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Da Opzione Donna ai giovani, le novità sulle pensioni previste nella bozza della legge di bilancio del governo

Foto di Imagoeconomica
DAL BLOG
Di Alessandro Micheli - 24 October 2023

Consulente previdenziale e assicuratore

Il 16 ottobre il Consiglio dei ministri ha approvato il testo del Disegno di legge relativo alla legge di bilancio per il 2024. Relativamente alle pensioni non è prevista nessuna riforma strutturale che incida in modo netto sull’attuale sistema pensionistico. Nonostante si sia paventato un possibile superamento della Legge Fornero non sono previsti interventi che vadano a modificare questa normativa. 

 

Già nel mese di agosto le dichiarazioni del ministro dell’economia Giorgetti hanno fatto comprendere che non è possibile nell’attuale contesto economico mettere atto ad una riforma strutturale sulle pensioni.

 

Pertanto, rimangono inalterati i requisiti per la maturazione della pensione di vecchiaia (67 anni di età e 20 di contribuzione) e anticipata (41,10 anni di contribuzione per le donne e 42,10 anni di contribuzione per gli uomini indipendentemente dall’età).

 

Rimane inoltre invariato l’adeguamento di questi requisiti alla speranza di vita.

 

Alcune novità previste riguardano:

- L’attuale Quota 103 (62 anni di età e 41 di contribuzione) viene aggiornata a Quota 104 (63 anni di età e 41 di contribuzione) nel caso di lavoratori gravosi, disoccupati, disabili o caregivers il requisito è di 35 anni.

- Ape Sociale e Opzione Donna: previsto l’accorpamento dei due in un unico strumento di flessibilità in uscita a 63 anni e anzianità contributiva variabile. Donne 35 anni di contribuzione, 36 anni per i lavoratori uomini disoccupati, invalidi, gravosi e carevigers, 41 anni di contribuzione negli altri casi.

- Per i giovani è prevista una novità importante. Per coloro che rientrano nel regime contributivo ( inizio contribuzione dopo il 01/01/1996) per maturare la pensione di vecchiaia oltre ai normali requisiti: 67 anni di età, 20 di contribuzione è previsto che l’importo della pensione sia  almeno pari 1,5 volte al valore dell’assegno sociale in vigore. Nel disegno di legge è infatti prevista l’eliminazione di questo “importo soglia”. 

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