IL VIDEO. Cop16.2 sulla Biodiversità, dopo flop in Colombia si riparte a Roma
Roma, 25 feb. (askanews) - La Cop16, la più grande conferenza mondiale sulla biodiversità, riprende a Roma dopo che i negoziati a Cali, in Colombia, sono falliti nel novembre scorso: chi presiede il vertice - la ministra dell'Ambiente colombiana Susana Muhamad - ha messo in guardia dalla crescente "polarizzazione" globale che sta bloccando tutti gli sforzi per proteggere il pianeta.Questo round di negoziati, ribattezzati Cop16.2, si svolgono fino al 27 febbraio nella sede della Fao, dove sono arrivati delegati da tutto il mondo. Sono trattative definite cruciali tese a sbloccare la situazione di stallo sui finanziamenti tra i paesi ricchi e quelli in via di sviluppo per contrastare la distruzione che, secondo gli scienziati, minaccia un milione di specie.La presidente di Cop16.2, Muhamad, ha dichiarato che i paesi devono "affrontare in modo sostanziale queste crisi esistenziali legate alla perdita di biodiversità e al cambiamento climatico", e ha ricordato che i progressi a Cali sono stati ostacolati dalle spaccature internazionali. "Perché abbiamo una tale polarizzazione attorno a questo problema?" ha chiesto lunedì in una conferenza stampa. "Ha a che fare, penso, dal mio punto di vista, con il mutevole panorama del potere nella geopolitica, e ha anche a che fare con le esigenze che i conflitti armati impongono ai finanziamenti dei paesi", ha sottolineato la ministra, che in un passato lontano lavorava alla Shell, mentre oggi combatte contro il fracking.A più di due anni dall'accordo storico sulla natura - che include limpegno a proteggere il 30% delle terre e dei mari del mondo entro il 2030 - le nazioni continuano a negoziare sui finanziamenti necessari per invertire la rotta, mentre la rielezione di Donald Trump ha gettato ulteriore ombra, nonostante gli Stati Uniti già da prima non avessero aderito alla Convenzione delle Nazioni Unite sulla biodiversità.I paesi in via di sviluppo - guidati dal Brasile e dal gruppo Africano - vogliono la creazione di un nuovo fondo dedicato alla biodiversità, affermando che non sono adeguatamente rappresentati nei meccanismi esistenti. Le nazioni ricche - guidate dall'Unione Europea, dal Giappone e dal Canada - sostengono invece che la creazione di fondi multipli può solo che frammentare gli aiuti.