Agli Alpini manca il ricambio generazionale, Paccher: “Favorevole alla leva obbligatoria”
All’esercito mancano soldati? La soluzione dell’ex Alpino Paccher: “Favorevole a reintrodurre la leva obbligatoria. Sono convinto che la proposta avanzata un paio di anni di introdurre una forma di servizio civile, militare, sarebbe utile per tanti ragazzi e ragazze”

TRENTO. La reintroduzione della leva militare è uno di quegli argomenti che ciclicamente ritornano alla ribalta delle cronache. Non solo nei bar, talvolta anche alcuni esponenti politici (spesso e volentieri della destra) rispolverano il vecchio cavallo di battaglia. Questa volta l’onere “è toccato” al leghista Roberto Paccher, vicepresidente del Consiglio regionale del Trentino-Alto Adige.
L’occasione è stata la visita di congedo del generale Claudio Berto, comandante delle truppe Alpine di stanza in regione, circa 3.000 gli effettivi presenti. Il generale, a settembre, dovrebbe terminare il suo servizio in Trentino-Alto Adige: “Sono stati cinque anni meravigliosi – ha detto – la qualità della vita è eccellente e ho trovato delle persone fantastiche, questa regione è un paradiso terrestre”.
Dal canto suo il vicepresidente Paccher ha voluto ringraziare il generale: “Mi sento particolarmente vicino al corpo degli alpini visto e considerato che da giovane ho prestato con loro servizio militare”. Come si legge nel comunicato ufficiale, durante il colloquio entrambi hanno evidenziato che “manca un po’ il ricambio generazionale”, vuoi per mancanza di vocazione o per stabilità lavorativa.
“Personalmente – ha sottolineato Paccher – sarei favorevole a reintrodurre la leva obbligatoria. Sono convinto che la proposta avanzata un paio di anni fa dall’Associazione nazionale alpini di introdurre, anche per un periodo più breve, una forma di servizio civile, militare, nei pronto soccorso o nel pronto intervento e protezione civile sarebbe utile per tanti ragazzi e ragazze”.
Per la cronaca la stessa proposta era stata fatta nel 2019 dal leader della Lega Matteo Salvini, allora fu direttamente il Ministero della Difesa, per bocca dell’allora ministra Elisabetta Trenta, a parlare di un’idea “romantica ma inapplicabile”.