Scoprì l'effetto serra, ma il suo lavoro fu dimenticato per oltre 150 anni: storia di Eunice Foote
Nella giornata internazionale dedicata ai diritti della donna ricordiamo la scienziata che per prima studiò l’effetto serra, in anticipo sui tempi di tanti decenni. È tempo di riscoprire il suo lavoro


di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Eunice Foote. Sono sicuro che questo nome non vi dirà granché. Si tratta di una scienziata americana del Diciannovesimo secolo, ma non è molto conosciuta. Quando si parla di cambiamenti climatici e di chi per primo si occupò di essi, sono spesso citati Fourier, Tyndall, Arrhenius. Tra quei nomi dovrebbe sicuramente figurare anche quello di Foote.
La scienziata americana fu infatti la prima a scoprire l’effetto serra e a fornire dati quantitativi su di esso. Nel 1856 pubblicò un breve, ma prezioso, articolo dove presentò i suoi risultati. Per 150 anni quelle due pagine furono completamente dimenticate dalla comunità scientifica. E così nella vulgata comune non fu Foote a scoprire l’effetto serra bensì John Tyndall (lo stesso Tyndall che dà il nome alla cima secondaria del Cervino, oltre che scienziato fu un noto alpinista). Tyndall pubblicò infatti un lavoro simile a quello della scienziata americana nel 1859, tre anni più tardi. A differenza di Eunice Foote Tyndall era uno scienziato professionista, che aveva a disposizione strumenti sofisticati, collaboratori e vaste biblioteche da consultare. Questo gli permise di affinare i suoi studi e la sua teoria sull’effetto serra andò via via perfezionandosi negli anni. Ne impiegò cinque prima di arrivare alla conclusione che la presenza dell’effetto serra in atmosfera (ricordiamolo, un processo naturale e fondamentale per gli equilibri biochimici del pianeta) faceva sì che la concentrazione dei gas responsabili di tale effetto (anidride carbonica su tutti) avesse potenzialmente profonde implicazioni sul clima della Terra. Nei suoi vari lavori non citò mai quello di Foote. Non sapremo mai se fu una scelta deliberata o se più semplicemente lo scienziato inglese non fosse a conoscenza dei lavori della collega americana. Probabilmente è vera la seconda delle ipotesi. A supporto di ciò il fatto che Tyndall non fu certo l’unico a non conoscere Eunice Foote, anzi.
In ogni caso, Eunice Foote arrivò alla medesima conclusione di Tyndall con tre anni di anticipo. Nel suo unico articolo terminava con queste parole:
Un atmosfera di anidride carbonica renderebbe il nostro pianeta più caldo; e, se come alcuni suppongono, in un periodo della sua storia l’aria si fosse arricchita di questo gas in una misura maggiore a quella attuale, ciò si sarebbe tradotto necessariamente in un aumento della temperatura.
Nel suo lavoro Foote non immaginò che lo sfruttamento dei combustibili fossili avrebbe potuto portare al medesimo risultato, il primo a farlo fu Svante Arrhenius nel 1896, 40 anni più tardi. Come fece la scienziata americana ad anticipare tanto i tempi? Sicuramente si doveva trattare di una donna estremamente creativa e rigorosa. Per tutta la vita produsse svariati brevetti a tutela delle sue numerose invenzioni. Questa sua inventiva e la evidente capacità di costruire nuovi utensili e apparati, le permisero di sviluppare gli strumenti che le permisero di scoprire l’effetto serra. Come fece? Approntò dei barattoli di vetro trasparenti munendoli di piccoli termometri. Espose questi barattoli alla luce solare dopo averli riempiti con aria naturale e anidride carbonica. L’esposizione ai raggi solari portò a un aumento della temperatura in tutti i barattoli, ma quelli contenenti l’anidride carbonica si scaldarono di più. Dalla tabella che allegò all’articolo risulta che il barattolo contenente CO2 raggiunse una temperatura 7°C più calda del barattolo riempito di aria naturale.

Un elemento che sfuggì alla scienziata americana, e che invece venne riconosciuto da Tyndall, fu che la radiazione importante nel determinare questo effetto di riscaldamento non era la luce solare visibile, bensì la sua frazione infrarossa, invisibile all’occhio umano.
Ma al netto di questo quello di Foote rimane un esperimento di portata epocale, che aprì a tutti gli effetti la moderna ricerca scientifica sul cambiamento climatico. Eppure Eunice Foote e i suoi lavori rimasero completamente sconosciuti alla comunità scientifica per 150 anni. Solo nel 2011 un geologo americano ritrovò tra polverosi articoli le tracce dell’articolo. Scavando tra archivi e prime informazioni disponibili online riuscì a recuperare il lavoro originale di Foote, riconoscendo finalmente la sua importanza nel recente progresso scientifico.
Molti si sono interrogati sul perché il lavoro di Foote rimase nell’oscurità. La risposta in realtà è molto semplice. Eunice Foote era una scienziata donna in un’epoca in cui questo ambito professionale era appannaggio esclusivo degli uomini. Non solo, nel 1800 la fisica era un affare europeo. Tutti i più grandi scienziati lavoravano in Europa e la scuola americana era tenuta ai margini. Fu ricostruito successivamente che la prima e unica volta in cui il lavoro di Foote venne presentato al pubblico di un convegno scientifico non fu lei a presentarlo, bensì un collega uomo. Troppo sconveniente lasciar parlare una donna. A difesa di chi presentò il lavoro in vece di Foote rimane il fatto che aprì la discussione con un clamoroso “la scienza non ha sesso”, ma al netto di questo fu comunque ritenuto sconveniente che Foote potesse presentare i propri risultati in prima persona.
Successive indagini rivelarono che in realtà Foote fu davvero una pioniera dell’emancipazione femminile in ambito scientifico. Il suo lavoro sull’effetto serra fu il primo e unico articolo scientifico pubblicato in America fino al 1889. Trent’anni in anticipo sui tempi!
Oltre che di scienza e invenzioni, Foote, e non era difficile immaginarlo, si occupò con impegno alla difesa dei diritti della donna. Fu tra le organizzatrici del primo convegno in difesa dei diritti delle donne negli Stati Uniti (1848) e fu tra le firmatarie del documento che venne stilato al termine del consesso dove veniva chiesto di concedere alle donne gli stessi diritti sociali e legali riconosciuti agli uomini.
Nel giorno che segna la giornata internazionale dei diritti delle donne è bello ricordare Eunice Foote, donna, pioniera e scienziata che precorse i tempi.
