Il flop della "norma anti-cacca": il progetto per la profilazione del Dna dei cani altoatesini è fermo (probabilmente per sempre)
Solo 6000 i proprietari che fino ad oggi hanno eseguito la profilazione genetica, anche se è difficile sapere il numero esatto. Troppe le difficoltà incontrate in fase di realizzazione del progetto, tra mancanza di personale in grado di gestirlo e costi troppo elevati

BOLZANO. Il caro casa, il salasso spesa, la preoccupazione per la sicurezza. E poi c’è la cacca dei cani.
Forse, a volte, in Alto Adige ci si preoccupa per cose un po’ inutili. Tipo poter risalire ai proprietari di cani che non raccolgono le deiezioni dei loro amici a quattro zampe e per questo imporre un test del Dna per quasi 50mila amici pelosi.
Un’iniziativa normativa richiesta dai Comuni ed approvata dal Consiglio provinciale che in realtà mirava anche a poter risalire agli animali autori di aggressioni e sbranamenti di selvaggina, ma che è diventata nota, anche a livello nazionale, come “legge anti-cacca” o “legge contro le deiezioni canine”, nella sua versione meno volgare. Insomma chi ha un cane deve - o meglio dovrebbe, visto l’obbligo continua a slittare - eseguire un test del Dna sul proprio animale per inserirlo in un registro.
In questo modo un giorno, quando un maleducato proprietario abbandonerà la cacca del suo cane per terra, questa verrà raccolta, verrà analizzata, verrà estratto il DNA, verrà identificato il cane, verrà di conseguenza rintracciato il padrone e potrà partire una multa. Semplice, rapido, intuitivo, per nulla macchinoso o dispendioso.
La norma, nata da un’idea dell’assessore provinciale Arnold Schuler, è stata approvata nel 2024 e ancora prima di entrare in consiglio si è rivelata un flop su molti fronti. Su quasi tutti i fronti, in realtà.
A parte le proteste dei proprietari dei cani, la “legge anti-cacca” si è dovuta scontrare con non pochi problemi tecnici, a partire dai pochi veterinari disponibili per la profilazione.
Non è in effetti chiaro quanti siano stati esattamente i cani mappati sui 45mila censiti in Alto Adige, ma dovrebbero essere circa seimila i proprietari che hanno proceduto con identificazione del Dna.
A muovere critiche feroci al progetto, da sempre, è l’assessore comunale bolzanino Stefano Fattor, che, ad oggi, si chiede a che punto sia l’iniziativa. E la risposta è chiara: immobile. “Faccio parte dei 6000 cittadini che anno speso tra i 70 e i 120 euro per iscrivere il proprio cane al registro - spiega Fattor che aggiunge - mi sono arrivate decine di chiamate e messaggi privati di persone molto arrabbiate. Tra questi anche quello di un dipendente dell’amministrazione provinciale che mi ha confermato che il progetto è fermo (per non dire già morto) per mancanza di personale in grado di gestirlo”.
L’assessore illustra poi una proposta a lui pervenuta: “poiché si è trattato di fatto di una tassa di scopo, pagata ma senza corrispettivo del servizio, la Provincia potrebbe restituire quanto incassato sotto forma di voucher da 50 euro finalizzato alla vaccinazione dei cani per l’anno in corso”. Una proposta buona sulla carta, rilanciata dallo stesso Fattor, ma di complessa realizzazione. Non impossibile, ma complessa. “Si inizierà”, sembra si dica nelle aule della Provincia. “Che almeno si dia un riscontro”, chiede Fattor.