Ucraina, sotto il tiro dei russi (VIDEO) tra le carcasse di auto distrutte per portare aiuti agli anziani del paese: i 3 chilometri interminabili di Sviatoslav e Aleksej
A riportare la storia dei due volontari direttamente dall'Ucraina è il giornalista Rai Danilo Elia: Sviatoslav e Aleksej trasportano con il loro furgone cibo e medicinali destinati ai pochi che ancora vivono nel villaggio di Stanislav, alle porte di Kherson. Per farlo però, devono attraversare tre chilometri di strada sotto il tiro dei russi
KHERSON. “Sono i tre chilometri più lunghi, per quella che chiamano 'zero position'. La zona che non è presidiata dall'esercito ucraino perché troppo vicina alle posizioni russe”. E' proprio in quella zona però, racconta dall'Ucraina il giornalista Rai Danilo Elia, lungo una strada disseminata di carcasse di auto colpite e distrutte, che due “volontari kamikaze” rischiano la loro vita per portare cibo e medicinali ai pochi abitanti (“vecchi, perlopiù”) rimasti nel villaggio di Stanislav, alle porte di Kherson.
I due protagonisti della vicenda riportata da Elia (che ha condiviso sui social anche un breve video nel quale si vede il tratto di strada sul quale si muovono i volontari) sono Sviatoslav, un veterano del Donbas rimasto invalido, ed il suo autista Aleksej, tra i pochi che si avventurano fino a Stanislav per portare aiuti. “Quando il loro furgone passa l'ultimo villaggio liberato di Oleksandrivka – spiega il giornalista Rai – la posizione ucraina più avanzata è alle spalle. Inizia allora il tratto più pericoloso: tre chilometri di strada sotto il tiro dei russi. Aleksej accelera. La strada è costellata di carcasse di auto colpite. I russi sono sull'altra sponda. Sono tre chilometri interminabili. Andata e ritorno. Tutte le volte”.
Un viaggio estremamente pericoloso senza il quale però, scrive Elia condividendo anche uno scatto insieme a Sviatoslav e Aleksej: “I pochi abitanti di Stanislav non avrebbero medicine né cibo. Le loro sono le facce di due persone che rischiano la vita sapendo che qualcuno deve farlo”. Nella giornata di oggi Elia (che nel suo ultimo libro racconta la storia della “guerra annunciata” in Ucraina) ha poi condiviso un aggiornamento dalla 'zero position': “Quando arriviamo, mi chiedono di non riprendere nulla. Ogni video può essere utilizzato per localizzare un obiettivo. Una cosa, però, me la fanno vedere subito: il rifugio in cui correre in caso di attacco. Che può arrivare in qualunque momento”.