guerra avviene quotidianamente; oltre a armi standard ad ampio spettro (pelle, muco, globuli bianchi mangia-batteri), il nostro sistema immunitario è equipaggiato con un arsenale in perenne aggiornamento che si occupa di creare armi adatte a combattere nemici specifici.
Prendete un batterio sconosciuto dal fondo dell’oceano, dalla foresta amazzonica o da una nave da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione e simpaticamente iniettatevelo nel braccio. Il sistema immunitario si accorge dell’aggressore, inviando macrofagi mangia-batteri che iniziano a spezzettare l’invasore, mentre altre cellule chiamate cellule che presentano l’antigene (APC) raccolgono i pezzettini risultanti e li portano in un linfonodo.
In questo quartier generale del sistema immunitario le cellule APC cercano tra miliardi di cellule diverse quelle capaci di riconoscere le spoglie dell’invasore. Le cellule che hanno gli strumenti per il riconoscimento vengono attivate e proliferano, producendo a loro volta grandi quantità di questi strumenti, ovvero gli anticorpi.
Gli anticorpi viaggiano velocemente nel sistema circolatorio e linfatico, appiccicandosi agli invasori, uccidendoli direttamente o rendendoli più riconoscibili dalle altre cellule immunitarie e più facilmente attaccabili. Un tipo di anticorpi speciali però, chiamati IgE, vanno a posizionarsi sulla superficie di cellule imbottite di “esplosivi”, dette mastociti. Grazie alle IgE, i mastociti sono in grado di farsi detonare quando incontrano l’invasore, rilasciando molecole come l’istamina e causando una forte infiammazione.
Figura 1: spiegazione schematica di una reazione allergica:
La cellula APC raccoglie una molecola “allergenica” dal torrente circolatorio credendola un intruso.
L’allergene è trasportato in un linfonodo e “presentato” ai linfociti.
I linfociti che riconoscono l’allergene si moltiplicano e iniziano a produrre IgE.
Le IgE vengono trasportate nel corpo e mediano l’innesco dei mastociti che entrano in contatto con l’allergene.
In un soggetto allergico avviene un cortocircuito a livello delle cellule che raccolgono i “pezzettini” degli invasori sul campo di battaglia: le APC. Queste cellule identificano qualcosa che non costituisce un pericolo per l’organismo, attivando la risposta immunitaria.
Alcune molecole più di altre sono prone a questo fraintendimento: il 90% delle allergie alimentari sono dovute al latte, alla soia, all’uovo, al grano, alle arachidi, alle noci e nocciole, al pesce e ai molluschi.
Un fenomeno comune è la cross-reactivity: due allergeni con simile struttura molecolare possono causare simili reazioni allergiche. È inoltre probabile che un soggetto allergico sia sensibile a più allergeni, nonostante diverse allergie richiedano diversi anticorpi IgE e si manifestino in modi diversi.
Una cosa che è chiara ai ricercatori è che Allergia si presenta con una componente ereditaria e genetica: la probabilità di essere allergico sale dal 15 al 70% quando entrambi i genitori presentano reazioni allergiche.
Ciò nonostante, fattori ambientali come inquinamento, età, presenza di allergeni e patogeni alterano severità e incidenza dell’allergia.
Questo può spiegare perché, sebbene sia una malattia conosciuta dai tempi degli egizi e abbia colpito personaggi illustri come Vivaldi, l’incidenza dell’allergia sia esplosa in questi ultimi decenni.
Ma se tutto questo può essere incredibilmente intrigante per un biologo molecolare, ai pazienti interessa solitamente una cosa sola: essere curati.
Il rimedio più conosciuto, gli antistaminici, agiscono in competizione con il prodotto finale della risposta immunitaria, cioè l’istamina. Questi sono molecole che vanno ad occupare i recettori dei segnali per l’infiammazione, ma senza attivarli…se l’istamina è un paio di cuffiette che ripetono a tutto volume “è tempo di infiammarsi”, gli antistaminici sono dei tappi che impediscono alle cuffiette di comunicare il falso stato di allarme. In questa metafora, le orecchie sono i recettori per l’istamina già citati.
Mettersi dei tappi nelle orecchie ha però delle controindicazioni, e lo stesso vale per gli antistaminici: chi li usa spesso si sente assonnato, meno reattivo, quasi un po’ ubriaco.
I trattamenti cortisonici invece deprimono l’intero sistema immunitario: il cortisone agisce invitando le cellule a interrompere la produzione di una serie di molecole che sono coinvolte nella risposta agli stress. Pur essendo incredibilmente efficaci nel contrastare le infiammazioni, i pesanti effetti collaterali fanno sì che vengano prescritti solo in casi gravi e vengano somministrati localmente tramite creme, inalatori o spray.
Ma la ricerca non si è fermata qui (non si ferma mai) e sta sviluppando dei rimedi che agiscono a monte dell’infiammazione: un trucchetto molto elegante è stimolare il corpo a creare degli anticorpi di diverso tipo, di quelli che non vengono riconosciuti dai mastociti, in modo che l’allergene venga rimosso dal sistema immunitario stesso.
Questo rimedio è conosciuto anche come vaccino: l’allergene o una forma simile dell’allergene viene somministrato per iniezione o per via orale. La vaccinazione è un processo molto lungo, non sempre efficace e ovviamente non può essere usato per trattare le allergie più gravi, in quanto anche minime dosi dell’allergene possono causare attacchi mortali in soggetti altamente sensibili.
Un’altra promettente cura si basa sulla distruzione degli anticorpi IgE. In laboratorio vengono creati degli anticorpi che, una volta somministrati al paziente, si attaccano alle IgE, in modo che il sistema immunitario le elimini riconoscendole come corpi estranei.
Questa rivoluzionaria tecnologia commercializzata con il nome di Omalizumab è però ancora troppo costosa per curare milioni di soggetti allergici, ma in futuro potremmo vedere questa panacea in ogni casa. Sempre che il soggetto non sviluppi un’allergia nei confronti dell’Omalizumab.
(di Filippo Guerra)
Fonti:
- “Immunobiologia di Janeway” di Charles Janeway, 8° edizione, Piccin-Nuova Libreria