Guerra in Ucraina, è morta con il suo bimbo la donna colpita all'ospedale di Mariupol (che i russi dicevano essere usato come base militare)
L'immagine della donna portata in barella fra le macerie della struttura aveva fatto il giro del mondo ed era diventata uno dei simboli del dramma causato dall'invasione dell'Ucraina (anche se per la propaganda russa si tratterebbe di una fake news)
MARIUPOL. È morta insieme al suo bambino la donna incinta colpita mercoledì scorso (9 marzo) all'ospedale pediatrico di Mariupol dai bombardamenti russi: la sua foto in barella aveva fatto il giro del mondo, diventando il simbolo della violenza portata dalle forze d'invasione in Ucraina.
Come riporta Associated Press, la donna era stata trasportata d'urgenza in un altro ospedale dopo l'attacco, dove i dottori avrebbero fatto di tutto per tenerla in vita e salvare il bambino. Nonostante i loro sforzi però purtroppo non ci sarebbe stato nulla da fare. La donna era stata ripresa mentre veniva trasportata in barella tra le macerie dell'ospedale, tenendosi con le mani il grembo insanguinato.
La propaganda russa aveva fin da subito negato che all'interno dell'ospedale colpito ci fossero dei pazienti, dicendo che la struttura sarebbe stata invece utilizzata come base da gruppi di “estremisti ucraini” del battaglione Azov. L'ambasciata russa a Londra aveva addirittura pubblicato le immagini simbolo del dramma all'ospedale di Mariupol parlando di “fake news”.
“I giornalisti dell'Associated Press, che hanno riferito da Mariupol fin dall'inizio della guerra – si legge in un articolo dell'agenzia – hanno documentato l'attacco e visto le vittime e i danni in prima persona. Hanno girato video e foto di diverse madri incinte e sporche di sangue che fuggivano dal reparto di maternità distrutto dalle bombe, di medici che gridavano, di bambini che piangevano”.
Da quanto si apprende, un'altra delle donne simbolo dell'attacco all'ospedale (fotografata mentre scendeva le scale della struttura con il viso macchiato di sangue) sarebbe invece riuscita a salvarsi, dando alla luce la sera del 10 marzo una bambina.