Guerra in Ucraina, soldati russi avvelenati dalle radiazioni a Chernobyl? “Sono entrati senza protezioni nella Foresta rossa”
Per il Pentagono parte delle forze russe che avevano preso il controllo della centrale di Chernobyl il primo giorno dell'invasione si sarebbero ritirate ieri, mercoledì 30 marzo: secondo diverse fonti però, alcuni soldati sarebbero stati ricoverati in Bielorussia in un ospedale specializzato per avvelenamento da radiazioni
CHERNOBYL. Mentre secondo l'intelligence americana alcune forze russe avrebbero abbandonando la centrale nucleare di Chernobyl, dopo averne preso il controllo nel primo giorno d'invasione, il 24 febbraio scorso, secondo diverse fonti ucraine alcuni militari sarebbero stati ricoverati in un ospedale specializzato Bielorussia con sintomi riconducibili ad avvelenamento da radiazioni.
7 busses with Russian soldiers suffering from Acute Radiation Syndrome have arrived to a hospital in Belarus from the Chernobyl Exclusion Zone in Ukraine.
They allegedly dug trenches in the highly radioactive Red Forest - UNIAN News Agency pic.twitter.com/3ZcqoF6c9I
— Visegrád 24 (@visegrad24) March 30, 2022
Secondo quanto riportato da Reuters negli scorsi giorni (che ha contattato due addetti della centrale), le forze russe avrebbero attraversato, privi di qualunque tipo di protezione contro le radiazioni, la Foresta rossa, una zona altamente contaminata che prende il suo nome dalla colorazione che hanno assunto gli alberi dopo essere stati esposti agli altissimi livelli di radiazioni causate dall'esplosione del 1986. Secondo Kyiv, in totale sarebbero sette i bus carichi di soldati russi che si sarebbero diretti in Bielorussia.
Uno dei due dipendenti della centrale intervistati da Reuters aveva sottolineato come si trattasse di un gesto “suicida” da parte dei militari russi per i danni che avrebbero potuto causare le polveri radioattive una volta inalate. Da quando le forze russe hanno preso il controllo della centrale all'indomani dell'invasione, a livello internazionale sono state molte le preoccupazione per la gestione del sito che, nel 1986, è stato teatro del peggior disastro nucleare della storia.