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Covid, paura nuove varianti dopo il 'liberi tutti' in Cina. Crisanti a il Dolomiti: “Da Pechino non arrivano dati, il governo chieda informazioni”

Il microbiologo e senatore del Pd sulla situazione nel gigante asiatico, dove nel giro di poche settimane il governo ha deciso di abbandonare totalmente la 'zero-Covid policy', eliminando in pratica tutte le restrizioni: “Ciò che sta succedendo in Cina testimonia la malafede di determinate posizioni politiche di questa maggioranza"

Di Filippo Schwachtje - 29 dicembre 2022 - 12:05

TRENTO. “Questo cambio di politica del governo cinese non è che l'altra faccia della medaglia dello stesso autoritarismo che ha esercitato un controllo ferreo sulla popolazione, tra continui lockdown e tamponi di massa, che per orgoglio e nazionalismo ha deciso di non usare i più efficaci vaccini sviluppati in Europa e Usa e che ora, con disprezzo totale per i suoi cittadini, fa circolare il virus in una popolazione non protetta”. Commenta così a il Dolomiti il microbiologo, e senatore del Partito Democratico, Andrea Crisanti la situazione epidemiologica in Cina dove il governo, dopo anni di durissima politica 'tolleranza zero' nei confronti del Covid, ha eliminato sostanzialmente tutte le restrizioni anti-contagio nel giro di poche settimane, portando ad una vertiginosa risalita dei casi nel Paese. Le stime di molti esperti parlano di milioni di nuovi contagi giornalieri e di un sistema ospedaliero sempre più in crisi, con grossi rischi anche per il resto del mondo a causa della possibile diffusione di nuove, e pericolose, varianti in una popolazione, quella cinese, scarsamente protetta dal virus. A complicare ancora più le cose, continua Crisanti, è però la “mancanza di trasparenza” del governo di Pechino, che attualmente non sta fornendo i dati relativi alla diffusione del virus nel Paese.

 

“Il rischio di nuove varianti – dice infatti il microbiologo – è correlato ovviamente alla circolazione del virus. La domanda che dobbiamo porci è se queste nuove varianti siano in grado di infettare le persone vaccinate e causare un'infezione grave. Purtroppo però a questa domanda non possiamo rispondere, perché la Cina anche in questa occasione manca di trasparenza. Non sappiamo quale sia l'incidenza giornaliera, l'incidenza dei casi gravi, quella dei casi con decessi e se questi ultimi siano associati a varianti diverse. Siamo in una situazione di completa mancanza di dati. La cosa più logica da fare in questo momento sarebbe di verificare se le persone in arrivo dalla Cina presentino varianti diverse: se anche le individuassimo, però, non avremmo informazioni sulla loro infettività e patogenicità rispetto alle varianti precedenti. In poche parole siamo completamente accecati dal punto di vista epidemiologico”.

 

Quello che si sa al momento “è che parliamo della diffusione di un virus ad infettività elevatissima in una popolazione scarsamente protetta” dice Crisanti: “I numeri che circolano in questi giorni derivano da modelli, diciamo, 'per ipotesi' in termini di infettività e patogenicità. Quello che possiamo dire è che in generale i cinesi non hanno a disposizione un vaccino efficace e che il tasso di protezione è molto basso in tutta la popolazione”. In generale, spiega il microbiologo, con l'arrivo dei primi vaccini efficaci l'obiettivo (peraltro raggiunto da molti Paesi come Nuova Zelanda, Australia, Corea del Sud, Giappone) sarebbe dovuto essere un progressivo abbandono della politica 'zero-Covid', favorendo quindi un circolazione 'controllata' del virus: l'utilizzo di quegli stessi vaccini però, come anticipato, è stato fermato in Cina “dall'orgoglio e dal nazionalismo”, ribadisce Crisanti. A mutare, poi, nel frattempo è stato anche il virus stesso: “Un conto è portare avanti una 'zero-Covid policy' con il ceppo di Wuhan, che aveva un indice di trasmissione pari a 2, un conto è farlo con Omicron, che ha indice di trasmissione stimato tra 12 e 15”.

 

In ogni caso, conclude Crisanti: “Quello che sta succedendo in Cina testimonia ancora una volta anche la malafede di determinate posizioni politiche di questa maggioranza, che ha propagandato l'ipotesi che le varianti attualmente in circolazione non fossero pericolose, che in sostanza fosse tutto finito. La realtà è che il Covid è un virus potenzialmente in grado di mettere in ginocchio il sistema sanitario in un Paese con una popolazione poco protetta”. Una protezione che, in ogni caso: “Svanisce nel tempo. Quindi è chiaro che una narrativa come quella attuale della maggioranza che di fatto tende a sminuire l'importanza della vaccinazione e addirittura a confondere 'endemico' con 'innocuo' non aiuta”. Quello che dovrebbe fare in questo momento il governo italiano, sottolinea il senatore del Partito Democratico è “chiamare il nostro ambasciatore in Cina e l'ambasciatore cinese in Italia e chiedere cosa sta succedendo. Noi abbiamo bisogno di sapere quali sono i dati dell'incidenza dei casi gravi, dell'incidenza della mortalità, che varianti circolano”.

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