"L'invasione russa in Ucraina non è stata un fulmine a ciel sereno": la storia della "guerra annunciata" nell'ultimo libro di Danilo Elia
Il giornalista Rai, che da anni segue il conflitto in Ucraina, ha raccontato come il conflitto stesso sia nato 8 anni fa: "Ho provato a riunire le mie esperienze sul posto all'interno di un filo logico, di un racconto unitario che credo possa spiegare tante cose a chi magari oggi segue le notizie relative alla guerra senza averne compreso a fondo le cause"
TRENTO. “Ho voluto evitare di scrivere un libro su quello che sta accadendo oggi in Ucraina, concentrandomi piuttosto su quello che ho visto negli 8 anni precedenti, su come siamo arrivati al 24 febbraio, per provare a spiegare che l'invasione russa non è stato un fulmine a ciel sereno”. Sono queste le parole con cui Danilo Elia, giornalista Rai che da anni segue il conflitto al confine orientale dell'Europa, presenta il suo ultimo libro: “Ucraina, una guerra annunciata”. Dai fatti di Maidan, alla fine del 2013, continuando poi con l'annessione della Crimea, la guerra in Donbass, lo stato di conflitto a bassa intensità che ha sedimentato per anni, dopo il cessate il fuoco del 2015, fino all'invasione su larga scala delle forze armate russe, Elia riporta una testimonianza diretta, contestualizzando l'invasione che negli ultimi mesi ha sconvolto il mondo all'interno di una serie di atti ostili e di guerra che in Ucraina si sono succeduti per 8 lunghi anni.
“C'è una frase – spiega Elia a il Dolomiti – che fin dall'inizio dell'invasione in molti hanno ripetuto: 'Bisogna ricordare che la guerra in Ucraina c'è già da 8 anni'. Parole che velocemente sono diventate una sorta di refrain ripetuto da chi sostiene che l'invasione russa (o meglio, per queste persone, l'operazione speciale) sia stata in pratica un atto dovuto da parte di Mosca, proprio perché gli ucraini già da 8 anni combattevano in Donbass. Ma la verità, come detto, è che l'invasione è l'ennesimo atto che deve essere inserito in un contesto di violenza russa iniziato nel 2014”. Negli ultimi anni Elia è stato parecchie volte in Ucraina, riportando la sua esperienza diretta anche dalle zone separatiste del Donbass (“prima che mi mettessero al bando, impendendomi l'accesso in quelle aree”) e sperimentando in prima persona i terribili cambiamenti che, all'epoca del cessate il fuoco, ha subito Donetsk.
“In questo libro – dice il giornalista – ho provato a riunire tutte queste esperienze all'interno di un filo logico, di un racconto unitario che credo possa spiegare tante cose a chi magari oggi segue le notizie relative alla guerra senza averne compreso a fondo le cause. Oggi i fatti possono apparire nuovi, inattesi, ma per molti osservatori l'azione russa era in qualche modo prevedibile”. Per fare un esempio, lo stesso Elia nell'aprile del 2021, quasi un anno prima dell'inizio dell'invasione russa, aveva intervistato il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, mentre ai confini del Paese era stata ammassata da Mosca una forza di circa 80mila militari: “Già allora – racconta – le autorità ucraine temevano l'invasione. Per molti di noi il 24 febbraio è stato una sorta di film già visto”.
Per quanto riguarda invece la situazione attuale, continua Elia: “E' evidente che al momento le forze armate ucraine stiano ottenendo risultati molto confortanti, e che le forze russe siano in seria difficoltà. Detto questo, a mio avviso la mossa russa di annettere i territori ucraini occupati è legata ad un chiaro tentativo di escalation, una cosa che dovremo guardare con enorme preoccupazione ma che, secondo me, allo stesso tempo non dovrebbe far cambiare di una virgola l'atteggiamento di supporto occidentale, in particolare per quanto riguarda le forniture militari. Qualunque passo indietro sarà interpretato dalla Russia come debolezza e come un invito a proseguire. Come una dimostrazione che l'escalation, almeno per quanto riguarda Mosca, paga. Siamo sicuramente in una delle fasi più pericolose di questa guerra ma non è questo il momento di fare passi indietro per l'Occidente”.